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Storie di donne, letteratura di genere/ 523 – Di Luciana Grillo

Raffaella Ranise, «Le regine inglesi» – Il commento? Attendiamo il prossimo lavoro di Raffaella Ranise che magari parlerà di Elizabeth e Margaret…

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Titolo: Le regine inglesi. Le magnifiche sovrane che
            hanno preceduto Elisabetta II

 
Autrice: Raffaella Ranise
Editore: Marsilio, 2023
 
Pagine: 208, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
Raffaella Ranise, un nome – una garanzia! Appassionata studiosa di case reali, ha raccontato con sapienza i Romanov e gli Asburgo (vedi recensioni precedenti) e ora ci presenta le straordinarie regine che, fin dal tempo dei Romani, hanno contribuito a fare dell’Inghilterra prima un regno, poi un impero.
Dopo una interessante premessa e una breve descrizione della misteriosa Britannia, Ranise sceglie di aprire questo ideale corteo regale con Boudicca che, nel I secolo dopo Cristo, ancora adolescente, sposò Prasutago, re degli Iceni, che «famoso da molto tempo per le ricchezze, aveva nominato come eredi Cesare e la propria moglie, sicuro che con questo ossequio il suo regno e la sua casa sarebbero stati al sicuro da ogni ingiustizia».
 
Così scrive Tacito, che sottolinea il fatto che «i Britanni non fanno distinzioni di sesso quando eleggono i loro comandanti». Dunque, le donne potevano ricoprire ruoli di rilievo, al contrario delle donne romane.
I romani non furono rispettosi della volontà del re, ma si scontrarono con Boudicca, che Tacito descrive sempre con grande rispetto.
Nel Medioevo, ancora regine in Inghilterra. Tra queste, Matilde, la regina circondata da tre Enrico: Enrico I, il padre, figlio di Guglielmo il Conquistatore; Enrico V, imperatore del Sacro Romano Impero, il marito, che lei sposò quando aveva dodici anni; Enrico, figlio avuto dal secondo marito Goffredo d’Angiò.
 
Matilde era una donna forte, «figlia con la stessa tempra del padre, regina con la preparazione politica del primo marito», combatté perché il suo primo figlio Enrico, <> aprisse il regno dei Plantageneti.
Arriviamo alla fine del 1400, quando nasce un ennesimo Enrico che diventerà Enrico VIII, avrà sei mogli, un’ottima cultura, un grande amore per la musica e l’arte, un aspetto bello e un atteggiamento carismatico.
Noto come difensore della fede, sposò in prime nozze Caterina d’Aragona, vedova diciassettenne di suo fratello Arturo.
 
Caterina fu una donna coraggiosa, Thomas Cronwell disse che se fosse stata un uomo «avrebbe superato tutti gli eroi della storia».
Ma il matrimonio non andò bene, tanto che Enrico VIII, non ottenendo l’annullamento, provocò lo scisma anglicano che separò la Chiesa inglese da quella romana.
Caterina soffrì in silenzio, soprattutto perché la figlia Maria fu dichiarata illegittima, e morì in solitudine, forse avvelenata.
Nuova regina è Anna Bolena, definita «la più importante e influente regina consorte che l’Inghilterra abbia mai avuto».
 
Cadde in disgrazia presso il re non avendogli dato un erede maschio, ma “soltanto” una femmina, chiamata Elisabetta. Anna fu accusata di ogni malefatta, imprigionata nella Torre di Londra e decapitata. Era il 19 maggio 1536.
Ranise non trascura alcuna regina, ma una recensione non può scrivere di tutte. Mi soffermo su Maria Tudor, ultima regina cattolica, figlia di Caterina d’Aragona, definita «la sanguinaria». Aveva quattro anni quando fu la promessa sposa del figlio di Francesco I di Francia, a sei anni era un’abile amazzone e il marito diventò Carlo di Spagna, il futuro Carlo V.
 
Da ragazzina era vivace, amava la musica e il ballo, conosceva lingue classiche e moderne. Quando il padre ripudiò la madre, Maria soffrì moltissimo, si sentì sola e tradita dal padre, prese le difese della madre.
Poi nacque la sorellastra Elisabetta e Maria – dichiarata illegittima – fu costretta a servirla. Il volubile re, intanto, aveva un nuovo amore, si liberò di Anna Bolena e anche la figlia Elisabetta fu dichiarata illegittima.
Dopo la morte del re e dopo il breve regno dell’erede Edoardo, i cattolici sostennero Maria e la portarono sul trono.
 
Seguirono un matrimonio contrastato dai protestanti con Filippo II, figlio di Carlo V, due gravidanze isteriche, infine la morte, che colse la regina Maria sola e trascurata dal marito. Sua erede fu la sorellastra Elisabetta, di cui il precettore scrisse: «Il suo intelletto è privo di femminile debolezza, la sua perseveranza è pari a quella di un uomo e la sua memoria trattiene a lungo ciò che rapidamente impara».
Aveva venticinque anni, era elegante e raffinata, sicura di sé. Sapeva che l’isola attraversava un momento difficile, tra lotte religiose, povertà, mortalità infantile, attentati… e la presenza di Maria Stuarda, sua cugina, regina di Scozia.
 
E poi, via via, arriviamo al XVIII secolo, alla dinastia degli Hannover, una dinastia tedesca su suolo britannico, i primi re poco amati dagli inglesi perché si consideravano tedeschi, non amavano il loro Paese e non ne conoscevano neppure la lingua.
Nel 1837 il regno passò alla nipote di Guglielmo IV, Alexandrina Victoria, che diventerà la «grande» regina Vittoria, capace di affrontare cambiamenti storici e sociali epocali e di trascinare il mondo verso la modernità.
Victoria era ferma e determinata, sposò il suo primo amore Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, e trovò «nella dimensione familiare la piena felicità», pur mantenendo sempre al primo posto gli impegni dovuti al suo ruolo.
 
Alla morte di Alberto, che aveva solo quarantadue anni, Victoria fu sopraffatta dal dolore, ma «trovò la forza di reagire per la nazione e per i suoi figli».
Vestì sempre di nero, partecipò non vista alle nozze del secondogenito Bertie, erede al trono, organizzò i matrimoni dei suoi figli con eredi di case regnanti europee, trovò nell’ex valletto scozzese di Alberto, John Brown, una compagnia fidata e rasserenante, comprese ed esaltò le grandi capacità di Florence Nightingale, nel 1887 festeggiò i 50 anni di regno, spirò il 22 gennaio 1901 ed il suo lungo regno fu chiamato «età vittoriana».
 
I suoi eredi cambiarono il nome della famiglia da Sassonia-Coburgo-Gotha in Windsor, abolirono i titoli nobiliari tedeschi, al re Giorgio V rimase il rimorso di non aver salvato il cugino Nicola zar di Russia e l’intera famiglia imperiale, ma offrì il suo piroscafo Cardiff all’ultimo imperatore d’Austria Carlo e a sua moglie Zita per andare in esilio.
Giorgio V era il nonno di Elisabetta II, siamo ormai ai giorni nostri… e attendiamo il prossimo lavoro di Raffaella Ranise che – spero – parlerà di Elizabeth e Margaret…

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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22/02/2024
Una bella recensione!
Grazie Luciana.
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