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Storie di donne, letteratura di genere/ 437 – Di Luciana Grillo

Sara Fruner, «La notte del bene» – Una storia d’amore nata sotto i migliori auspici, con una conclusione del tutto inattesa

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Titolo: La notte del bene
Autrice: Sara Fruner
 
Editore: Bollati Boringhieri, 2022
Genere: Narrativa italiana contemporanea
 
Pagine: 396, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
La lettera E è l’iniziale dei protagonisti di questo romanzo: Ettore, Elena, Enea sono i nomi intorno ai quali si crea una rete, prima una rete dolce e amorevole, poi una rete che diventa insopportabile come quella di un ragno.
Ettore ed Elena hanno qualcosa di misterioso alle loro spalle, una mamma scomparsa e una bimba perduta e ritrovata… poi c’è la loro vita da giovani adulti, belli, seri, responsabili.
Si incontrano in treno, si innamorano perdutamente e sperano che sia per sempre, ma «la quiete è cibo per sognatori».
 
L’arrivo inatteso di Enea spezza l’incantesimo, i problemi di lavoro di Ettore, la depressione postpartum di Elena scombussolano le carte, rendono squilibrata una realtà che sembrava in perfetto equilibrio: Ettore si sente inadeguato, Elena sviluppa «identità contrastanti. Con Enea è dolcissima. Gli occhi con cui lo guarda, adoranti… Con lui dipende dai momenti. Può essere amabile e premurosa…oppure diventare tagliente e burbera…».
Per quanto riguarda Ettore, «è soprattutto nei confronti di Elena, che si sente inadeguato. Davanti a lei, china il capo e indietreggia. Lei sembra sapere tutto, avere tutto sotto controllo».
 
Al loro fianco, genitori apprensivi, la mamma di Elena, a cui sono giunte voci poco rassicuranti sul comportamento del genero, dopo aver telefonato ad Ettore («…io capisco so molto più di quanto credi… Le neomamme sono insopportabili, mia figlia compresa. Si è lasciata andare ultimamente… la vedo strana… Agitata… E quel locale, Ettore, quel come-si-chiama, lascialo perdere… Io non dirò niente… Sei un uomo, hai le tue esigenze… Io ti capisco») insiste con sua figlia, che non accetta suggerimenti e consigli: «Ma tu guarda se mia madre, mia madre, deve farmi venire i sensi di colpa… Cosa vuole saperne, la mamma. Lei lo difende sempre, certo, l’uomo di casa, la pace in famiglia, la gente che parla… Crede che non senta l’odore di locali nei suoi vestiti?... E se poi mi tradisce, che ci posso fare? Questo è il corpo che mi ritrovo adesso… È rischio di morte il nascimento. Persino Leopardi lo denuncia… soldi buttati al vento, la psicoterapia… Un bambino che ti capita senza averlo scelto, che si appropria della tua vita…».
 
Elena aveva progetti, un master, lo studio… si sente compressa, sacrificata. Si chiede «dove sono le donne? Le trovi per le vie delle città, le piazze dei paesi? Io vedo solo Garibaldi, Mazzini, Manzoni… Ci fanno sparire per poi farci ricomparire dove vogliono: su un francobollo, una borsa di studio per studentesse, intorno a un mazzo di mimose».
Situazione complessa, mancanza di dialogo, da un lato la rabbia di Elena, dall’altro la ricerca di serenità di Ettore, in un locale un po’ equivoco.
E poi, per Ettore ci sono preoccupazioni legate al suo lavoro.
 
La figura di Matilde, attenta, premurosa, mai invadente acquista, di pagina in pagina, maggior incisività: lei e il suo portatile, su cui scrive, per costruire o ricostruire una storia, la sua: «Noi non siamo ciottoli sul fondo dei torrenti… Non lo diventiamo nemmeno dopo una vita di correnti… Siamo porosi, contorti. Scavati da crepe, crivellati da buchi…».
Si tormentano, Ettore ed Elena; si amano e non si capiscono, «Io la amo da morire, ma l’amore non è l’unica forza in gioco. Quando il due diventa tre, l’amore assume nuovi connotati… Il terzo è un estraneo che devi conoscere da zero, e quando credi di averlo conosciuto, cambia ancora. E tutto si complica».

La conclusione di questa storia d’amore, nata sotto i migliori auspici, è del tutto inattesa. A chi leggerà, l’onere di capire e, forse, condividere scelte e destini dei protagonisti.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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