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Storie di donne, letteratura di genere/ 452 – Di Luciana Grillo

Monique Roffey, «La sirena di Black Conch» – L’autrice di questo affascinante romanzo ha scritto sei romanzi che hanno vinto premi prestigiosi

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Titolo: La sirena di Black Conch
Autrice: Roffey Monique
 
Traduttrice: Ada Arduini
Editore: Marsilio, 2022
 
Pagine: 240, Brossura
Prezzo di copertina: € 17
 
Questo romanzo sembra una favola, racconta la storia di una donna trasformata in sirena a causa delle conterranee invidiose della sua bellezza, successivamente tornata donna grazie alla dedizione e all’amore di un uomo e poi…
Una lettura attenta ci dice che non si tratta di una favola, ma di una storia che si ripete, ancora oggi: è la paura, la diffidenza nei confronti di chi è «diverso» a spingere gli «uguali» a emarginare i «diversi» per non complicarsi la vita e continuare con indolenza ed egoismo a vivere una vita normale.
 
La vicenda si sviluppa tra il 1976 e il 2015/2016: l’autrice racconta gli eventi, la tempesta che sconquassò l’isola caraibica, la gara di pesca che ogni anno si svolgeva a Black Conch, e ci presenta tanti coprotagonisti, bianchi e di colore, come la signorina Arcadia Rain e Life, a cui fu negata la possibilità di vivere insieme a causa del diverso colore della pelle; sensibili come Hank al quale, secondo il padre, «non sembrava importare molto di diventare uomo. Era una dannata femminuccia che leggeva libri. Ogni tanto scriveva anche delle poesie… diceva che avrebbe difeso i poveri, le ragazze madri, gli immigrati…».
 
David il pescatore ci offre le pagine del suo diario, ricorda che «lei emergeva dalle onde e mi guardava, e quando anch’io la guardavo sapevo che stavo guardando il passato di queste isole e la mia storia di uomo…».
Nel breve periodo in cui la ospita nella sua casa e la nasconde agli occhi dei malevoli curiosi, sa di essere «pieno di ammirazione. Il suo popolo, qualunque fosse, si era estinto. Ora capiva chi erano stati. Era come se lei gli avesse aperto una porta nell’universo…».
 
Aycaya, la donna diventata sirena, sembra cantare la sua storia: «Sparisco una notte di gran tempesta/tanto tanto tempo fa/… L’isola che ricordo/aveva forma di lucertola/ Ho visto il mare/ Ho visto la sua gloria/ Ho visto il suo potere/il potere del suo regno/ Ho nuotato nelle sue rabbie/ Ho nuotato nel suo dolore/… Ho nuotato sotto le isole/… Mi sono tuffata in barriere d’oceano…».
Si rende conto, in casa di David, che «in fondo era una donna dei Caraibi; era appena riemersa in un’epoca diversa, su un’isola diversa…».
 
Accanto a loro, un altro «diverso», Reggie, figlio di Arcadia e Life, sordomuto, isolato dagli altri perché «diverso», capace di esprimersi a gesti con le mani, che immediatamente accetta Aycaya, proprio perché ne comprende la diversità, «camminavano insieme e tra loro scorreva libera la fiducia… La signorina Rain li vide avvicinarsi. Era in piedi sotto il portico, con un duro groppo in gola. Reggie non parlava mai con nessuno a quel modo, nemmeno con lei».
 
E intanto Life, ricomparso dopo alcuni anni, nella casa Rain, accanto ad Arcadia e al loro figlio, a volte, si sente ancora «il domestico negro» e pensa che «amare una bianca era il tormento della sua vita… amarla era una maledizione».
Ma è proprio Arcadia a capire che il male spesso nasce dall’invidia, dalla gelosia, dalla sete di potere e si chiede – come facciamo anche noi donne del 2022 – «perché le donne odiano così tanto le altre donne?».
 
L’autrice di questo affascinante romanzo è nata a Trinidad, ha studiato in Inghilterra, ha scritto sei romanzi che hanno vinto premi prestigiosi ed ora attende che da «La sirena di Black Conch» nasca un bel film.
Molto lusinghieri i commenti di scrittrici del livello di Margaret Atwood e Bernardine Evaristo, che raccomandano la lettura sostenendo la straordinarietà del talento di Monique Roffey.

Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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