Oggi si celebrano al Teatro Sociale i 150 anni del Tambosi
I ricordi di coloro che divennero ragionieri prima del 1970. A partire dal giornalino dell’OSIT (Organizzazione Studentesca dell’Istituto Tambosi): il «Tamb Tamb»

La testatina del Tam-Tamb, il giornalino del Tamposi degli anni Sessanta.
Oggi,
27 maggio 2025, il Teatro Sociale di Trento sarà il palcoscenico di un
evento memorabile: la celebrazione conclusiva dei 150 anni di storia
della nostra scuola, «Tambosi 150: la storia continua…».
L’Istituto
Tambosi è una scuola che ha fatto la storia della comunità locale e che
ha contribuito a costruire parte del tessuto economico del territorio:
la «storica Ragioneria», in primis, ha promosso la creazione di
un’identità molto definita sia della scuola che delle attitudini e della
professionalità dei tanti studenti e studentesse che nel corso degli
anni si sono diplomati al Tambosi.
Di seguito riportiamo alcuni
aneddoti sui fatti accaduti ai ragionieri diplomati prima del 1968,
quando gli esami da superare alla maturità erano 17 (diciassette). Chi
veniva promossi a luglio (allora si poteva «andare a settembre»)
riceveva una manciata di proposte di lavoro.
Si provi a pensare alla
lezione di Calligrafia del primo anno (i bilanci si compilavano a
mano…), alla Stenografia (!), alla Dattilografia e infine (avveniristici
in tutta l’Italia) le calcolatrici e le contabili (meccaniche,
s’intende).
Allora gli studenti del Tambosi avevano costituito
l’OSIT, organizzazione studentesca seria e operativa, il cui organo era
il giornalino «Tam-Tamb». Solitamente il giornale veniva gestito da chi
non veniva eletto alla direzione dell’OSIT, una forma di democrazia
ante-litteram, ovvero prima di entrare nella società.
Sappiamo che
anche i ragazzi hanno un giornale tutto loro, ma desideriamo proporre di
seguito un numero speciale del «Tam-Tamb», che riporta alcuni passi del
suo tempo, debitamente commentati.
Ricordo che un mese prima
degli esami, il professor Zane (non era il nostro professore di tecnica
bancaria) venne a spiegarci come funzionavano le Casse rurali rispetto
al sistema bancario del Paese.
Ci spiegò che non era materia d’esame e
che la Commissione non sapeva che differenza ci fosse tra banche
italiane e Casse Rurali trentine.
Ci disse: «Non è per prepararvi agli esami, ma per prepararvi alla vita da ragionieri nella nostra provincia.
Aneddoti
1.
All’esame di storia, un professore mi disse di parlare di Caporetto.
Risposi:
«Alle
ore 03.00 della notte tra il 23 e il 24 settembre 1917, otto divisioni
austriache e sette divisioni tedesche attaccarono le linee della Seconda
Armata Italiana (generale Capello), per sfondare e aggirare la Terza
Armata (generale Duca D’Aosta), ma solo dopo l’intervento preparatorio
della X Compagnia del Genio…»
«Ci prende in giro…» – Sussurrò uno dei due professori.
«Ssst!» – Gli rispose l’altro, che poi si rivolse a me.
«Ha la sua importanza la presenza di quel battaglione tedesco del Genio?»
«Sì, – risposi. – Perché quei genieri lanciarono il gas letale che uccise nel sonno 8.000 soldati italiani in prima linea.»
«Il candidato può andare.» – Mi disse.
Mi diedero 7. Forse il professore che non sapeva molto di storia non aveva gradito la mia risposta.
2.
La
media fu abbassata dalla ginnastica. Avevo scritto che facevo un po’
tutti gli sport di allora, tennis e subacquea compresa. Il professore
non mi ha creduto.
«Mi fa vedere come fa il rovescio a tennis?»
Feci il movimento.
«Come ritorna in superficie, dopo essere arrivato a 10 metri di profondità?»
«In apnea o con le bombole?»
«Risponda.»
«Se sono in apnea, torno su il più in fretta possibile!»
«Lei è un fanfarone. Se ne vada.»
Era totalmente impreparato e invidioso.
3.
Quella volta eravamo in quattro nei banchi 2 e 3 della fila di destra. Eravamo io, Mauro, Paolo e… Depaoli.
Virtualmente,
come voleva la nostra fantasia, eravamo a bordo del sommergibile R 32.
Dove R stava Ripetenti e 34 stava per i quattro della terza classe.
«Quota di periscopio – dissi. Ero il comandante.
Mauro ripeté «Quota di periscopio».
Giunti in superficie, girai il periscopio e vidi il nemico.
«Professore a ore 10.»
«Sommergibile in posizione» – Disse Paolo, dopo aver messo il sommergibile in linea alle ore 10.
«Caricate i quattro lancia siluri.» – Dissi.
«Siluri in camera.» – Disse Mauro.
«Siluri in camera.» – Confermò anche Paolo.
Solo Depaoli non partecipava all’assalto subacqueo. Probabilmente era di riposo in branda.
«Siluro Uno fuori!» – Comandai.
«Siluro Uno lanciato!» – Disse Mauro.
«Siluro Due fuori!» – Comandai.
«Siluro Due fuori!» – Ripeté Paolo.
«Depaoli fuori dalla porta!»
Stavolta era stato il professore a dare l’ordine.
E Depaoli, senza capire molto. Si alzò e uscì dalla porta.
«Immersione rapida» – Dissi, abbassando il periscopio.
Ci adagiammo sul fondo, ma non arrivarono bombe di profondità. Al professore bastava aver affondato l'ignaro Depaoli.
4.
Nel 1966 c’è stata l’alluvione del 1966 che ha devastato il Trentino e uccise 22 trentini.
L’OSIT ci disse che ci era stato chiesto di andare in Valsugana ad aiutare gli alluvionati.
Ci
andammo quasi tutti. Ci chiamarono «gli angeli del fango». E in effetti
allora non c’era neanche l’ombra della Protezione Civile.
Pensate che il pullman che ci portò fino a Tezze dovette guadare i vari torrenti perché i ponti erano stati spazzati via.
5.
Nel 1967 avevamo saputo che al Muro di Berlino i Vopos sparavano a chi voleva scappare a Berlino occidentale.
Allora io, un mio compagno e una mia compagna di classe decidemmo di andare a vedere cosa ci fosse di vero.
Abbiamo lavorato in campagna per il mese di agosto per racimolare qualche quattrino, poi siamo partiti in autostop.
E in autostop siamo riusciti ad arrivare alla DDR da Hannover. Abbiamo provato a entrare nella DDR e ci hanno fatti passare.
Poi siamo arrivati a Berlino Ovest e ci hanno fatti entrare.
Infine siamo andati al famoso Passaggio Charlie e… ci hanno fatti passare.
Siamo stati per una giornata intera a Berlino Orientale e poi siamo rientrati in quello occidentale.
Quindi, facendo la stessa strada a ritroso, siamo tornati a casa.
6.
Ma l’aneddoto più bello è quello che accadde a me e a Angelo Porta durante una lezione di ragioneria col prof. Fedrizzi.
Fedrizzi si era accorto che stavamo chiacchierando e intervenne.
«Porta, mi ripeta l’ultima frase.»
E
Porta gli ripeté l’ultima frase per filo e per segno. Non era un caso
che fosse il primo della classe, media del 10 in un periodo in cui
nessuno prendeva 10. A parte la condotta, mai.
Poi Fedrizzi si rivolse a me.
«De Mozzi, mi ripeta l’ultima frase.»
Io: «De Mozzi, mi ripeta l’ultima frase.»
Fedrizzi: «Non questa, la frase prima.»
Io: «De Mozzi, mi ripeta l’ultima frase.»
Fedrizzi (adirato): «Mi ripeta l’ultima frase che ho detto prima di chiederlo a lei!»
Io: «Porta, mi ripeta l’ultima frase.»
(Porta divenne direttore sdella Bocconi, de Mozzi operatore nella comunicazione)