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Bruno Dorigatti ricorda l'amico Aldo Farinati

Il primo di gennaio 2024 sarà il decimo anniversario della scomparsa di Aldo Farinati, prestigioso dirigente sindacale della CGIL. E padre del nostro Paolo Farinati

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Molto volentieri desidero ricordarlo nel decennale, perché sarebbe un grave peccato non portare alla nostra memoria persone che hanno fatto un pezzo di storia nel mondo del lavoro e nella città di Rovereto, sinonimo di industria e cultura.
Abbiamo lavorato assieme dodici anni nella mitica FILPC - CGIL.
Ci occupavamo di tutti i settori della carta e della grafica, compresi i lavoratori nei quotidiani.
Allora erano tempi difficili: la contrapposizione tra la classe operaia e il padrone non era improntata al confronto e alla ricerca delle migliori soluzioni, ma sui rapporti di forza tra le due componenti del mondo economico.
Erano gli anni della contestazione studentesca e delle lotte operaie per la conquista di salari e diritti sindacali.
Erano lotte dure con tanti sacrifici, gli spazi di libertà padronale erano molto ampi e i diritti negati erano molti.
 
Aldo proveniva da un'esperienza dura. Emigrò in Francia nel 1923 a solo poco più di due anni; rientrato in Italia nel 1939 fu arruolato per la guerra nel Battaglione Fanteria Motorizzata Trento, operando prima sul fronte francese e poi in Nord Africa, dove fu fatto prigioniero e recluso in un campo di concentramento in Inghilterra: Aldo padroneggiava le due lingue francese e inglese con disinvoltura, ma aveva raccolto i migliori valori dell'uomo, della sua libertà, della dignità e dei diritti attraverso molte letture.
Egli spronava tutti noi allo studio, al sapere.
Esigeva coerenza e rigore nel rivendicare una società più giusta e più libera.
Era una persona autorevole e nelle trattative per i rinnovi contrattuali la sua voce determinava la conclusione del contratto. Era un socialista radicale di ispirazione lombardiana.
 
Aldo credeva molto nello strumento del socialismo, inteso come il filo della polenta che serviva a fare parti uguali nella spartizione della ricchezza prodotta.
Il compromesso Aldo lo considerava solo se portava benefici ulteriori alle persone. Egli non era disponibile a barattare quei saldi valori che erano l'anima del suo agire e del suo vivere. Penso che siano state memorabili le sue battaglie per la sopravvivenza del settore della carta e del polo fumo.
Ritengo che Rovereto gli debba molto per le lotte per il mantenimento del comparto industriale, lotte improntate ad una visione di una continua ricerca e di nuovi investimenti.
Non smetteva mai di ricordarci l'importanza della formazione continua per i lavoratori e le lavoratrici.
 
La vecchia Camera del Lavoro al Follone la sera si riempiva e molti erano i lavoratori che volevano sentire la sua opinione sulle vicende politiche e sindacali.
Vi erano anche le vivaci contestazioni al sindacato, ritenuto troppo morbido, ma le sue sagge parole riportavano i lavoratori alla realtà: erano belle e profonde discussioni piene di passione, che purtroppo oggi manca.
Avevamo un sindacato che faceva il suo mestiere, ma non mancava mai di mettere nella dialettica anche la questione politica.
Il compagno Farinati, l'uomo della pipa, non mancava mai di condire il suo discorso con l'importanza del sindacato e dell'unità dei lavoratori e delle lavoratrici, accompagnandolo sempre con alcuni ragionamenti di politica generale.
 
Era un uomo di grande saggezza ed equilibrio. La sua autonomia voleva che fosse rispettata, non era accondiscendente all'indicazione della sua corrente. Infatti, venne messo in disparte per un anno per aver fatto scelte organizzative non conformi alle indicazioni della confederazione.
Ricordare Aldo non è solo un atto dovuto e di rispetto ad un uomo che ha dedicato la sua vita per una società più giusta, ma è un'occasione per non disperdere la storia e la memoria di quei protagonisti del Novecento: i Leoni, i Tribus, i Panza, i Mattei, i Farinati.
In questo modo il racconto delle loro storie può essere di esempio per le future generazioni.
 
Purtroppo, ai cari compagni della Resistenza e ai defunti di Reggio Emilia vorrei dire:
«Siamo ancora qui, in un pantano nero che ci avvolge e con un governo che non accoglie nemmeno la richiesta di un salario minimo, portando indietro le lancette della storia. Voi non siete morti invano!!
«Noi non dimentichiamo quelle storie perché significherebbe perdere la stella polare per la costruzione di un mondo di pace e prosperità, che ci liberi dai populismi, dai sovranismi e dalla pece nera.
«Il rispetto della libertà e della dignità di uomini e donne è il forte messaggio di Aldo e dei tanti compagni e compagne che hanno contribuito a fare la storia della nostra comunità e dell'organizzazione sindacale.
«Grazie ancora Aldo!»

Bruno Dorigatti,
Già Segretario Generale della CGIL del Trentino
E Presidente del Consiglio Provinciale di Trento


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