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Storie di donne, letteratura di genere/ 441 – Di Luciana Grillo

Rossana Dedola: «Elsa Morante. l’incantatrice» – Angela Bubba: «Elsa»

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Titolo: Elsa Morante. L'incantatrice
Autrice: Rossana Dedola
 
Editore: Lindau, 2022
Genere: Letteratura italiana contemporanea
 
Pagine: 568, Brossura
Prezzo di copertina: € 28

Il 18 agosto 1912, 110 anni fa, nacque Elsa Morante, a Roma. Questo anniversario ha spinto studiosi/e a raccontare la vita e le opere di questa scrittrice che Giuseppe Berto – grande scrittore dimenticato – definì, con un’equazione matematica, esempio e maestra della letteratura del ’900, come Manzoni lo era stato per l’Ottocento.
Perché proporre insieme due biografie di Elsa? Perché oggi è il 18 agosto e dunque mi sembra bello rendere omaggio a questa grande scrittrice attraverso le pagine di due esperte come Dedola, che ama la scrittura delle donne, e Bubba che a Morante ha dedicato anche un saggio, «Elsa Morante, madre e fanciullo».
 
Dedola comincia dal momento della nascita di Elsa che fu partorita dalla mamma Irma nella Sala Maternità Savetti, dove nascevano i bambini di famiglie povere; racconta che il marito di Irma, Augusto Morante, la riconobbe, ma non era sua figlia.
Come gli altri fratelli, Elsa nasce da un rapporto adulterino ma in qualche modo autorizzato; suo padre è Francesco Lo Monaco, che aveva una sua famiglia in Sicilia e vari figli nati nei luoghi dove si recava per lavoro.
I piccoli Morante conobbero la verità dalla mamma, in modo abbastanza brusco.
Eppure Irma sapeva come ci si doveva comportare con i bambini: era una donna colta e battagliera che conosceva Marx e i più grandi autori russi, francesi e italiani, era una maestra montessoriana, sempre molto ansiosa per il futuro dei figli, impegnata in politica, tanto da essere tra i fondatori del Partito Comunista.
 
«La bambina non è soltanto diligente, ordinata, pronta a imparare e a lasciarsi formare, ha già una mente pullulante di immagini, di curiosità, di invenzioni fantastiche; nello stesso tempo avverte però anche il peso della pressione che la madre esercita su di lei…».
E il rapporto madre-figlia sarà al centro dei suoi romanzi.
La famiglia ha abitato prima al quartiere popolare di Testaccio, poi a Monteverde Nuovo, verso il 1922.
 
Elsa ha avuto una madrina affettuosa e benestante, la nobildonna Maria Maraini Guerrieri Gonzaga, «che proveniva da un ambiente sociale dell’alta nobiltà, impegnata per la difesa della maternità e l’educazione dei bambini più poveri».
È cresciuta sotto la protezione (o il controllo?) di un padre spirituale gesuita, Pietro Tacchi Venturi, che «non nascose mai la sua avversione nei confronti degli ebrei».
Elsa era ebrea per parte materna, ed ebrea anche la sua madrina.
Padre Venturi Tacchi battezzò Elsa e la introdusse alla religione cattolica per volontà di Irma che temeva profeticamente l’affermarsi del fascismo.
 
Intanto, mentre Lo Monaco diradava le sue visite, il padre adottivo era sempre più emarginato dall’intera famiglia.
Elsa coltiva fin da bambina la passione per la scrittura; si mette alla prova con le rime, è autrice di favole e racconti che vengono pubblicati a partire dal 1933 sul «Corriere dei Piccoli».
A me, più che ripercorrere con Rossana Dedola le vicende biografiche di Elsa, piace capire la donna Elsa, quella giovane ricca di talenti che cambia casa continuamente, ha problemi economici, ironicamente ringrazia chi a sua volta la ringrazia per «un po’» di aiuto, scrive all’amica Luisa Fantini: «…sento una sicurezza e una freddezza che mi vengono da non so che. La mancanza assoluta di speranze e di risorse, la disperazione insomma, mi hanno sempre dato forza. Mai come in questi momenti io sento la immensità e la bellezza della vita… Pensa che non ho nessun lavoro, nessun mezzo e nessuno».
 
Questa è la Elsa Morante che lettrici e lettori possono riconoscere, tormentata e contraddittoria, padrona della lingua, abile manipolatrice delle parole, dalla conoscenza profonda dell’animo umano.
Poi ci sono i suoi tanti amori, Willy, Richard T.M detto Beautiful, Alberto Moravia, un certo Sebastiano… le sue importanti amicizie, che dovevano però difendersi dall’avanzare del fascismo.
Non è un caso se un «critico fascista collocò Guttuso tra i giovani deviati dagli Ebrei» e la Galleria della Cometa fu costretta a chiudere dopo tre anni di attività e molti successi.
 
Il rapporto tra Elsa e Alberto è complicato, da un lato lei «assunse quell’atteggiamento di disperata dedizione», dall’altro lui vuole fuggire; lei è gelosa delle tante donne di cui lui si circonda.
E quanto al lavoro di Elsa, Alberto si impegna a parlare di lei con Bompiani, che aveva appena pubblicato un lavoro di Anna Maria Ortese.
Moravia ha capito il valore di Elsa scrittrice, mentre Richard è convinto che i suoi «racconti sono un esempio di letteratura accademica».
 
Non mi soffermo sui tanti artisti e intellettuali che Elsa ha frequentato, né sul matrimonio Moravia-Morante celebrato da padre Tacchi Venturi il 14 aprile 1941 e sul suicidio del padre naturale.
Ancora dolore e solitudine per Elsa che trova felicità solo nella scrittura, come scrive a Natalia Ginzburg nel 1947, e solidarietà fra alti intellettuali ebrei come Saba, che in quel periodo si trovava a Roma. Il Premio Viareggio, vinto al 50% con Palazzeschi per «Memoria e sortilegio», è per Elsa una grande soddisfazione.
Vince contemporaneamente a Sibilla Aleramo, premiata per la poesia, e riceve auguri e complimenti da Italo Calvino e da Raffaele La Capria che le confessa: «Sembra impossibile (non ti adirare!) che sia stato scritto da una donna… Il soggetto sembra pensato da Dostoevskij e scritto con lo stile di Tolstoj. La lingua (finalmente!) è italiana… Chi avrebbe pensato a Capri che la tua testolina covava un simile mostro (anche per la grandezza!).»
 
E sono solo a metà del libro! Lascio a lettrici e lettori il gusto di scoprire altre cose, di incontrare Zeffirelli e Fellini, chiudo ricordando la “Storia” che aveva fatto provare a Natalia Ginzburg «un sentimento di immensa gratitudine» e che invece Pasolini aveva criticato duramente.
È un romanzo che ha fatto dire a Goffredo Fofi che «Pasolini sarebbe rimasto nei limiti del realismo, mentre la Morante era molto oltre, volava».

  Titolo: Elsa
  Autrice: Angela Bubba
 
  Editore: Ponte alle Grazie, 2022
  Genere: Letteratura italiana contemporanea
 
  Pagine: 440
  Prezzo di copertina: € 16,80

Angela Bubba, come già detto, ha scritto un saggio su Elsa Morante nel 2016; ora, invece, prende in mano la storia della scrittrice e ci guida, da un anno all’altro, nel labirinto di una vita difficile.
È il 1922, nasce questa bimba e la mamma decide di chiamarla Elsa, che vuol dire spada. In sua figlia, Irma ripone molte ambizioni, vuole che faccia grandi cose, la affida alla nobile madrina perché diventi una ragazza compita, le rivela che l’uomo che crede suo padre, non lo è.
Nel 1931, Elsa va via di casa. Bubba immagina che la mamma ne soffra, Irma le propone di organizzare un angolo tutto per lei, dove possa scrivere in pace, ma Elsa non si lascia convincere: «Non vado via per voi, vado via per me».
 
Intanto, si pubblicano i primi racconti, Elsa comincia ad amare i gatti, ricorre ad un aborto («Ma come potevo tenerlo? No, dovevo, dovevo riuscire a tenerlo, come si deve riuscire a tenere tutto. Tutto. Tenere, e non sprecare»), la madre le dice di essere ebrea e aggiunge: «Vuol dire che un po’ lo sei anche tu… lo sarai sempre», incontra Moravia che le dice: «Giuseppe mi ha informato che è una scrittrice» e lei risponde con prontezza: «È così, anche se finora non ho avuto la sua fortuna».
E Moravia: «La fortuna è volubile… Se lo ricordi, non c’è da farci affidamento. Al contrario il talento è l’unica cosa certa. Giuseppe mi ha detto che lei ne ha molto».
Poi si sposano, celebra don Pietro, «non c’è nessun familiare in chiesa», Elsa è come sempre inquieta, «la sua vita è un drappeggio, pensa. E l’amore per Alberto una tenda istoriata, appesa non sa dove, danzante nel vuoto».
 
Sono anni difficili per l’Italia, Alberto sa di essere controllato, pedinato, segnalato… «È un tempo morto quello che vivono, un tempo che a Elsa pare quasi esaltante… Davanti alle mancanze, ha scoperto, la creatività lavora il doppio…».
Scrive a Renata, moglie di Giacomo Debenedetti: «…in quelli che avvicino io cerco solo due cose, che in pochissimi hanno. La poesia e la grazia. Sono eventi preziosi e disperatamente rari».
È il 1943, i due tentano di scappare a Napoli, accettando l’invito di Curzio Malaparte, ma sono costretti a fermarsi a Fondi.
Malaparte è uno dei tanti intellettuali che la coppia frequenta. Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Pier Paolo Pasolini (a cui Elsa ha detto: «I poeti sono il sale della terra. Danno sapore a tutto, ai frutti minimi e ai più grandi. Senza di loro non avrebbe senso far nulla… sei un dono di Dio, Pier Paolo»), sono spesso in loro compagnia; con Luchino Visconti Elsa vive un’intensa storia d’amore, mentre sempre contorti sono i rapporti di Elsa con la famiglia d’origine.
 
Dice di sé: «Sono una specie di orfana, un’anarchica della genetica…vorrei solo dimenticarli», si paragona a Penelope: «Sono Penelope che cuce e scuce, con l’ago fatto di fiamme, su una tela che alla fine è fumo» rivela: «Ci sono giornate in cui non scorgo che donne, sai? Donne vecchissime, cupe come le Parche. Stringono il filo della mia vita. Non lo distinguo ma so che ce l’hanno, nascosto da qualche parte» e confessa all’amica Luisa: «Spesso preferirei essere da sola, essere causa delle mie fortune e disgrazie. Conquistare tutto, entrare e uscire da qualsiasi parte con le mie sole gambe».
Ha bisogno di conferme, i Premi che riceve, anche il prestigioso Strega, forse li sente come non suoi… scrive scrive scrive, pensa al figlio non nato, a Procida e ad Arturo, a Ida con cui probabilmente ha molto in comune… «Forse la Storia, la Storia di noi tutti, uomini e creature del mondo, mostri e agnelli sgozzati, arroganti e miti, pochi e infiniti, non è altro che un incrocio?»
 
Il libro si chiude con la morte di Elsa, cremata secondo la sua volontà. Le ceneri sono state disperse nel mare di Procida. Era il 25 novembre 1985.
Ma Elsa è con noi, più viva che mai.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

 

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