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Il Natale trentino suscita la sensibilità della «Talpa»

«Si fossi foco arderei lo mondo…» Il Natale di Cecco degli Angiolieri «Tra le fauci de' monti…» Il Natale di Carlo Antonio Pilati

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L'idea di riempire la città con bidoni di finto fuoco, fatto con lampadine a basso consumo energetico, è davvero suggestiva perché riuscirà con poco a rendere il calore virtuale delle festività. Chi l'ha pensata si merita i complimenti della nostra redazione.
La Talpa, tuttavia, non ha apprezzato il titolo «Se fossi fuoco».
Rovina tutto - ci scrive. - Il richiamo a Cecco degli Angiolieri (peraltro citato in chiaro anche da chi ha ideato la scenografia) non è dei più felici, perché la poesia non è un testo proprio natalizio… Chiunque senta dire "Se fossi fuoco" si trova a completare la frase con "arderei lo mondo".
Giustamente, si osserverà, il mondo se lo meriterebbe in pieno. Ma non è questo il vero spirito della tradizione natalizia della nostra santissima città…
A questo punto ci pare giusto, - conclude la Talpa, - pubblicare come contraltare il sonetto scritto da Antonio Pilati, giuresconsulto di Tasssullo, nato nel 1732 e morto nel 1803. E' meno cruenta e più delicata. Quantomeno è dedicata in chiaro alla città del Tridente. Le pubblichiamo l'una a latere dell'altra, in modo che ciascuno si faccia la ragione che crede.

S'io fossi foco

Sonetto a Trento

S'i' fosse foco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempesterei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei,
s'i' fosse Dio, manderei l' en profondo.

S'i' fosse papa, sare' allor giocondo,
ché tutt'i cristiani imbrigherei;
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
a tutti mozzerei lo capo a tondo.

S'i' fosse morte, andarei da mio padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similmente farìa da mi' madre.

S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre,
e vecchie e laide lasserei altrui.
Tra le fauci di monti aspri e scoscesi
in una valle tetra e paludosa
Giace Trento maligna ed invidiosa
Feccia di longobardi e calabresi,

ove van sempre i malfattori illesi
e la virtù farsi veder non osa
se non mesta, tremante e paurosa
e i vizi sono al sommo grado accesi.

Zotica è la favella, il pensier contorto,
trionfa sol malizia con l'inganno,
l'usura trova di sicuro porto.

L'ozio, l'ipocrisia recan gran danno,
e chi ha ragion riporta sempre torto,
vi regna insomma ogni più rio malanno.

Cecco Angiolieri (3°-14° secolo)

Carlo Antonio Pilati (1732 - 1802)


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