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La nostra amata Rovereto/ 10 – Di Paolo Farinati

KILIM - Laboratorio di Tessitura di Rovereto, intervista alla titolare Tiziana Aste

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Ad inizio di viale Dante scendo per la via Tartarotti, dedicata giustamente a quel Girolamo grande letterato roveretano del Settecento e tra i primi esponenti dell’Illuminismo italiano.
Vado oltre il palazzo austro-ungarico che una volta ospitavano le scuole elementari Damiano Chiesa e giungo alle tre piazze della mia lontana indimenticabile infanzia: San Carlo, delle Erbe e del Grano.
Alla fine di quest’ultima entro in via Portici, con via della Terra una delle prime strade che univano il castello e la piazza del Podestà al nuovo borgo che stava nascendo fuori le mura veneziane tra il Cinquecento e il Seicento.
Dopo pochi metri a sinistra vedo le vetrine coloratissime di KILIM, un originalissimo Laboratorio di Tessitura nato dalla passione e dalla ferma volontà di Tiziana Aste. Con lei facciamo volentieri quattro chiacchiere.


 
Gentile Tiziana, buon giorno. Innanzitutto i miei più sinceri complimenti per la sua originalissima Bottega KILIM, spazio certamente unico nella nostra Rovereto, e non solo.
«Buongiorno Paolo, grazie dei complimenti e grazie per questa intervista che spero possa farmi conoscere anche ai roveretani che non passano mai o poco da via Portici.»
 
Ci racconti in breve la storia di questa sua attività, certamente più unica che rara. Dove e quando nasce l'idea? Quale è il significato della parola KILIM?
«Ho iniziato a tessere quando ancora frequentavo l’Università di Venezia, corso di laurea in architettura e indirizzo restauro. Ho poi frequentato alcuni corsi a Milano e fatto le prime ricerche in Sardegna ed in Umbria. Ho quindi imparato alcune delle tantissime tecniche di tessitura a mano.
«Ho realizzato i primi arazzi con semplici telai a cornice usando lane della Sardegna. Ho imparato a filare ed a tingere con tinte naturali.
«Poi ho conosciuto Giuseppe Sébesta, l'etnografo che ha creato il bellissimo Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina e con la sua amica Anna Mayr abbiamo frequentato le sue affascinanti lezioni sulla storia del filo. L'interesse e le mie prime ricerche di archeologia tessile risalgono a quel tempo.
«La passione per la tessitura è diventata via via talmente coinvolgente che tutte le mie energie e le mie attività erano finalizzate a perfezionare e ad approfondire la materia. Nel 1981, con la mia socia del tempo Giovanna Prosser, con tantissime rinunce e peripezie, abbiamo avviato il laboratorio di tessitura Kilim in Corso Bettini.
«Riuscivamo a malapena a sopravvivere vendendo i nostri manufatti, ma eravamo artigiane e facevamo le cose che ci piacevano!
«Ho quindi conseguito l'abilitazione all'insegnamento della tessitura che ho praticato per alcuni anni all'istituto d'arte Don Milani - Depero. Ho insegnato arte del tessuto e archeologia tessile sperimentale in corsi per adulti, addetti ai lavori e nelle scuole.»
«Insegno ancora, anche se per la pandemia in atto i corsi sono sospesi, all'Università dell'Età Libera.
«Insieme a Paola Tovazzi, amica tessitrice, partecipo a mostre e concorsi di arte tessile, realizzando arazzi e opere con materiali e tecniche diverse.
«Negli anni 2000 è iniziata l'avventura dei deperismi. Mia suocera, Ivana Bini, che purtroppo ci ha lasciati nel 2011, aveva già da alcuni anni dedicato la sua terza età alla realizzazione di tarsie in panno in omaggio al Maestro del Futurismo, che lei aveva personalmente frequentato.
«Dal 2005 abbiamo iniziato a collaborare sistematicamente e il coloratissimo mondo di Depero ora occupa gran parte della mia bottega. Le tarsie in panno sono cucite a macchina anziché a mano, come facevano Rosetta Depero e le sue operaie. I mille soggetti, le forme, lo stile, i colori sono però entrati nella mia sensibilità.
«La vicinanza alla rinnovata Casa d'Arte Fortunato Depero, che dal 2008 porta un po' di turismo anche in via Portici, mi consente di mantenere attivo il mio laboratorio e di ricavarne delle soddisfazioni personali che mi aiutano a superare anche le oggettive difficoltà.»
«KILIM è il nome di una antica tecnica di tessitura utilizzata per tessuti ora molto diffusi nelle case moderne. È una tecnica che nei tappeti esalta la geometricità delle decorazioni, con dei caratteristici tagli nel senso della trama, ma che sui telai ad alto liccio consente di realizzare gli arazzi più fini e dettagliati.»
 

 
Quali sono i servizi e i prodotti che lei offre ai cittadini di Rovereto?
«Nel mio laboratorio di tessitura realizzo tessuti a mano per l'abbigliamento e l'arredamento. Tappeti ed arazzi con la tecnica kilim con telai verticali, sciarpe, tende, coperte e tessuti realizzati con telai orizzontali, intrecci.
«Restauro anche tessuti e tappeti antichi.
«Con grande soddisfazione per l'interesse che ricevo continuo la divulgazione territoriale, e non, di una materia che è letteralmente il testo della conoscenza.
«I nostri Deperismi sono spesso richiesti perché sono il miglior regalo per o da roveretani amanti del Maestro Fortunato Depero. Persino alcuni proprietari di un originale, e non sono pochi i proprietari di originali a Rovereto, ci hanno chiesto una riproduzione per donarla ad amici o familiari.»
 
Qui si respira la straordinaria fantasia di Fortunato Depero. Cosa l'ha attratta di questo artista roveretano?
«Ora conosco abbastanza questo fenomenale artista per sostenere che non occorre essere roveretano per capire che la sua opera sta alla base del linguaggio estetico di tutti noi.
«Ha anticipato la nostra attuale sensibilità al colore ed alla grafica, in particolare quella pubblicitaria.»
 
Quali sono le emozioni che prova nel suo antico lavoro di tessitura? Quali materiali naturali usa?
«Sono fortunata ad essere riuscita a far diventare un lavoro la mia passione per la tessitura. Le emozioni che mi accompagnano quando posso lasciar andare la mia creatività passano dall'ansia per un nuovo progetto, alla sorpresa per una nuova idea, dall'impegno necessario alla preparazione del tessimento alla musica della navetta volante.
«I materiali più usati sono: lana, lino, canapa e seta ma anche rafia, legno e materiali vari.»
 
Lei è artigiana e artista conosciuta e stimata in città. Cosa le viene da chiedere alla nuova Amministrazione comunale per migliorare la nostra Rovereto? E in particolare il suo piccolo ma affascinante centro storico dove Lei lavora ogni giorno?
«Coinvolgere e sfruttare di più la disponibilità e il senso civico di chi è sul territorio. Vale per il centro storico ma anche per la periferia. Evitare la gestione privatistica della cosa pubblica introducendo il controllo di qualità e di efficacia nel tempo per tutte le iniziative.
«Creare una vision condivisa che prospetti un futuro sostenibile della nostra città. Coinvolgere e coordinare tutti i portatori di interesse con l'uso intensivo dell'informatica, sia per la gestione che
per la divulgazione. Trasparenza, trasparenza, trasparenza.
«In uno scenario moderno e intelligente i cittadini partecipano e contribuiscono a realizzare percorsi sollecitati e sostenuti dall'Amministrazione.
«Interventi parziali, estemporanei, non coordinati possono certamente risolvere il degrado di qualche angolo, di qualche vetrina e portare momentaneamente qualche lustro alla politica veloce, ma è il risultato nel medio e lungo termine che, secondo me, va perseguito.
«Non sono a chiedere maggiore pulizia nel mio giardino, anche se è evidente che via Portici avrebbe bisogno di maggiore attenzione, ma effettiva cooperazione tra operatori e amministratori.»
 

 
Il centro storico di Rovereto è frequentato soprattutto dai giovani. Come farebbe conoscere loro le straordinarie tradizioni della nostra città?
«I giovani sono portatori di interesse per tutti gli aspetti della città e della vita cittadina, ma ne sono sostanzialmente esclusi se non come potenziali consumatori o fruitori di servizi.
«La città sarà comunque loro prima o poi. Se vogliamo che la amino bisogna affidargliela fin da subito. Devono sentirla loro! Dovrebbe essere promosso e garantito un percorso di coinvolgimento negli indirizzi e nelle scelte, anche nelle aree più lontane dai loro attuali interessi.»
 
I colori, i tessuti e la fantasia per creare nuove emozioni. La cosa la rende felice e orgogliosa?
«In ogni istante, sempre, credo si sia ben capito dalle parole che ho sin qui detto.»
 
Quali sono i giorni e gli orari di apertura del suo Laboratorio KILIM?
«9:00 12:00 - 15:30 19:00 nei giorni di martedì, mercoledì, venerdì
«15:30 19:00 nei giorni di giovedì, sabato, domenica
«Lunedì chiuso.»
 
La convivenza con il Covid19 non è semplice. Lei come si è organizzata?
«La chiusura del MART ha quasi azzerato le visite estemporanee alla mia Bottega, dove comunque possono entrare con le dovute precauzioni fino a quattro persone.
«Ho un sito (vedi) dove è possibile farsi un'idea delle cose che produciamo. Da sempre i Clienti possono contattarci e perfezionare l'ordine delle opere che abbiamo in laboratorio o avviare
«nuovi progetti. Non abbiamo un prodotto compra e va e quindi siamo abituati ad ascoltare le richieste ed i desideri del Cliente. Spediamo ovunque tramite corriere.»
 
Le chiediamo infine un messaggio di fiducia per tutti i nostri concittadini.
Cari Roveretani, nonostante le dolorose perdite, siete stati bravi, siamo stati bravi. Dovremo fare ancora sacrifici, ma sono certa che finiranno. Se nel frattempo desiderate lustrarve i oci, guardando un laboratorio artigianale di tessitura e/o vedere tanti deperismi, venite a visitarci o andate sul sito.

Grazie di cuore, cara Tiziana.

Paolo Farinati - p.farinati@ladigetto.it


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