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Luca Coser, poliedrico artista trentino – Di Paolo Farinati

L’artista: «Mi piacerebbe ne parlassero come di un viandante pigro, indolente, che registra e restituisce a suo modo un paesaggio»

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Caro Luca, buon giorno.
Innanzitutto, vivissimi complimenti per la tua ampia attività, che ti ha reso un artista sempre più noto e stimato in Italia e non solo.
Approfittando della tua nuova interessante mostra «Painting Stories», recentemente presentata presso lo splendido Palazzo de Probizer di Isera, cerchiamo di conoscerti di più.
 

 
Quando e come nasce la tua passione per l’arte figurativa?
«In verità c'è sempre stata in me. Ero un ragazzino difficile e a scuola andavo male, però mi piaceva disegnare, solo quello. Mia madre mi amava e mi ha spinto nell'unica direzione praticabile. E ha avuto ragione. La ringrazio con tutto il cuore.»
 
Sei nato in Trentino. Quanto ha influito sul tuo percorso artistico la natura che meravigliosamente abita ogni angolo del nostro territorio?
«Da piccolo non ci badavo, mi era anzi un po' stretta, i miei nonni erano contadini e per me natura significava fatica. Con gli anni ho cambiato idea, oggi è un elemento essenziale del mio immaginario, del mio benessere, della mia vita.»
 

Natura della luce - acrilico su lino, cm 200x200 web - 2021
 
Arte contemporanea: quale spiegazione daresti a questa definizione?
«L'ho già detto più di una volta. Per me l'arte contemporanea e non è Un viandante pigro, indolente, che registra e restituisce a suo modo un paesaggio
 
Tu insegni alla prestigiosa Accademia delle Belle Arti di Brera. Quale è il ruolo attuale di una simile importante Istituzione?
«In molti la considerano una Istituzione anacronistica e inadatta a registrare in modo efficace la contemporaneità.
«Io invece la penso in modo opposto: è un luogo che fa coincidere tradizione e innovazione e questo, al tempo stesso, su un livello di pura astrazione e di concreta analisi della quotidianità. È un luogo che prepara all'antagonismo e al nomadismo culturale, un luogo di libertà.»
 

Morgana - Acrilico su lino - cm 200x190 - 2021.
 
I giovani oggigiorno, come approcciano l’arte?
«Come nel passato, mi pare di capire, ma utilizzando i meccanismi e le dinamiche del loro tempo. La tecnologia, i media e la spettacolarizzazione di ogni evento li rende molto diversi da come eravamo noi solo trenta anni fa. Ma il mondo cambia, e sono loro a darci la prospettiva più credibile.»
 
Quando e come fai, da artista e da insegnante, a cogliere in uno o una di loro un talento artistico?
«È molto difficile. Uno studente può essere molto debole negli anni accademici per poi rivelarsi una figura molto significativa, oppure può rivelarsi subito.
«In ogni caso non lo si capisce perché disegna o dipinge bene, o non solo per questo; i modi del fare arte oggi sono così diversi, complessi, articolati che capire chi sia lo studente che hai davanti per un professore è arduo, complicato.»
 

Fuoco - Acrilico su lino - cm 200x190 - 2020-21.
 
Il Trentino ha avuto grandi artisti di avanguardia, di «rottura»: da Depero a Belli, da Moggioli a Garbari e a Schmid, e perché no, anche Segantini. Che significato ha essere un artista d’avanguardia?
«Non è un problema che mi pongo. Credo che ogni artista degno di questo nome sia di avanguardia.
«L'arte si propone come elemento di discontinuità rispetto al quotidiano, per questo inquieta e per questo è amata e in egual misura temuta.
«L'arte non serve a niente di particolare, ma serve a tutto, è questa la sua avanguardia. Il mio amato Tullio Garbari era un fervente cattolico e prendeva ispirazione dalla semplicità dei contadini e degli ex-voto popolari, eppure ha fatto avanguardia più di molti cosmopoliti brillanti e alla moda. L'arte è avanguardia anche quando non lo sa.»
 
Come definiresti l’arte di Luca Coser?
«Mi piacerebbe ne parlassero come di un viandante pigro, indolente, che registra e restituisce a suo modo un paesaggio.»
 

No miracle - Acrilico su lino - cm 200x170 - 2021.
 
Hai avuto Emilio Vedova quale insegnante a Venezia. Quanto e come ha influito sul tuo percorso artistico?
«Su di me ha influito più il suo carattere e la sua autorevolezza che la sua pittura, che peraltro amo moltissimo.
«In quegli anni lui predicava l'astrattismo informale, noi ragazzi degli anni '80 ci eravamo riappropriati di una certa figurazione post-moderna a metà strada tra la modernità e il fumetto.
«Vedova e il mio lavoro in quegli anni erano incompatibili. In seguito, ho imparato ad apprezzarlo, sempre di più. Oggi lo vedo per quello che è: un gigante.»
 
Infine, ti chiedo un messaggio da affidare ai giovani, per stimolarli ad avvicinarsi all’arte, per liberare i loro talenti, per svelare artisticamente i loro sentimenti.
«Un grande pensatore d'arte diceva che l'arte è un modo speciale di pensare. Direi che da sola questa definizione può spingere chiunque a sognare, a spingere, a puntare alla cima, e non solo nella speranza di vincere ma anche solo per vivere il viaggio.»

Grazie, caro Maestro Coser e sinceri auguri.

Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it

Luca e Raynara.

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