Home | Rubriche | Letteratura di genere | Storie di donne, letteratura di genere/ 401 – Di Luciana Grillo

Storie di donne, letteratura di genere/ 401 – Di Luciana Grillo

Agnese Tancredi, «Ricordati di respirare. Io, infermiera Covid in prima linea» – Una testimonianza-racconto che smonta le obiezioni al vaccino anti Covid-19

image

Titolo: Ricordati di respirare. Io, infermiera Covid
            in prima linea

 
Autrice: Agnese Tancredi
Editore: Fefè, 2021
 
Pagine: 180, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Agnese Tancredi racconta con delicatezza e sincerità, a partire da marzo 2020, la sua esperienza di infermiera in prima linea nei mesi della pandemia che tutti abbiamo conosciuto, qualcuno anche sulla propria pelle.
Moglie, madre di Giulia, infermiera, Tancredi ha affidato all’editore una sorta di diario su cui, non tutti i giorni, racconta quel periodo lungo e drammatico durante il quale negli ospedali tutto si trasforma: «anche la mia sala operatoria subisce la stessa trasformazione, in 24 ore, non si opera più, liste degli interventi annullate, ora bisogna trovare un posto ai malati di SARS-CoV2».
 
Il contagio si diffonde, le sale predisposte si riempiono di pazienti, qualche voce dissenziente si fa sentire: «Chissà se ai negazionisti è capitato di sentire, anche solo un istante, il senso di smarrimento e di angoscia che abbiamo vissuto noi per mesi… Facciamo turni stremanti, tratteniamo la pipì per ore, per andare una volta di meno in bagno in modo da consumare meno tute, con sempre addosso la paura di sbagliare qualcosa e contaminarci».
Il senso del dovere unito alla compassione per gli ammalati avvicina l’infermiera ai pazienti, a chi, come Angelo, ha molto sofferto e preferisce l’ospedale alla casa, ma ha comunque saputo perdonare, oppure a chi, come Romeo, chiede da bere incessantemente, mentre la maschera facciale gli fa sanguinare il naso, o a chi, come Abel, è sempre al telefono e ogni giorno ringrazia Dio perché si rende conto che sta meglio di tanti altri.
 
Quando Agnese sente dire che bisogna pensare all’economia, vorrebbe rispondere che «dovremmo pensare ai malati, a quelli che non trovano un posto letto in terapia intensiva, che vengono lasciati morire a casa, a quelli che muoiono senza poter salutare nessuno».
Passano i mesi, ammalati entrano ed escono, alcuni definitivamente, mentre gli infermieri e le infermiere continuano ad alternarsi al capezzale dei pazienti, in un turbinio di tute, calzari, cuffia, doppi guanti, doppia mascherina, occhiali… Agnese scrive anche dei suoi colleghi, di Aurora, una donna straordinaria, una mamma dolce e comprensiva, una professionista sempre disponibile, di Leonardo che lavora con competenza, «senza mai lamentarsi del fatto che questa è la seconda notte consecutiva, che non ha avuto il riposo… Leonardo ce la fa, e non perché si droga, ma perché ha forza di volontà… lo stimo da sempre».
 
Dopo l’autunno, arriva l’inverno, si avvicina il Natale, è giovedì 24 dicembre: «La caposala mi chiede di anticipare la notte del 25 a stasera. Bene, le rispondo, vorrà dire che i regali di Babbo Natale li apriremo domattina».
E, a proposito della caposala, le parole di Agnese sono davvero toccanti: «Tu diventi all’occorrenza madre, amica, confidente e capo quando serve. Sempre un passo indietro agli altri, provi a fare ogni giorno meglio del giorno prima, mai con la pretesa di credere di non sbagliare mai… Grazie, Mio Capitano, per esserci stata e per esserci ancora, sempre con la stessa grinta e la stessa voglia di migliorare e migliorarti, tu che dedichi tanto tempo della tua vita a questo lavoro e non sarai mai ricompensata adeguatamente per il tuo impegno».
 
Con l’arrivo del 2021, si parla dei vaccini: «Io mi vaccino e non ho paura. La paura l’ho avuta prima, quando non vedevo la fine di quest’incubo…», ma la fine dell’incubo si rivela lontana, e nelle scuole ricomincia la didattica a distanza, che per Agnese «non è solo un impegno in più per insegnanti e genitori, ma anche un’opportunità. Abbiamo l’opportunità di vedere e sentire in che modo le maestre insegnano ai nostri bambini… sembra di stare in classe con loro».
Come sarà il nostro mondo quando la pandemia sarà finita? Certamente qualcosa cambierà, avremo nuove paure, e nostalgia dei cari perduti, e una stanchezza continua; forse avremo perduto il lavoro… certamente saremo in grado di apprezzare il contatto umano, necessario soprattutto per gli anziani che vivono nelle case di riposo.
 
Perciò nascono le stanze degli abbracci, «speriamo che la stanza degli abbracci diventi un’idea contagiosa, più del Coronavirus».
Questa testimonianza è così vera che induce noi lettrici e lettori a riflettere, così come la prefazione e l’appendice scritte dal dottor Ottavio Davini, che ci presenta la testimonianza di Agnese come un racconto che ci dà speranza e che con assoluta chiarezza «smonta punto per punto le obiezioni al vaccino anti Covid-19».

Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande