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Vivallis SCA, Viticoltori in Vallagarina – Di Maurizio Bornancin

Passione, territorio e vino questi gli ingredienti di una cantina con anni di storia, riferimento culturale, espressione delle peculiarità della Vallagarina

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Oggi andiamo a esplorare l’attività di una storica cantina della Vallagarina: si tratta della «Vivallis», Società Cooperativa Agricola, ubicata nel Comune di Nogaredo.
Realtà nata nel lontano 1908, quando alcuni contadini si sono riuniti per meglio organizzare le coltivazioni della vite, le produzioni dei vini e per far emergere la storia delle radici della Vallagarina, basata sul lavoro della coltivazione delle vigne e la conservazione dei vini nelle cantine.

La semplicità degli agricoltori, la loro passione, il costante operare per la comunità e per lo sviluppo del territorio, per creare un’immagine di forza, di dinamismo, nel rispetto dell’ambiente e con una visione sempre rivolta al futuro, così si racchiude la sintesi del percorso della vita di questa terra a sud del Trentino.

Nell’entrare in punta di piedi in questo importante settore, ho incontrato Paola Gregori, nuova Direttrice della cantina Vivallis, di origine veronese, ed esperta del settore.
Una donna, alla gestione di una storica e affermata cantina del Trentino, seconda cooperativa dopo Mezzacorona, un’impresa in rosa è sicuramente una novità per questo comparto ed anche per altri settori dell’economia locale.
Ecco di seguito il confronto con la nuova Direttrice.
 

Paola Gregori, direttrice della cantina Vivallis.
 
Come donna all’organizzazione e gestione di questa realtà, con caratteristiche e aspetti culturali prettamente trentini, cosa mi può raccontare delle sue esperienze precedenti e com’è arrivata in Vivallis?
«Durante il corso di laurea in Economia e Commercio all’Università di Verona mi sono subito appassionata al mondo del vino, anche perché ho avuto la fortuna di incontrare il Prof. Gaburro che, oltre ad essere il Direttore del Dipartimento di Politica Economica dell’Ateneo, era Presidente della Cantina di Negrar, il quale mi incaricò di fare delle ricerche sulla riforma dell’ OCM del vino (che riguardavano la legislazione sull’ arricchimento dei vini e sull’estirpazione dei vigneti, analisi del relativo impatto economico sulle cantine italiane e francesi). Allo scopo già durante gli studi ho frequentato, per due anni, l’ENSAM (École Nationale Supérieure Agronomique) di Monpellier in Francia, dove ho partecipato al progetto di ricerca sulla mappatura del DNA della vite.
«In seguito a Parigi ho frequentato la Sorbonne Université, per elaborare una tesi di economia internazionale sul mondo del vino, completando gli studi in terra francese sul marketing e commercio offshore dei vini.
«Ho arricchito quindi le mie conoscenze di management con un Master, in Gestione integrata d’impresa, presso il CUOA Business School di Altavilla Vicentina. Posso dire che il mio percorso professionale, da un certo punto di vista, è arrivato in modo naturale, come fosse un destino oramai segnato.
«Inizialmente ho lavorato presso Valsoia SPA, per entrare poi a 27 anni come Marketing Manager presso il Gruppo Italiano Vini Spa, dove sono rimasta per oltre 17 anni ricoprendo varie mansioni, tra le quali dal 2002 al 2013 quella di Direttore Top Wines. Dopo il 2013 ho iniziato la libera professione come Temporary Manager in gestione integrata d’impresa di aziende vitivinicole.
«Questa esperienza mi ha permesso di toccare con mano diverse realtà del panorama vinicolo francese, ma soprattutto italiano di medie e grandi dimensioni, cantine dal Nord al Sud del nostro Paese: dalla Puglia al Veneto, dalla zona del Prosecco, alla Franciacorta, Valpolicella, Lugana e di altri territori a vocazione vinicola.
«Collaboro da tempo, nell’ambito della Formazione come docente, oltre che con l’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige, con CUOA, e altri Istituti, inoltre con agenzie di comunicazione come ad esempio Sopexa Italia.
«Ho lavorato con alcuni Consorzi italiani per il miglioramento dei vini del territorio, per le modifiche dei disciplinari di produzione, come la DOCG dello Sforzato, il cambio di nome del Trebbiano di Lugana in Turbiana, con il consorzio del Chianti classico etc...
«Infine, ho scritto e ancora preparo alcuni articoli frutto di studi e analisi relativamente agli andamenti di mercato e approfondimenti relativi a diverse tipologie di vino.»
 

 
Con un curriculum professionale notevole, non si è fermata, ma ha proseguito nella sua carriera, venendo in terra trentina. Lei è oggi la prima donna a ricoprire l’incarico di Direttore Generale in una cantina cooperativa nella storia della nostra Regione. A questo punto affrontiamo l’argomento della Cantina Vivallis.
Qual è stato lo stimolo per arrivare in Trentino? Che cosa può dire di questa grande Cantina?
«L’interesse per il vino, e il poter entrare in una Regione tra le montagne (che io amo che frequento da sempre assiduamente per lo sport) con vocazione vinicola, considerata una delle eccellenze italiane, mi ha spinto ad intraprendere questa nuova avventura.
«Ora, da più di un anno e mezzo, sono in VIVALLIS e devo dire che ho trovato un buon ambiente, coinvolgente e disponibile, con un’azione d’inclusione, che si percepisce quotidianamente.
«Questa nuova opportunità è un momento di qualificazione professionale e di ampliamento delle conoscenze, anche perché la direzione generale comporta un operare in tutti i comparti aziendali.
«Capire, condurre tutte le divisioni aziendali dalla produzione, alla commercializzazione, dall’amministrazione, alla contrattualistica, la gestione del personale, la gestione della manutenzione degli impianti e di tutte le necessità che si presentano ogni giorno, entrare nel merito degli aspetti organizzativo - aziendali, collaborare con i colleghi e risolvere insieme ogni problematica per la sviluppo dell’azienda, e per una nostra crescita; è di fatto, analizzare l’azienda nei piccoli dettagli.
Tutto questo per me è un’esperienza entusiasmante. Ho trovato sin dall’inizio colleghi dediti al lavoro, impegnati e interessati alla vita della cantina, che mi hanno sempre sostenuto, con spirito di condivisione e proficua collaborazione.
«Il passaggio delle consegne da parte dell’ex Direttore Baldessari, oggi nuovo Presidente, è stato puntuale e completo, appassionato, con ricchezza di consigli. In fondo mi stava dando in mano il frutto del suo lavoro, la sua creatura.
«Certo, lavorare in VIVALLIS, una delle più grandi cantine cooperative del Trentino, seconda dopo Mezzacorona, con una produzione di circa 130.000 quintali di uva, 750 soci è per me un enorme impegno e soddisfazione, è una grande responsabilità aziendale, ma anche sociale.
«Questa realtà copre quasi per intero la vasta area vinicola della Vallagarina, che è la più estesa del territorio trentino. In queste zone la coltivazione della vite è la vita quotidiana della gente, del territorio. I viticoltori e i contadini, con piantagioni estese (totali 950 ettari di vigneti) e storie diverse fanno della viticoltura il proprio modo di vivere e della Cooperativa la propria casa comune.
«Si tratta di una grande famiglia. Io, in tale situazione, cerco di aiutare i soci, di ascoltarli, capirli e lavorare insieme per ottenere buoni risultati, per valorizzare le uve e produrre vini di alta qualità. Le decisioni si prendono congiuntamente, con il contributo di tutti e con l’apporto di un gruppo di tecnici e agronomi preparati e disponibili a ricercare sempre soluzioni possibili per la crescita e la qualificazione della cantina.
«Vivallis è, insieme alle 11 consorelle, associata a CAVIT, nostro Consorzio di secondo grado al quale conferiamo il vino sfuso per la sua commercializzazione. Questa storica realtà trentina è oramai un’organizzazione a livello internazionale, grazie ai risultati finanziari importanti, contribuisce alla crescita delle cantine socie e dei soci viticoltori. Si tratta di un sistema virtuoso, il patrimonio cooperativo rappresenta l’80% delle aziende vitivinicole solo il 20% è privato.
«Vivallis nel tempo è divenuta cantina di riferimento storico, culturale e polo di attrazione per la collettività. Non possiamo dimenticare che in generale i modi di operare (cooperazione e privato) del sistema vinicolo sono diversi, pur valorizzando tutte le tipologie presenti sul territorio: tendenzialmente il privato segue più la moda e il mercato, la cooperazione cerca di tutelare maggiormente il territorio, l’ambiente e le proprie aziende agricole associate.
«Vivallis, grazie alla totale ristrutturazione, ha fatto un notevole passo avanti, con una configurazione nuova, al passo con i tempi, con l’inserimento d’impianti e strumentazioni ad alta tecnologia tutti gli impianti sono integrati nella 4.0; è diventata la più moderna del trentino.
«Il punto vendita e la Sala Depero di 240 posti (con relativa cucina) usati per seminari, convegni e altre attività di degustazione e promozione di vini e prodotti dell’agro alimentare, fanno da vetrina, sprigionando effetti di condivisione, approfondimenti, esperienze e sensazioni che non fanno altro che creare un terreno fertile alla crescita della comunità. Una reale conoscenza del territorio.
«L’aspetto culturale della nostra organizzazione è dato dalla nostra storia che ci lega all’artista Depero che negli anni 50 disegnò il logo della cantina, di voler essere quindi cantina dell’Arte, dove si unisce impresa e museo, ne è la prova la nuova linea di prodotti con le etichette raffiguranti alcune opere dell’artista roveretano Fortunato Depero, per così qualificare la combinazione arte = vino.
«La nostra cantina ha raggiunto i 21 milioni di euro di fatturato, con un’occupazione di 30 dipendenti.
«Inoltre, fa capo alla S.r.l. SAV, storica società per le scorte agrarie, con 9 negozi per la vendita di prodotti professionali per l’agricoltura.»
 
 
 
Pur essendo un momento difficile per fare previsioni, come vede il futuro del settore vinicolo nazionale in generale e Trentino in particolare?
«Il settore vino è oggi davanti ad un cambio di passo, anche perché il cittadino richiede la qualità, desidera conoscere la storia e la tracciabilità del prodotto, un avvicinamento interessato alla filiera corta.
«Oggi siamo anche assoggettati ad importanti cambiamenti climatici, dove è necessaria la massima attenzione alla viticoltura, e ad una maggiore sostenibilità del vigneto. È pertanto importante avere viti resistenti al caldo e al freddo, che sopportino la siccità per essere sostenibili e contenere gli sprechi.
«I nostri tecnici stanno collaborando con i laboratori di vari Istituti di ricerca per lo sviluppo di nuovi cloni, al fine di superare queste problematiche assieme alle malattie fungine.
«Sosteniamo lo sviluppo del sistema agricolo locale, aiutiamo i viticoltori ad usare nelle vigne meno concimi, meno diserbanti, meno acqua, la sostenibilità va in questa direzione. Viti più resistenti, ambiente più salubre, vini più genuini, devono diventare le caratteristiche per un trentino più sostenibile in un ambiente naturale.
«Sono convinta che la ricerca sia fondamentale anche nel settore vitivinicolo, perché la conoscenza è importante, più informazioni si ottengono più si possono mettere in campo scelte adeguate per il nostro lavoro. Perciò ritengo che la ricerca scientifico/tecnologica sia indispensabile. Credere nella ricerca è assaporare la qualità del futuro in tutti i campi.
«Dobbiamo essere consapevoli che fare previsioni oggi è molto difficile, stiamo vivendo un momento storico così complesso, dove tutto cambia in fretta, non saremmo molto attendibili.
«Addirittura per le aziende, è difficile fare dei piani di sviluppo a medio termine, così come programmi d’investimento, anche per il momento dove l’incertezza, sia economica, che politica, la fa da padrona e contribuisce a rallentare ogni decisione e ogni nuova strategia.
«Non dobbiamo farci prendere da dietrologie, ma credere ancora di più in quello che facciamo ed operare con costante impegno per far crescere la vitienologia trentina, nel rispetto delle radici e della storia che le appartengono, per essere espressione vera del territorio e del nostro futuro.
«Il nostro e mio obiettivo, come Vivallis, è quello di consolidare i risultati ottenuti, crescere in maniera solida, per dare redditività alla filiera viticola, proponendo vini sempre più caratterizzanti e di alta qualità, con l’intento, in futuro, di poter creare un portafoglio identificativo dei nostri migliori conoidi (crus).
«Attraverso la sperimentazione, o meglio, che si possa giungere a una più incisiva comunicazione all’interno e all’esterno dell’azienda, a un miglior spirito di squadra complessivo, per giungere a coinvolgere e motivare maggiormente i nostri collaboratori, può portare a qualificare ancora meglio questa nostra realtà produttiva. In altri termini tutti noi che lavoriamo in Vivallis (soci compresi) dobbiamo sentirla ancora di più nostra, per essere così sempre ambasciatori del nostro operare, ossia di quello che facciamo insieme.

Nel ringraziare la direttrice Gregori per la disponibilità, non mi resta che portare il mio saluto a tutti i dipendenti della VIVALLIS, con un «evviva alle aziende in rosa».

Maurizio Daniele Bornancin

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