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Il momento della coesione – Di Paolo Farinati

Trentino e Alto Adige, necessariamente più uniti per essere meno diversi e più forti

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È di questi ultimi giorni la presentazione da parte dei Presidente Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher dei bilanci di previsione 2022 rispettivamente della Provincia Autonoma di Trento e della Provincia Autonoma dell’Alto Adige Sudtirol. I numeri sono molto chiari e ci dicono tante cose. Il Trentino nell’anno venturo disporrà di circa 4 miliardi e 500 milioni di euro, mentre la Provincia di Bolzano di ben 6 miliardi e 310 milioni.

Nonostante le due Province godano da decenni di una «specialità» costituzionalmente garantita assai simile, negli ultimi anni si stanno evidenziando capacità di autogoverno dei propri territori e delle rispettive comunità molto discostanti. Virtù e difetti sostanziali si percepiscono sia leggendo i numeri della finanza pubblica locale, come pure dalla visione di un’economia reale e di una presenza imprenditoriale nei centri e nelle valli delle due Autonomie assai diverse.
 
Il Trentino ha investito moltissimo negli ultimi trent’anni in ricerca e innovazione. A Trento e a Rovereto hanno virtuosamente trovato casa Università, FBK, Cimec, Cerism, Cibio, Progetto Manifattura, Centro della Meccatronica e altri importanti soggetti, tutti finanziati, chi più e chi meno, da risorse pubbliche, al fine di consolidare una presenza produttiva sul territorio che garantisca costante sviluppo e concreto benessere.
In questi ultimi decenni, inevitabilmente, si sono viste chiudere molte fabbriche medio - grandi, testimonianza di un secondo dopoguerra «fordista» molto dinamico e ricco di investimenti produttivi. Sono sorte al loro posto nuove realtà aziendali, tecnologicamente all’avanguardia ma mediamente più piccole.
Ne è seguito un delta negativo nell’occupazione e nel contributo al PIL provinciale da parte del settore secondario. Certo, è cresciuto il settore terziario, ma permane ancora oggi una sostanziale differenza negativa nella creazione di ricchezza e di conseguente disponibilità di ulteriori risorse pubbliche.
 
In Alto Adige Sudtirol la crescita economica dagli Anni ‘60 in qua è stata sempre costante e ben diversificata. Accanto al settore dei servizi, dell’ospitalità, dell’agricoltura, si è qui localizzata un’industria medio - piccola caratterizzata da una forte innovazione tecnologica.
Questi insediamenti li troviamo sparsi pressoché in tutti i centri valligiani: da Bolzano a Merano, da Bressanone a Vipiteno e a Brunico. Realtà aziendali che hanno saputo conquistare importanti mercati mondiali, a cui si aggiunge da sempre un interlocutore commerciale storico quale è la Germania, e la ricca Baviera in particolare.
Nel settore dell’ospitalità gli operatori sudtirolesi hanno saputo e sanno offrire elevata qualità al giusto prezzo. È questione anche qui di cultura, abbinata al plurisecolare rispetto verso un ambiente unico e per questo rispettato. Una comunità, quella della Provincia di Bolzano, che è forte di una coesione non solo etnica e linguistica, ma costruita solidamente su una comune visione e su precisi obiettivi condivisi dai vari protagonisti della politica, dell’economia, del sociale e della cultura. In sintesi, non basta la lingua tedesca ad unire, vi sono valori ben radicati in tutto il territorio sudtirolese.
 
Il risultato finale è quello che oggi porta i poco più di 520 mila abitanti dell’Alto Adige Sudtirol a disporre nientemeno che di un miliardo e ottocento milioni di euro in più nel loro bilancio pubblico provinciale. Questo deriva in gran parte da un’economia reale capace di dar origine ad un Prodotto Interno Lordo altoatesino molto più elevato.
Da roveretano e da trentino provo un sentimento misto. Ad un po’ di comprensibile invidia, mi si affianca una prevalente sincera ammirazione verso i nostri vicini cugini.
Degasperi e Gruber pensarono giustamente di legare le due Province all’interno di un patto di unità regionale. Questa visione è stata nel tempo via via svuotata. Da oltre vent’anni prevalgono, in politica e in finanza pubblica, le due Province Autonome di Trento e di Bolzano al posto della Regione. Non voglio dare voti, ma la realtà ci dice che l’Alto Adige Sudtirol si è dimostrato indiscutibilmente più virtuoso.
 
Il nostro Trentino, seppur rimanendo tra le province italiane con il più alto livello di qualità della vita, deve certamente fare un esame di coscienza, anche guardando a nord di Salorno con umiltà e intelligenza. Per fare meglio con meno risorse, come direbbe proprio Alcide Degasperi.
Per continuare a meritarci un’Autonomia Speciale consapevoli che vi sono ampi margini di miglioramento e fiduciosi di avere i mezzi per ottenere di più per la nostra comunità.
Vi sono oggi sul tavolo partite decisive per il futuro benessere di tutta la nostra Regione. Penso alla concessione della gestione di A22 e delle preziose centrali idroelettriche.
Qui certamente dovremo essere uniti, dal Brennero a Borghetto. Può essere uno storico banco di prova. Soprattutto per noi del Trentino. Presentiamoci all’appuntamento preparati e determinati. Il seguito, politico ed economico, sarà più facile.

Paolo Farinati - p.farinati@ladigetto.it

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