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Il ruolo dell’industria manifatturiera trentina – Di D. Bornancin

Il valore prodotto dal comparto industriale rappresenta una fondamentale quota dell’economia locale

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Lo studio presentato lo scorso 18 dicembre da Confindustria Trento e relativo all’economia locale attraverso l’analisi dei bilanci aziendali, delle aziende trentine nel periodo 2010-2014 dimostra ancora una volta il contributo determinante che è dato dal settore manifatturiero nel patrimonio economico e finanziario provinciale.
L’analisi dei bilanci aziendali di circa 2.000 imprese trentine condotta dalla Fondazione Nord Est con il supporto di Mediocredito Trentino - Alto Adige indica nel periodo 2010-14, una crescita dei ricavi pari al 10,2%; nel solo 2014 i ricavi complessivi aumentano per il 2,4% rispetto al 2013 e sono trainati dal manifatturiero.
Il valore medio, senza considerare le dimensioni aziendali, vede nel 2014 un aumento dell’1,4% rispetto all’anno precedente.
 
Gli incrementi più significativi riguardano le imprese di energia elettrica e gas, con un +33,7%, la ristorazione, mense aziendali scolastiche con un +8,5%, la sanità con un +5%, le imprese manifatturiere con un +4,9%, (spiccano con un +12,5% le imprese chimiche e farmaceutiche e con un + 19,9% il comparto della moda) mentre rimane ancora critico il settore dell’edilizia con un -18,7%.
La variazione delle esportazioni passa dal 2,4% del valore prodotto nel 2013 al 5,6% del 2014.
Uno spaccato questo, della realtà industriale nostrana che rende evidente, sia pure con una certa prudenza che la fase critica di stagnazione sembra superata.
Certo siamo comunque davanti ad una nuova impostazione dei consumi, un reale ridimensionamento dei vari mercati.
Ecco, questi saranno i nuovi scenari che caratterizzeranno i prossimi anni anche il sistema produttivo locale.
 
Le imprese sono state divise con tre criteri di classificazione: micro, con una soglia inferiore ai 3 milioni di fatturato annuo e una crescita del 3,8%; piccole, con un fatturato tra i 3 e i 10 milioni e un incremento del 3,4%; medie, con un fatturato tra i 10 e i 50 milioni e un +2,4; grandi con un fatturato superiore ai 50 milioni e un +1,7%. Queste ultime contribuiscono per oltre un terzo all’aumento dei ricavi complessivi.
In crescita anche le industrie che hanno chiuso il bilancio 2014 in utile e che tocca il 74% delle imprese
Un dato invece da non sottovalutare è quello del debito pari o superiore a oltre il doppio del patrimonio netto: in questi casi la percentuale ha raggiunto il 42,5% delle imprese.
 
Quest’analisi rappresenta quindi l’importanza dell’industria nel contesto produttivo trentino. Infatti, l’industria produce oltre il 25% del valore prodotto localmente.
In questo valore il comparto del manifatturiero rappresenta una significativa quota anche per la crescita della nostra economia.
Forse vi è ancora bisogno di un’industria innovativa che accresca il cambiamento produttivo, dei servizi e della commercializzazione, aprendosi ancora di più a nuovi mercati.
Ad esempio, il solo fatturato 2014 della Melinda - Val di Non - (importante realtà cooperativa frutticola trentina) era pari a 228 milioni di euro, il fatturato complessivo dell’industria in Val di Non era di 450 milioni di euro.
 
Questo per affermare che tutti i settori sono e devono essere importanti per la crescita del territorio e della comunità trentina: agricoltura, artigianato, turismo, commercio, industria, cooperazione. Ma questi non possono continuare a essere comparti stagni e operare con poco confronto, con poca interazione, con scarsa dialettica e con minima propensione al confronto, ma con forte difesa dell’esistente.
La capacità d’innovazione e di uso di nuove tecnologie di alcune aziende, deve si essere di esempio, ma in questa epoca che si basa sull’ampiezza del mercato, devono divenire obiettivo e metodo costante dell’operatività di ogni impresa.
 
Dalle ultime statistiche emerge che il sistema industriale italiano sta lentamente e faticosamente risalendo la china dopo una crisi che ha, di fatto, distrutto una parte della capacità produttiva nazionale e che il motore di questa «ripresina» è il comparto manifatturiero che così conferma la vocazione e la storia del sistema industriale italiano.
In questa situazione l’idea che ciclicamente serpeggia nell’ombra, ossia che il Trentino possa fare a meno dell’industria, è poco reale, comunque azzardata e pericolosa.
È come immaginare una persona senza anima, un corpo senza cuore.
 
Il Trentino deve continuare invece a reggersi, su tutti i suoi settori che vanno dall’industria al commercio, dall’agricoltura al turismo, dalla cultura all’artigianato, alla cooperazione.
Rinunciare o ridurre il peso dell’industria significa rinunciare a oltre il 25% della ricchezza prodotta nel territorio trentino e significa anche una riduzione delle risorse disponibili per i vari servizi erogati alla comunità.
Non si deve, in ultima analisi, dimenticare che l’industria - sia rappresentata da piccole, medie, grandi e micro imprese - genera impatti positivi e ricadute non solo economiche sugli altri settori dell’economia locale, ma anche sulla comunità.
Dobbiamo tuttavia convincerci, che persino la parola «crisi» ci induce talvolta in errore, perché siamo di fronte ad un cambiamento epocale.
 
Il mondo in questi ultimi tempi si è dimostrato sempre più indipendente.
Compito di tutti è far esprimere le capacità di intraprendere iniziative per fare in modo che il nostro modello sociale, i nostri diritti, i valori di civiltà si rinnovino rafforzandosi, solo in questo modo potremmo affrontare con efficacia la competizione mondiale ed europea.
 
Buon Anno a tutti, da Daniele Bornancin

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