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La lunga estate calda della politica trentina – Di M. Bornancin

Defenestrazioni di persone disponibili, contestazioni interne, distanza dalla realtà...

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L’estate 2015 si è caratterizzata per il grande caldo con temperature che hanno toccato anche i quaranta gradi e che hanno messo a dura prova le persone, l’ambiente ed anche la politica locale.

Durante questo periodo infatti la politica (in particolare i gruppi della coalizione che sostengono il governo provinciale) è stata interessata da alcuni momenti significativi per la comunità trentina, ma nello stesso tempo forse precursori del probabile futuro politico-amministrativo del Trentino.
 
 Convention 
Il Partito Autonomista (partito di coalizione) ha organizzato in luglio una giornata di confronto e analisi sulla situazione complessiva economico/sociale, ma anche sul modo di essere dei partiti della maggioranza, dalla quale è emersa ancora più marcata una visione dove solo i partiti territoriali possono intercettare le domande della società, sia al centro, sia nelle periferie.
Si è ipotizzato un tipo di nuovo percorso, che per raggiungere l’obiettivo del mantenimento della governabilità, può andare oltre le distinzioni partitiche per poter costruire, attraverso un processo di «mani libere» nuove convergenze indipendentemente dalla provenienza o dalla storia dei rappresentanti, interessati a occuparsi del Trentino e gestire così il cambiamento.
Un embrione questo, di risposta a un’ipotetica modifica della struttura della coalizione attuale, con l’entrata di nuovi gruppi, per contare di più anche in vista della nuova legislatura.
Nuovi gruppi che possono essere impostati sulle organizzazioni «civiche», spesso anonime e più propense a difendere l’esistente, con minimali segnali di proiezioni future.
In ultima analisi le riflessioni scaturite dalla giornata autonomista sembrano le basi per un progetto che tenta di rispondere solo al territorio, senza vincoli alcuni, né di natura ideologica, né di tipo programmatorio, ma si modella sulle esigenze del luogo.
Questo incontro non ha comunque definito i propri ruoli e i percorsi per raggiungere tali obiettivi, caldeggiati da una parte del popolo autonomista e osteggiati dall’altra.
Sono previsti altri momenti di confronto anche con i mondi esterni al sistema autonomista, così come l’effettuazione del Congresso elettivo del nuovo segretario, oramai rinviato alla prossima stagione primaverile, quando vi saranno maggiori punti fermi negli ambiti degli alleati.
Intanto per il ruolo di segreteria si sono affacciati vari nomi di esponenti autonomisti sia di tradizione storica, sia di configurazione moderna e attuale.
 
 Comunità di Valle 
Le recenti elezioni degli organi delle 14 Comunità di Valle (ex Comprensori), dopo la riforma, sono stati eletti, non dagli abitanti dei territori, ma da 1.020 “grandi elettori”, costituiti da sindaci e da consiglieri eletti a livello comunale.
Un sistema elettorale non semplice, che non aiuta a far sentire le Comunità di Valle come organismi vicini alla gente; in alcuni casi inoltre, gli eletti hanno raggiunto un numero di preferenze non superiore a quattro. Si sono viste ovunque liste di natura civica, territoriale o di matrice autonomista o locale.
La riforma approvata l’anno scorso ha comunque portato a una notevole riduzione dei membri del Consiglio della Comunità, (222 membri), rispetto ai vecchi Comprensori, nell’ottica di una presunta semplificazione amministrativa e gestionale dei servizi alla comunità.
Un nuovo tipo, questo, di Ente intermedio tra la Provincia e il massiccio numero di piccoli comuni.
Le realtà territoriali, più inclini alle riforme, dopo le riuscite sperimentazioni dell’unione dei comuni, in diverse zone del Trentino, stanno progettando anche con apposite consultazioni popolari ulteriori strutture di gestione in partecipazione dei servizi comunali, con la significativa riduzione dei consigli comunali e la riorganizzazione del personale delle strutture esistenti e con una sostanziale riduzione dei costi.
Una responsabilità questa dei comuni, che si proietta verso il futuro delle piccole comunità sempre di più toccate da una riduzione delle entrate e da nuovi meccanismi di finanza derivata, oramai divenuti «metodo programmatorio» degli enti sovra ordinati quali le Comunità e la Provincia.
 
 UPT e PD 
Senza dare giudizi su questi due partiti che compongono, insieme al partito autonomista, la coalizione del governo provinciale, rimane sotto gli occhi di tutti la crisi che stanno attraversando queste realtà.
L’UPT oggi, anche dopo la sperimentazione del Centro Civico Democratico, si trova davanti a due posizioni: una di mantenimento della vocazione centrista, più incline al dialogo con l’anima autonomista, l’altra più disponibile a costruire nuovi progetti aperti al sistema del partito democratico, riformista e sociale.
Anche l’UPT ha in programma nei prossimi mesi una giornata di analisi e approfondimento della c.d. anomalia trentina, che definirà quali saranno i nuovi orizzonti, ma soprattutto, quale sarà il Trentino dei prossimi anni. Dovrebbe così sorgere un nuovo progetto che non basi il suo agire unicamente sul risultato elettorale, ma abbia in sé un’infrastruttura politica con un programma comune.
Il PD è oggi alle prese, attraverso un commissario, con l’organizzazione del Congresso che eleggerà il nuovo segretario.
Le difficoltà in questo spazio politico sono molte, dai risultati delle elezioni amministrative, alle azioni personali dei singoli rappresentanti, alle difficoltà di esprimere idee e progetti condivisi e comuni.
Un partito che, sia pure nato nel 2008, rappresenta la gran parte dell’elettorato provinciale, ma che però non riesce a incrementare le proprie posizioni e a diventare partito guida per il Trentino unendo così la vocazione cattolico popolare a quella sociale e riformista.
 
Forse, troppe defenestrazioni di persone disponibili, troppe contestazioni interne, troppa lontananza dalla realtà, possono portare a situazioni ancora più difficili.
Sicuramente è d’obbligo attendere i risultati delle assemblee e congressi che determineranno il futuro di quest’alleanza, ma è anche necessario non continuare nel solito «effetto camomilla» facendo finta che nulla sia accaduto, che l’estate sia passata e che il lavorio di fine stagione porti anziché ad un autunno caldo di confronti, di analisi, di approfondimenti collettivi e di proiezioni per il futuro del Trentino, a una stagione nella continuità dell’ormai storico silenzio, della tranquillità sociale, economica e politica.
 
Maurizio Bornancin

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