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Max Biaggi: «Solo i campioni corrono sempre per la vittoria»

Il pubblico del Festival dello Sport di Trento lo ha celebrato negli splendidi saloni di Palazzo Geremia»

Max Biaggi è un campione generoso, vicino alla gente, simpatico e mai banale. E il pubblico del Festival dello Sport di Trento lo ha celebrato nell’incontro di questo pomeriggio, affollando gli splendidi saloni di Palazzo Geremia.
«Solo i campioni – ha esordito Max Biaggi – corrono per vincere, sono ossessionati dalla vittoria perché è l’unica cosa che ti ripaga di tutto il lavoro e i sacrifici.
«In quindici anni di carriera non ho mai fatto una vacanza durante la stagione. Quando non vinci, soffri e cerchi il modo per rialzarti, ma non sempre è possibile.»
 
Max Biaggi ha fatto parlare di sé anche fuori dalle piste, grazie alle sue donne, belle e famose: da Anna falchi, alla ex miss Italia Eleonora Pedron, due figli con lei, alla cantante Bianca Atzei.
«Finita la gara – ha detto il campione – ho sempre voluto tornare a casa il più presto possibile perché sentivo il bisogno di staccare e riposare in un ambiente tutto mio.»
Un pensiero, il grande Max la rivolge anche a Romano Fenati e al suo sciagurato gesto in gara a Misano.
«Ha fatto una cosa terribile pinzando il freno a Stefano Manzi ma è stato un gesto intimidatorio. Non voleva farlo cadere. Credo che Romano abbia gestito male la sua collera ma lui deve avere un’altra occasione di riscatto.»
 
Nella sua carriera, Max Biaggi ha sempre dato tutto, creando i suoi capolavori in pista, grazie a classe e grinta. Per lui parla il palmares: 6 titoli mondiali vinti tra la 250 e la Superbike, di cui l’ultimo a 41 anni.
Nella 250 nessuno ha fatto come lui: 215 gran premi, 42 vittorie, salendo sul podio ben 111 volte. Nella classe regina ha dovuto fare i conti con altri due miti del motociclismo: Mick Doohan e Valentino Rossi.
Quando si è dedicato alla Superbike, Max ha lasciato la sua traccia: in questa categoria ha disputato 159 gare, ha collezionato altre vittorie (21) e podi (71).
 

 
Molti dei successi, Max li ha colti in sella ad una Aprilia.
«È un po’ la mia seconda casa. Con la scuderia italiana ho iniziato a correre e, dopo vent’anni, sempre in sella ad un’Aprilia ho smesso. E’ un orgoglio correre con una moto italiana.»
Così come tutto italiano è stato il duello e la rivalità con Valentino Rossi.
«Lui è il pilota che ha vinto più di tutti ed è riuscito nell’impresa di vincere moltissimo. Le nostre sfidano erano speciali perché era l’Italia che correva sulle moto. In quel periodo c’erano anche Capirossi ed altri piloti che rappresentavano al meglio la nostra scuola.»
 
Eppure lui, a differenza di altri, è salito tardi su una moto.
«Avevo 18 anni quando ho cominciato e subito sono andato forte, tanto che due anni dopo vincevo il mio primo mondiale. Prima giocavo a calcio. Forse questa è la ragione che mi ha fatto godere appieno anche la seconda parte della mia carriera, centrando il podio in Superbike a oltre 44 anni. È stata una delle più grandi emozioni della mia carriera.»
La sua vittoria più bella rimane Suzuka, nella stagione di esordio in classe 500.
«Gareggiavo in un team privato e avevo voglia di mettermi in luce. Durante la stagione continuavo a crescere e in Giappone centrai una vittoria straordinaria.»
In pista non si è mai risparmiato, collezionando - come accade a tutti i campioni di ogni epoca - sconfitte e qualche brutto incidente.
«Il rischio lo puoi calcolare al millimetro, puoi organizzarlo ma a volte non basta nemmeno quello. Cadi e tutto è cancellato.»
 
Una volta abbandonate le corse da professionista, Biaggi ha continuato ad andare in moto, fino al giugno dello scorso anno, quando sulla pista del Sagittario, in provincia di Latina, subì l’incidente che avrebbe potuto costargli la vita.
«Mi stavo allenando con la moto da Supermotard, insieme ad altri due piloti, quando sono caduto. Una volta che smetti con il professionismo perdi quegli automatismi che ti tirano fuori anche dalle situazione più difficili.»
Aveva il 20 per cento di possibilità di sopravvivere quando tentarono l’operazione. Alla fine hanno vinto Max e la sua voglia di vita.
Ma in quel letto di ospedale ha capito che era arrivato il momento di appendere tuta e casco al chiodo e godersi la sua famiglia.
Il suo rammarico: «Ho fatto il doppio gioco con mio padre perché avevo promesso a lui di non salire più su una moto. Ma non gli non avevo detto che intendevo solo le moto da corsa. Dopo l’incidente ho fatto la promessa definitiva.»
 
Da quasi 20 anni vive a Montecarlo con i suoi due figli e la nuova compagna, anche se non ha mai dimenticato Roma, la sua città natale.
«Tornarci quasi da turista, la scopri meravigliosa. Ma la mia vita è a Montecarlo, meno caotica e più tranquilla di Roma. Trascorro le mie giornate in modo più disteso, portando avanti i miei nuovi progetti.
«Quando correvo, mi alzavo con obiettivo che mi accompagnava per tutto la giornata, fino a quando mi addormentavo. Sono un uomo felice e cerco di godermi i miei due figli.»
I bambini non hanno nemmeno la bicicletta e quando chiedono a papà delle moto e immaginano anche per loro quel mondo fatto di velocità e adrenalina, Max risponde: «Dai ragazzi, non scherziamo…!»

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