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Abbuffarsi di alcol – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Il «binge drinking» è una di quelle esagerazioni che le adolescenze di oggi sembrano coltivare per scarsa conoscenza del rischio

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Il «binge drinking», l’abbuffata alcolica, è uno dei nuovi eccessi, o per meglio dire una di quelle esagerazioni che le adolescenze di oggi sembrano coltivare per scarsa conoscenza del rischio. Perché se è vero che, nonostante tutte le campagne di prevenzione, il consumo di sostanze alcoliche tra i giovani è in aumento, è altrettanto vero e preoccupante che i servizi che si occupano di dipendenze indicano ormai come esordio i 10-11 anni.

Si inizia per gioco e divertimento, per integrarsi con i pari e per star bene.
Si comincia imitando quello che fanno gli altri, i compagni più grandi, quelli più spavaldi e temerari e si esagera senza porsi domande e dubbi.
Lo si fa sospinti anche dai diffusi modelli degli adulti che usano l’alcol in ogni circostanza e finiscono per trasmettere un’idea di normalizzazione.
Le abbuffate di alcol sembrano essere ora un modo particolare per sottolineare l’assenza di un confine tra il possibile e il pericoloso.
Sottolineano la velocità con cui si fanno le esperienze oggi senza che nessuno controlli il percorso. 
 
Abbuffarsi di bevande alcoliche è un modo particolare per vedere come si può passare rapidamente da uno stato psicologico ad un altro, perché la caratteristica è proprio quella di assumerne quantità notevoli in poco tempo ed avere immediati effetti.
Bere aiuta a socializzare. Lo sapevamo. In questo caso però serve a provare un rapido senso di ebrezza e sperimentare la perdita del controllo o l’alterazione della coscienza. 
In molti casi anche il coma etilico che è l’esperienza più devastante. Molti teenager lo sanno, ma non se ne preoccupano. 
 
Prevale, molto spesso, il bisogno di vincere un acuto senso di solitudine o un dolore interno accusato sempre più di frequente, oppure serve a contenere quell’oscillazione dell’umore che in adolescenza fa passare rapidamente dall’ottimismo più esasperato ad un pessimismo profondo e disperato.
A qualcuno l’abbuffata di alcol può servire per perdere l’inibizione e l’insicurezza prima di un rapporto sessuale.
Un’esperienza, insomma, che può partire dal tentativo di star meglio o di «curare» qualche aspetto problematico dell’esistenza. Ma, come sempre, l’alcol è illusorio e questo comportamento altamente pericoloso e dannoso. 
 
Secondo alcuni studi sul fenomeno, molti sono i rischi che si corrono sia a breve che a lungo termine ma spesso i giovani non li conoscono.
O, peggio ancora, ne hanno una percezione parziale e alterata che li porta a sottovalutare la pericolosità.
Perché se il bisogno di eccedere può coincidere con la necessità tutta evolutiva di trasgredire tipica dell’adolescenza che impone nuove esperienze da fare e nuovi orizzonti da attraversare, il «binge drinking» sembra evidenziare qualcosa di molto specifico per i giovani di oggi.
Rappresenta anche la possibilità di esaltare le prestazioni personali e far vedere agli altri le sfide che si sanno fare. 
 
Ciò serve ad essere immediatamente visibili con performance «al limite» ma che procurano «like» e conferme.
Al contempo si tratta dell’ennesima variante del motto «Life is now» che sottolinea l’acuta necessità degli adolescenti di provare tutto e subito, ma soprattutto segnala il piacere del consumo bulimico di adrenalina quale argine alle frustrazioni sempre più difficili da tollerare insieme al senso di vuoto e alla noia.
 
Giuseppe Maiolo
Doc. Psicologia dello sviluppo – Università di Trento
www.officina-benessere

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