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Storie di donne, letteratura di genere/ 60 – Di Luciana Grillo

Maria Orsini Natale, Francesca e Nunziata – Indimenticabile la frase di Mariuccia quando capisce che Nunziata «…è nu pocariello incinta…»

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Titolo: Francesca e Nunziata
Autrice: Orsini Natale Maria
 
Editore: Avagliano 1996
Pagine: 392, brossura
 
Prezzo di copertina: € 15
Note: disponibile eBook e usato.
 
Ci sono romanzi che non si dimenticano, che si ha voglia di rileggere, magari per scoprire qualche particolare sfuggito alla prima lettura.
E’ il caso di questa grande storia, uno straordinario affresco del mondo vesuviano che va dal 1848, quando ancora quei paesi erano parte del Regno delle Due Sicilie, fino al 1940, quando l’Italia sabaudo-fascista si prepara ad affrontare e a perdere la seconda guerra mondiale.
Le indimenticabili protagoniste sono due donne legate non dal sangue ma da una affinità incredibile, per cui si scelgono prima ancora di guardarsi: Francesca, donna forte e coraggiosa, nipote di un mugnaio che faceva anche il pastaio, abitava «su una di quelle alture della costa amalfitana dove la terra precipita e dirupa in un cielo capovolto»; Nunziata è una trovatella che Francesca adotta dopo la guarigione insperata di uno dei suoi nove figli.
 
Francesca fa strada, diventa un’imprenditrice ricca e potente, che «con cappello e carrozza…risaliva l’erta profumata e si inerpicava nella terra dei silenzi, delle rocce rosate tra le due linee di turchino…», ma non dimentica le sue origini modeste, «…il pavimento di pietra, le pile scurite delle assi dove si sciorinava la pasta, il legno vissuto del lungo tavolo…i volti dei suoi cari, segnati come maschere», perciò, sia pure in modo diverso, segue la tradizione familiare e dirige il suo pastificio, voluto dal nonno e dal padre, uomini capaci sempre sostenuti dalle loro donne, «…tutte sane e tutte timorate di Dio».
In particolare, Francesca ricorda la «nonna Trofimena, con il vivace fazzoletto legato sotto il mento, le guance rubizze, gli occhi chiari e lustri che stava lì a riguardarsi incantata l’antica icona in legno dorato, la Madre misericordiosa che porgeva il frutto del melograno.
«Per tutta la vita alla nonna furono sacri i frutti dai rossi chicchi e aggruppati li appendeva alle pareti in augurio per la casa e magia di provvidenza.
«Francesca, raccogliendone il sentimento, ne conservò sempre qualcuno a seccare.»
 
Francesca, anzi: donna Francesca, sa che dalla sua forza, dalle sue capacità, dalla sua volontà dipendono i figli, il marito, il pastificio, la casa di campagna, la vendemmia, le feste durante le quali si radunavano tanti amici e parenti: «quel rito da tempo immemore si ripeteva ogni anno. Anche con i lutti, le calamità e le eruzioni…i Montorsi non l’avevano mai tralasciato…
«Nella piccola foresteria in fondo alla pineta si mandavano i maschi giovani, perché disagiato era il pernottarvi; nella villa invece si improvvisavano letti in tutte le camere, anche in quelle di passaggio.
«Al piano terra, nelle tre stanze in fila dipinte dal Fischetti, dove venivano accampati tutti i bambini e le ragazze, Mariuccia stendeva brande infinite…E al cadere della sera in quelle tre stanze c’era il cicaleccio più garrulo…»
 
L’autrice sa raccontare, con un sorriso partecipe, le piccole e grandi vicende che si intersecano nella storia delle due donne e sa inserire anche altre figure femminili, ad esempio la cameriera Mariuccia, che «con le sue braccia lunghe come pertiche…strinse al petto largo quanto un armadio…» Nunziata, la bimba «bionda bionda accolta da una vera famiglia, da tanti fratellini…i piedi nella casa erano sempre tanti e la scala si riempì di festa sotto i passi e le voci…»
La piccola orfanella si integra immediatamente, ama tutti con affetto spontaneo, soprattutto si entusiasma quando vede la mamma al lavoro, tra farine e macchinari, tanto che Francesca, guardandola intensamente, non può non pensare con materno orgoglio: «è come me».
 
Le vicende storiche e l’evoluzione che si realizza anche nel mondo dei pastai e dei pastifici condizionano in qualche modo le scelte delle due donne.
Un amore non ammesso in famiglia costringe Nunziata ad allontanarsi, sposando l’uomo scelto da Francesca.
Indimenticabile la frase di Mariuccia quando capisce che Nunziata «…è nu pocariello incinta…»
Nunziata non può far altro che obbedire e adattarsi ad una situazione nuova, ma rimane se stessa fino in fondo.
Bella e forte, tenace e determinata proprio come Francesca.
La Orsini Natale con questo romanzo ha vinto numerosi premi, come l’«Oplonti», il «Domenico Rea», il «Chianti Ruffino», ha concorso al premio «Strega» ed è stata tradotta in molte lingue.
Insieme all’ammirazione per queste donne belle e forti, la scrittrice ha testimoniato con tenerezza un immenso amore per la sua terra, per quel mondo alle falde del Vesuvio dove, nonostante tutto, continuano a fiorire le ginestre.
 
Luciana Grillo
(Precedenti)

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