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Storie di donne, letteratura di genere/ 487 – Di Luciana Grillo

Annarita Briganti, «Gae Aulenti - Riflessioni e pensieri sull’Architetto Geniale» – L’italiana che ha fatto il Musée d'Orsay a Parigi

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Titolo: Gae Aulenti - Riflessioni e pensieri sull'Architetto
            Geniale

 
Autrice: Annarita Briganti
Editore: Cairo, 2022
 
Pagine: 192. Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Una biografia può essere il racconto della vita di una persona straordinaria, ma anche il racconto della vita dell’autrice, delle sue passioni, delle sue esperienze che si agganciano a quelle della protagonista.
Annarita Briganti, infatti, si sente felice quando frequenta le Biennali, «che fanno parte della mia vita», vive a Brera, dove Gae aveva scelto di fermarsi, «in una casa-studio piena di scale rosse, di porte rosse, di tavoli da architetto, di progetti» e accompagna il corso della carriera di Gae, una carriera difficile per una «donna del Sud, legatissima alla famiglia», in un ambiente prevalentemente maschile dove entra per costruire e mai per distruggere, animata da un amore straordinario per il suo lavoro.
 
Diceva, infatti: «Mi piace il mio lavoro. Mi piace lavorare tanto, il lavoro pesante. Mi piace proprio quello che faccio. Mi piace guidare un cantiere, l’odore del cemento armato» e concludeva: «Sono fortunata».
È una delle poche donne architette, quando si sente sottovalutata si difende: «…Ho deciso di farli stare zitti, di non rimproverarli mai, di non fare capire loro quello che provavo».
Gae, che ricorda spesso di aver fatto la Resistenza, sente la necessità che sia rispettata la Memoria, «la Memoria è importante… la Memoria è politica, anche… Prima di tutto siamo cittadini. Poi siamo architetti».
 
Briganti ripercorre la vita di Gae, la studentessa che prendeva voti più bassi degli uomini e diventa comunque «Dottore in Architettura», «: maschile maschile maschile», la compagna Gae, «il genio che ci invidia tutto il mondo, l’italiana che ha creato Orsay… la donna che vede le cose, anche quelle lontane da lei, e che taglia con chi la ferisce e che lavora sempre, fino all’ultimo istante di vita».
Design, insegnamento universitario, teatro, scenografie… «non voglio essere specialista di qualcosa…», Gae si impegna in tanti campi, non sempre le sue proposte sono capite, sa di essere divisiva, ma è convinta anche che «Se piaci a tutti, vuol dire che c’è qualcosa che non va».
 
Quindi, quando affronta l’Orsay, vuole che sia «il più grande museo del mondo… in connessione costante con le opere, si adatta a esse nella sua struttura e non viceversa. Non un museo in quanto contenitore bella statuina ma materia viva che dialoga con l’arte, si evolve con i contenuti, cambia in base a ciò che viene esposto».
Basterebbe questo per leggere senza interruzione il testo di Annarita Briganti, che identifica Gae in una stella apprezzata dai grandi architetti, Gae Aulenti che Testori ha sprezzantemente definito «la vetrinista… con un livore che noi donne conosciamo bene», mentre Renzo Piano ha detto di lei: «Forza ed eleganza insieme. Una vera leonessa» e Mario Botta: «Era una donna che sembrava che rispondesse prosaicamente alle domande della società e poi di colpo ti rendevi conto che da questa risposta – in una lampada, un tavolo o un oggetto di uso quotidiano – c’era invece il grande passato… Senza memoria non è possibile esistere.»
 
Briganti accenna alla vita privata di Gae, ricorda le onorificenze ricevute – Legione d’Onore nel 1987 in Francia per il Museo d’Orsay e Premio Imperiale per l’Architettura in Giappone nel 1991 – i grandi lavori realizzati in Italia, dalle stazioni della metropolitana a Napoli alle Scuderie del Quirinale a Roma, dagli aeroporti di Aosta e Perugia alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, alla piazza Mario Pagano di Potenza.
E seguendo come filo rosso di questo libro il «costruire», concludiamo con la citazione della Piazza Gae Aulenti che le è stata dedicata nel centro della Milano che, come scrive Briganti, da Gae è stata plasmata.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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