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La nostra amata Rovereto/ 25 – Di Paolo Farinati

Cantina Vivallis, intervista alla nuova direttrice Paola Gregori

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In una bella mattina di quasi fine maggio mi dirigo verso la splendida Destra Adige. Il verde delle viti, dei ciliegi, dei meleti, degli orti e dei boschi più in alto è dominante e rasserenante allo stesso tempo.
Oltrepasso il fiume che da millenni ha disegnato e identifica la nostra amata Vallagarina e dopo poche centinaia di metri sono nell’ampio piazzale della nuovissima e modernissima Cantina Vivallis.
Un giusto investimento importante per una lunga e vincente storia di autentica cooperazione.
Salgo al primo piano, dove incontro Paola Gregori, la nuova Direttrice, la prima donna a dirigere in Trentino una cantina.
 
Persona affabile, sin dalle prime parole del nostro dialogo spiccano la sua ampia e vivace cultura e la sua passione per la viticoltura e il vino.
Il suo curriculum ci narra di prestigiosi studi in Francia, dall’Ecole Nationale de Viticulture di Montpellier all’Università Sorbona di Parigi.
Poi tanta esperienza, oltre che in Francia, in Valpolicella, Puglia, Friuli, Toscana e Valtellina. Ama la ricerca scientifica, la fisica, l’illuminismo quale filosofia della curiosità e del capire è profondamente in lei.
La sua voce è chiara, si coglie la capacità della sintesi tipica di chi conosce le cose di cui parla.
Vedo in lei una leader, determinata, coraggiosa, con la giusta autostima ben abbinata alla dovuta umiltà e al necessario rispetto verso tutto e tutti. Sono certo che ce la farà.
 

 
Gentile dott.ssa Gregori, come e quando nasce in lei la passione per la viticoltura e il vino?
«I miei nonni erano viticoltori, per me e per la zona in cui vivo è normale crescere girovagando per le vigne ed aspettare settembre per la vendemmia, la passione in senso professionale invece è nata il terzo anno di università, quando ho deciso con il prof. Senatore Giuseppe Gaburro, direttore del Dipartimento di Economia all’Università di Verona e allora Presidente della Cantina Sociale di Negrar, di andare a fare gli ultimi due anni di Università in Francia, per approfondire le allora scottanti tematiche sulla grande riforma dell’OCM Vino, ovvero la misura con cui vengono concessi vitali finanziamenti e contributi ai produttori vitivinicoli. Sono stati anni molto impegnativi e intensi, ma per me di grandi gratificazioni e che mi arricchirono moltissimo.»
 
Lei ha studiato e fatto importanti esperienze in Francia. Quali differenze ha colto con la viticoltura italiana?
«In quegli anni la Francia era avanti anni luce rispetto all’Italia, sia nei progetti di qualità in viticultura che dal punto di vista commerciale e nella valorizzazione del brand. La mia esperienza in Francia è stata per me molto motivante professionalmente e decisiva per i miei anni a seguire.»
 

 
La Cantina Vivallis rappresenta una storia lunga e molto importante nella produzione del vino in Trentino. Cosa si aspetta da questa sua nuova esperienza?
«Mi aspetto molto. Innanzitutto poter continuare la ricerca nella spirale infinita della qualità e verso una viticoltura sempre più naturale e sostenibile. Vivallis rappresenta per me una sfida molto importante, sia dal punto di vista professionale che da quello umano.
«Ho e avrò modo di conoscere una nuova comunità, una diversa tradizione, molte persone e le loro esperienze, un territorio dalla grande cultura vitivinicola e con grandi potenzialità. Desidero qui innovare rafforzando una riconosciuta tradizione locale. Con l’aiuto di tutti, dal Consiglio di Amministrazione a tutti i Soci. Mi aspetto un proficuo gioco di squadra.»
 
La Valpollicella cosa è significata e cosa rappresenta ancora per lei?
«In realtà sono legata tanto alla Valpolicella quanto alla Valtellina e alla Toscana, perché ho iniziato professionalmente ad occuparmi contemporaneamente di tre importantissimi Distretti del Vino italiano.
«Certo la Valpolicella è stata la musa ispiratrice, soprattutto per il perfezionamento dello sforzato, ovvero l’appassimento delle uve Nebbiolo (Chiavennasca) e altre. Pure la Toscana ha giocato un ruolo decisivo, in particolare riguardo alle nuove tecniche di vinificazione.»
 

 
Il Trentino e la Vallagarina sono da secoli territori vocati alla viticoltura. Cosa intende introdurre di nuovo e di innovativo in questo settore?
«Bisogna lavorare meglio sulle varietà, sulle selezioni clonali, bisogna partire con un progetto serio di viti resistenti, non solo quelle già esistenti (come per esempio Solaris, Bronner e altre), ma riuscire a rendere resistenti le nostre autoctone varietà DOC, per andare oltre il biologico, che attualmente ha molti limiti, vedi l’impronta di carbonio, il discutibile verde rame e altri aspetti, al fine ultimo di preservare il territorio e la qualità del prodotto finale.»
 
Vivallis è una cooperativa con originari precisi valori. Questi oggigiorno sono ancora vivi e come si confrontano con il mercato del vino ormai mondiale?
«I valori della Cooperazione vanno indiscutibilmente preservati. Con l’unione tra tutti, il contributo del singolo prestato al gruppo, le conoscenze e il valore di ognuno devono garantire la forza di tutti. Solo così si otterrà quella qualità che ci garantirà futuro anche in un mercato globale e ogni giorno sempre più aggressivo.»
 

 
Lei è legatissima al termine «terroir». Quale ne è il significato e quali obiettivi prevalgono in esso?
«Terroir significa avere la sensibilità di capire dove e come e quale varietà può darci il meglio di sé. In sintesi, significa valorizzare i singoli Cru, tenendo in considerazione la diversità dei terreni che abbiamo e i cambiamenti climatici avvenuti in questi ultimi decenni. Il tutto con una viticultura equilibrata, sostenibile e sana, sia per il nostro territorio che per i nostri clienti.»
 
Prima donna Direttrice di una cantina in Trentino. Quali sfide si aspetta?
«Io mi auguro che ci si aspetti da me una corretta gestione del vigneto cooperativo e dell’azienda. Spero di contribuire alla valorizzazione delle Doc qui già esistenti, per esempio si dovrebbe tutti assieme ambire a portare il Marzemino della Vallagarina alla DOCG.
«Altro importante obiettivo è la riqualificazione del territorio, da cui ne deriva un maggior valore sui vini. Come Vivallis abbiamo 900 ettari di vigneti in ben 12 Comuni e lavoriamo 130 mila quintali di uva. Dobbiamo avere sempre tutto sotto controllo e qui le nuove tecnologie ci danno una grossa mano.
«La Cantina è pronta su ogni fronte a soddisfare attraverso la qualità i Soci e i clienti. E qualità in viticoltura oggi è sinonimo di sempre minor uso di prodotti fitofarmaci tra le vigne e di solfiti nei vari vini. È una sfida decisiva, che va inevitabilmente affrontata e auspicabilmente vinta con l’unione, la conoscenza e il necessario coraggio.»
 

 
Il vino sta diventando «amico» anche per le donne. Commercialmente cosa può cambiare in tal senso?
«Ma il vino è amico delle donne ormai da tempo. Le donne hanno maggiore sensibilità sensoriale, sanno analizzare i vini con grande professionalità, in questo senso le donne danno molta soddisfazione.
«Commercialmente dovremo essere sempre molto attenti alla qualità, perché la donna non beve tanto per bere, ma per degustare e apprezzare tutte le sfaccettature organolettiche di un vino. In questo senso la donna beve meno ma sicuramente meglio.»
 
In chiusura, le chiedo gentilmente un messaggio di rinnovata fiducia post Covid-19 per i suoi collaboratori della Cantina Vivallis e per tutti noi cittadini della Vallagarina.
«Questo anno e mezzo di pandemia ci ha insegnato che l’unione e la coerenza fanno la forza. Il Trentino e le nostre cooperative, rispetto ad altre zone italiane, hanno superato brillantemente la pandemia anche con buoni risultati economici.
«Dobbiamo essere ottimisti, non abbassare mai la guardia e credere sempre fortemente nella nostra visione e nei nostri valori. Solo così otterremo ambiziosi ma meritati traguardi.»
 
Gentile Direttrice Gregori, grazie.
Ho conosciuto una persona molto preparata e giustamente determinata. Ho appreso molte cose a me sconosciute, ma questa è la vera essenza e l’autentico piacere della nostra vita.
Grazie ancora.
In alto i calici e sinceramente ad maiora.

Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it


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