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Il gran concerto della primavera ladina – Di Sandra Matuella

La Blood Rockers Band chiude a Canazei il gran concerto dell’Aisciuda Ladina con un’azione di solidarietà a favore del Nepal

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«Aisciuda Ladina - setemèna del lengaz» (Primavera Ladina – settimana della lingua), giunta alla sua settima edizione, è un’iniziativa dedicata alla lingua e all’identità ladine di Fassa, organizzata dal Comun General de Fascia, in collaborazione con l’Union di Ladins de Fascia, la Scuola Ladina di Fassa e l’Istituto Culturale Ladino, con l’intento di celebrare e ricordare un importante evento storico e simbolico per la minoranza ladina: il 5 maggio 1920 è infatti nata la bandiera ladina dai tre colori, il verde, il bianco e il blu.
«Quest’anno – spiegano gli organizzatori – il filo conduttore dell’Aisciuda sarà la musica, l'arte universale e spontanea che esprime sentimenti e racconta di popoli e culture.

«L’utilizzo della musica minoritaria tradizionale e le canzoni in lingua madre sono sicuramente un modo diretto e comunicativo per esprimere sentimenti e identità, quindi l'Aisciuda vuole coinvolgere tutti i gruppi musicali e i cantanti che, tramite la produzione di musica cantata o solo suonata, promuovono la propria lingua madre e l’identità ladina.»
 
Sabato 9 maggio a Canazei, si terrà quindi il grande concerto «Rock Ladin per semper» dell'Aisciuda, a partire dalle 20, al cinema Marmolada: ad aprire il concerto sarà Stefano Merighi, seguito dall’esibizione di Martina Iori e poi della Grenz&Friends, che presenta il nuovo cd «Desche la neif d’aisciuda», basato su un mix sonorità ladine e sud americane.
Chiude il concerto la Blood Rockers Band con le Ciantarines da Soraga: eseguiranno canzoni tratte dal loro nuovo disco «Te la neif» in cui la musica rock prog si fonde con le sonorità folk e con i testi in lingua ladina che cantano la poesia e la ferocia della montagna, quasi tutti scritti da un nome culto dell’alpinismo quale Tone Valeruz.
Questa band capitanata da noti medici trentini, tra cui Massimo Ripamonti che è originario della Val di Fassa ed è un ladino doc, coniuga la musica con l’impegno sociale e il volontariato: in occasione del concerto dell’Aisciuda, devolveranno parte del ricavato dalla vendita dei dischi all’associazione Helambu Arcobaleno, formata da un gruppo di amici delle valli di Cembra, di Fiemme e di Fassa, che dal 2010 sono impegnati in prima persona in progetti di solidarietà in Nepal, in particolare nella zona colpite dal recente dramma.
 

 
Domenica 10 maggio ci sarà un dibattito sul rapporto tra il linguaggio e la musica moderna, alle 18:00 presso il Comun general de fascia, e una versione locale teatrale e musicale della fiaba di Cenerentola, portata in scena dai giovani della valle, alle 20:30 presso la Scola ladina.
E la novità più attesa di questa edizione, soprattutto da parte dei bambini, sarà «...rua Bertol!? (arriva Bertol) nell'ambito della quale «el Bertol», mascotte dell’evento e nuova figura della tradizione fassana, animerà e rallegrerà ogni momento dell’Aisciuda Ladina, per divulgare l’amore per l'identità fassana.

Per informazioni:
Comun General de Fascia
Servizi Linguistici e Culturali Str. di Pré de gejia 2 
38036 POZZA DI FASSA / POZA (TN)

Tel. 0462 762158 - cultura@comungeneraldefascia.tn.it
Web: www.comungeneraldefascia.tn.it

Così, partendo dalla musica come lingua universale che permette a tutti i popoli di dialogare tra loro, l’Aisciuda Ladina intende far conoscere a tutti la parlata della Valle di Fassa attraverso un ricco programma di eventi, i cui momenti migliori saranno trasmessi su TML (la Televisione delle Minoranze Linguistiche).
Fabio Chiocchetti, grande studioso della cultura ladina, direttore dell’Istituto Culturale Ladino e direttore del coro Ciantarines de Soraga, domenica 10 maggio parlerà di questioni linguistiche al Trento Film Festival: a L’Adigetto.it spiega intanto qual è lo stato attuale della lingua ladina e quali le sue potenzialità ancora inespresse.

«Indubbiamente negli ultimi anni il ladino ha guadagnato terreno anche nei media, grazie agli spazi messi a disposizione da radio e TV private che ora si affiancano alle storiche trasmissioni in ladino della sede RAI di Bolzano.
«Tuttavia temo che l’incidenza di questo grande sforzo (che ha visto coinvolte varie associazioni e istituzioni pubbliche di Fassa nella produzione radio-tv in lingua ladina) sia piuttosto limitata, specie presso le giovani e giovanissime generazioni, che ormai prediligono strumenti di comunicazione come i social-media, e ignorano quasi la tv tradizionale.
«Per quanto ci siano lodevoli iniziative anche in questa direzione, cosa che ha dato al ladino una certa visibilità, mi pare che l’effettivo spazio conquistato rispetto alla comunicazione globale sia ancora minimale.
«Quanto ai giovani, non credo ci sia un problema di rifiuto o di ribellione verso i padri: la lingua ladina è usata ed ha anche un certo prestigio, ma il regresso c’è, e in forte calo è anche la qualità della lingua che si usa presso le giovani generazioni.»
 

 
Legato alla lingua ladina, c'è un progetto culturale che possa arginare il predominio della lingua inglese, specie in questa fase di forte globalizzazione che tende ad omologare le minoranze o comunque tutto ciò che non è funzionale ad una logica di massificazione?
«Non è certo il predominio dell’inglese che minaccia la sopravvivenza del ladino, ma il monolinguismo italofono. Già in Badia e Gardena, dove nella scuola e nella società vige un bilinguismo abbastanza equilibrato italiano-tedesco, anche il ladino per ora sembra avere maggior tenuta.
«Ovunque nel mondo le minoranze conservano meglio la lingua nativa e la propria identità in condizioni di plurilinguismo, per ragioni facilmente intuibili.»
 
Quest'anno la musica è stata scelta quale mezzo ideale per veicolare la lingua ladina: nei diversi gruppi ospiti della rassegna come si coniuga l'universalità del linguaggio musicale con le peculiarità legate al testo?
«È un dato di fatto che la musica sia un mezzo estremamente efficace per veicolare una lingua e i contenuti che con essa si esprimono: ciò vale per gli aedi della Grecia antica, per i troubadours provenzali come per i cantautori moderni.
«L’Aisciuda ladina intende dare spazio alle esperienze in atto nella nostra realtà, dove da tempo si canta e si compone in lingua ladina, anche al di fuori dell’ambito folcloristico, così come accade presso le varie minoranze in Italia e in Europa.
«Si tratta di fare il punto della situazione e valutare lo stato dell’arte, anche con la presenza di esperti che seguono questi fenomeni alla luce di manifestazioni internazionali e inter-minoritarie cone SUNS e LIET International.
«Rispetto ad altre realtà, dove i giovani praticano spontaneamente la loro musica in simbiosi con la lingua nativa, qui da noi questa frequentazione è ancora assai sporadica.
«I concerti in programma vogliono tuttavia fare vedere (e udire) che in ladino si può: si può essere anche più creativi ed originali che non facendo la cover della cover della cover, come accade milioni di volte in tutto il mondo.»
 
Sandra Matuella - s.matuella@ladigetto.it

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