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La nostra amata Rovereto/ 21 – Di Paolo Farinati

Cramerotti, da oltre 75 anni, biciclette e moto a Rovereto – Intervista al titolare Stefano

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Buon giorno Signor Stefano, Lei rappresenta la terza generazione di una storica stimata attività commerciale di Rovereto, partita in Piazza San Carlo - oggi Piazza Damiano Chiesa - in quella corte chiamata da moltissimi roveretani la Corte dei Cramerotti, grazie alla passione e alla forza di volontà di suo nonno Tullio.
Là ci sono stati per decenni l’officina e il negozio per biciclette e moto.
Ora, con il negozio e l’officina, siete nella vostra nuova ampia sede, sull’angolo tra via Cavour e via Saibanti.
 

 
Ci vuole raccontare le tappe più significative di questa lunga bella vicenda familiare?
«Tullio Cramerotti, mio nonno, lavorava come meccanico manutentore alla Montecatini di Mori.
«Nel febbraio 1944 fu licenziato per motivi politici, ovvero organizzava scioperi per il benessere degli operai in una fabbrica occupata dai tedeschi. Avendo una moglie e un figlio decise di aprire nell’aprile 1945 un’officina per la riparazione di biciclette in Piazza Damiano Chiesa.
«In quegli anni, siamo nell’immediato dopoguerra, la bici era molto diffusa in quanto mezzo di trasporto economico. Nel 1955 con l’ingresso in azienda del figlio Cornelio inizia anche la vendita di biciclette e nel 1956 anche delle motociclette con le Capriolo della ditta Moto Caproni.
«Gli anni ’60 e’70 vedono il boom dei trasporti anche per turismo e non solo per lavoro e si moltiplicano le aziende in Italia che costruiscono ciclomotori e moto. Tra le marche più rappresentative ricordo Ducati, Laverda, Cimatti, KTM, Beta, Bultaco, Italjet, Aspes.
«Per le biciclette i marchi più famosi erano Bianchi, Bottecchia, Legnano, Atala, Liege, Dei, Rossin e molti altri artigiani meno conosciuti ma non meno importanti.
«Nel 1972 l’intuizione di acquisire la concessionaria delle moto Yamaha, vincenti in quegli anni a livello mondiale con Giacomo Agostini. Dal 1982 la scelta di essere monomarca Yamaha per specializzarsi al meglio sul prodotto giapponese.
«Nel 1984 entro in azienda io, figlio di Cornelio e nipote di Tullio, la terza generazione della famiglia.
«Nel 1995 la scelta sofferta ma necessaria di trasferirsi dalla sede storica nel centro storico a una sede più moderna ma soprattutto più facile da raggiungere vista la nuova viabilità.»
 
Avete sempre proposto marchi di grande qualità, penso a Ducati, Laverda, Gaelli, KTM e Yamaha per le moto, Bianchi, Legnano, Atala per le biciclette. Come possiamo descrivere il vostro successo?
«Il successo è senz’altro dovuto anche alla fortuna di avere i prodotti giusti al momento giusto. Ma senza la passione per il proprio lavoro e le conoscenze tecniche il successo è destinato a durare poco.
«Nel nostro lavoro la vendita del prodotto finito è solo la punta dell’iceberg, quello che si vede dalla vetrina. Ma la vendita deve essere accompagnata dalla costante assistenza, intesa sia come supporto e consiglio al cliente sia come riparazione in caso di rottura o manutenzione periodica.»
 

 
Quando vi siete spostati in via Saibanti angolo via Cavour? Fu una scelta di natura commerciale?
«Non solo, ma come ho già detto prima vi era l’esigenza di avere più spazio, sia per la vetrina che per l’officina. E questo in una zona della città più moderna e più facile da raggiungere per la clientela.»
 
Vogliamo ricordare suo padre Cornelio? Se non ricordo male fu pure un valido pilota di motocross?
«Cornelio negli anni 1954-56 ha gareggiato per la società ciclistica Pippo Zanini, il cui direttore sportivo era suo padre e mio nonno Tullio.
«Poi negli anni ’60 e ’70 si è cimentato nel motocross nella cilindrata 50 cc, avendo anche una sua scuderia con piloti, e in seguito nelle gimkane.
«Dal 1959 al 2018 è stato socio e poi dirigente dello storico motoclub Pippo Zanini di Rovereto.»
 
Oggi più che mai la bicicletta è sinonimo di stile di vita sano e ecologico. Come vi state muovendo in tal senso commercialmente?
«A cominciare dagli anni 2000 c’è stata una evoluzione sull’utilizzo della moto. Mentre prima si cercava la prestazione e si voleva modificare e truccare per personalizzare al massimo il proprio mezzo, adesso si guardano i consumi, la praticità, l’economicità della manutenzione.
«La moto e soprattutto lo scooter è visto come mezzo da trasporto come l’auto. Inoltre, in questi ultimi anni è cresciuta esponenzialmente l’offerta di biciclette a pedalata assistita, a discapito dei ciclomotori più costosi e inquinanti.
«La bici è ancora vista anche come sport, mentre qui da noi sono ancora poche le persone che la utilizzano quotidianamente. Questo aiuterebbero molto ad abbassare il livello di inquinamento e di traffico.»
 

 
Voi avete mantenuto l’officina. Quanto è importante per un buono e duraturo rapporto con la vostra clientela?
«Certamente, direi che è fondamentale per fidelizzare il cliente. Il dare un’assistenza capace e puntuale in presenza di qualsiasi problema è essenziale. E la nostra lunga storia si è sempre basata su questo rapporto di fiducia con i nostri molti clienti.
«E questo, generazione dopo generazione. Abbiamo molti nonni, nostri clienti da decenni, che comprano da noi la bicicletta per i nipoti. Questo è la conferma più importante di quanto dicevo prima.»
 
I nostri giovani. Vivono ancora il mito della motocicletta? E con la bici come si rapportano?
«I giovani hanno ancora il mito della moto, ma si devono rapportare con la realtà data dai costi elevati per l’ottenimento dalla patente, della assicurazione annuale, nonché dei limiti di velocità, punti patente e altri aspetti.
«Sono tutte limitazioni che in parte ostacolano quel senso di libertà che i giovani vedono nella moto. I giovani, inoltre, si avvicinano alla bicicletta come mezzo della loro adolescenza.
«Solo dopo gli anta ritornano alla bicicletta vedendola come mezzo salutare o per accompagnare i propri figli.»
 
La sua famiglia è sempre vissuta a Rovereto. C’è qualcosa che lei vorrebbe chiedere all’Amministrazione comunale della nostra città?
«Rovereto è da sempre definita l’Atene del Trentino, in quanto molto attiva sia nella cultura che nell’industria.
«All’Amministrazione chiederei di avere lungimiranza e, quindi, pensare e immaginare la nostra Rovereto tra 50 anni.
«Anticipando con le proprie proposte alcuni temi quali l’edilizia, la viabilità, la qualità della vita, avendo anche il coraggio di proporre idee controcorrente ma utili alla città e ai cittadini.»
 

 
Sono molti anche i gruppi stranieri che percorrono per parecchi chilometri le nostre piste ciclabili. Avete anche voi un riscontro da questo nuovo turismo in bicicletta?
«Certo, soprattutto nei Paesi tedeschi la bicicletta è ormai un mezzo con cui spostarsi quotidianamente e, nel contempo, godere di vacanze più originali e più serene.
«La vicinanza del lago di Garda e la presenza di molti chilometri sicuri sulle piste ciclabili lungo l’Adige, favoriscono l’arrivo in città di molti turisti.
«E talvolta succede di dare assistenza, di dare consigli e utili indicazioni a loro. Cosa, questa, sempre molto apprezzata.»
 
Infine, le chiediamo di lanciare un messaggio di fiducia ai nostri concittadini di Rovereto.
«In parte ho già detto il mio pensiero. Viste le ridotte dimensioni della nostra città, dico ai roveretani di usare di meno l’automobile e di più la bicicletta.
«Non lo dico solo per un interesse personale, ma perché il movimento aiuta il nostro fisico e la nostra mente a stare meglio.
«In più ne guadagna la salubrità dell’aria che qui in città respiriamo tutti.»

Grazie, signor Stefano, e sinceri complimenti.

Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it
(Interviste precedenti)


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