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L’angoscia del terrore – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Si deve imparare a contenere la cultura del terrore con forza d’animo sviluppando migliori relazioni umane che favoriscono solidarietà e coesione, apertura e tolleranza

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Il terrorismo con i suoi atti atroci è una minaccia che ormai percepiamo da tempo e che ci sta facendo vivere una sensazione collettiva di allarme.
In alcuni momenti, questa si trasforma in manifestazioni acute, anzi acutissime, di disagio e di angoscia incontrollabile.
Si tratta di una condizione intenzionalmente «costruita» dalla logica del terrore.
Perché, come diceva Zygmunt Bauman, «l’arma del terrorismo è la distribuzione dell’angoscia» e più che per il numero delle vittime è devastane per gli effetti psicologici che produce.
 
Paura e terrore alimentati a dismisura, confinano quasi sempre con la percezione profonda di impotenza e insicurezza individuale e collettiva.
Emozioni intense e difficili da controllare rimandano ad un territorio interno di grande vulnerabilità che ci appartiene da sempre e si manifesta d’improvviso portando alla luce quelle fragilità umane che tendiamo a trascurare.
Del resto tutte le azioni terroristiche mirano proprio a far crollare le certezze degli individui e incrinare l’equilibrio psicologico producendo nelle masse sgomento e tensione incontrollabile che, parimenti, può essere devastante.
 
Così a volte può bastare un «niente», o uno stimolo di poco conto, per far sprigionare dal sottosuolo della coscienza, e senza alcuna mediazione della ragione, allarme e panico.
Tecnicamente possiamo chiamarlo «arousal elevato».
Sta a indicare una eccessiva attivazione e reattività del sistema nervoso che si manifesta con comportamenti fuori dal nostro controllo.
Allora serve fronteggiare le manifestazioni più dilaganti, quelle che producono non tanto la psicosi collettiva quanto una paura smisurata e senza oggetto, cioè il terrore del terrore.
Vuol dire saper contenere l’angoscia riconoscendo le emozioni più acute per non esserne sopraffatti.
 
Significa contenere la cultura del terrore con una maggiore resilienza, cioè forza d’animo e sviluppare migliori relazioni umane che favoriscono solidarietà e coesione, apertura e tolleranza.
 
Giuseppe Maiolo - pino.maiolo@icloud.com

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