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Irene saluta il «suo Trentino portafortuna» – Di Sandra Matuella

L'Adigetto.it intervista la cantante Irene Fornaciari che ieri ha aperto il concerto di Francesco Renga: ci parla del suo nuovo disco dedicato all’amore universale

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Irene Fornaciari e Sandra Matuella.

Accolta da una ovazione del pubblico trentino, ieri sera Irene Fornaciari ha aperto il concerto di Francesco Renga al Teatro Auditorium di Trento, tutto esaurito anche nei posti in piedi: organizzato da Roland Barbacovi e Agenzia Showtime di Merano, questo evento ha inaugurato la stagione Musica d’autore del Centro Santa Chiara.
In un cartellone che, a parte Fiorella Mannoia, è tutto al maschile (sono in arrivo Franco Battiato, poi Claudio Baglioni, Cesare Cremonini, Biagio Antonacci, Umberto Tozzi, Davide Van De Sfroos e Giovanni Allevi), la presenza di Irene Fornaciari è particolarmente preziosa, perché è una artista giovane e sensibile che sta costruendo un suo solido percorso musicale nel segno della continuità, ma anche della rottura, rispetto alle sue radici musicali legate a papà Zucchero.
 
Irene è una dei pochissimi figli d’arte che è riuscita a non farsi oscurare dalla presenza ingombrante del celebre genitore. Ha fatto tesoro della lezione blues-soul del papà, e da lì ha sviluppato la sua personalità in maniera autonoma, puntando sulla scrittura d’autore e su una voce intensa e insieme cristallina, che modula fino a restituire le emozioni più sottili delle canzoni.
Una voce versatile, che affronta diversi registri musicali: ieri sera in Auditorium, il pubblico ha avuto un assaggio del suo raffinato gusto musicale, basato su voce, chitarra e tastiere: insieme a due ottimi musicisti, Filippo Buccianelli e Lorenzo Cavazzini, Irene ha interpretato Un piccolo aiuto, Il mondo piange, Emozioni di Battisti, fino a These boots are made for walkin’.
«Una canzone di Nancy Sinatra, una figlia d’arte» – ha sottolineato con ironia la cantante.
A giudicare dai lunghissimi applausi, ieri si è rafforzato il sodalizio tra Irene Fornaciari e il Trentino: per ben due volte, infatti, Folgaria ha ospitato la data zero, ossia il concerto che dà il la a tutti i concerti successivi della tournée.
 
«Nel 2010 la mia agenzia ha organizzato a Folgaria l’allestimento del concerto, con la data zero al Palazzetto del ghiaccio: era tra aprile e maggio e personalmente associavo Folgaria alle montagne innevate, all’inverno e allo sci.
«Invece l’ho trovato bellissima anche senza neve, con dei paesaggi naturali magnifici, in sintonia con il calore della gente: la data zero è un momento rischioso perché ci sono tante cose da controllare, e a Folgaria, per ben due volte, ho trovato un’ottima accoglienza che mi ha permesso di lavorare con serenità.
«E poi è stato bella la relazione con il territorio, ricordo ad esempio l’incontro alle scuole elementari con i bambini che poi sono venuti a trovarmi nella prova pomeridiana del concerto e mi hanno dato la carica, e ricordo anche la bontà dei canederli che sono diventati uno dei miei piatti preferiti.
«Così, il prossimo disco che uscirà nel 2015, spero di presentarlo a Folgaria, perché mi ha sempre portato fortuna.»
 
Come sarà questo nuovo disco?
«Lo sto ancora scrivendo, quindi è un po’ prematuro parlarne: posso dire che i testi sono veri e molto sentiti, perché si ispirano alla vita, alle cose che vedo in giro e alle storie della gente. Sarà un disco molto essenziale, quasi minimale.»
 
Si parlerà anche d’amore?
«Sì, ma non è tanto l’amore limitato al rapporto di coppia che mi sta a cuore, quanto l’amore di ampio respiro, universale, che include anche l’amore per la natura.»
 
A proposito di storie sentite e vissute, lei è nata sulle colline toscane, in un piccolo paradiso dove non può succedere nulla di male.
«Da undici anni, per motivi sentimentali, abito a Genova, una città che sta vivendo una vera emergenza: c’è stata l’alluvione due anni fa e la gente non ha fatto in tempo a rialzarsi che un’altra alluvione ha stroncato le gambe ai genovesi.
«Non voglio prendere una posizione politica, però sto organizzando una serata musicale a favore della gente, in particolare dei tanti piccoli commercianti con i negozi alluvionati che, di fatto, hanno perso quasi tutto.»
 
La sua storia d’amore dura da undici anni: è un bel traguardo rispetto a questo tempi in cui gli amori duraturi non sono più di moda.
«È vero, rispetto alla media è un legame molto lungo e così posso dire di essere davvero rock, perché ormai la vera trasgressione sta nella normalità.»
 
Sandra Matuella - s.matuella@ladigetto.it

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