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Storie di donne, letteratura di genere/ 93 – Di Luciana Grillo

Laura Mazzeri, «Tra due vite - l’attesa, il trapianto, il ritorno» – Quando si sa di leggere una «storia vera» si presta tutt’altra attenzione...

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Titolo: Tra due vite. L'attesa, il trapianto, il ritorno
Autrice: Mazzeri Laura
 
Editore: Giunti Editore 2015 (collana Narrativa non fiction)
Pagine: 192, brossura
 
Nota: Disponibile eBook
Prezzo di copertina: € 14,90
 
Quando si inizia a leggere una storia dichiaratamente «vera» fin dalla copertina, l’attenzione è forse più intensa, perché si immagina di potersi trovare nelle stessa situazione, di poter vivere le stesse sensazioni, di poter fare le stesse esperienze.
Quindi, si cercano istintivamente punti di contatto, coincidenze, somiglianze.
La storia di Laura si sviluppa in una famiglia normale, multietnica e in alcune circostanze numerosa: ad un certo punto irrompe, improvvisa e destabilizzante, la malattia di Laura: «…nelle oscure veglie con gli occhi sbarrati a guardare la notte, ogni singola notte, una dopo l’altra senza tregua, vedo tutto ciò che di giorno nascondo ai miei cari, agli amici e finanche a me stessa: la orripilante contiguità con la morte.»
Eppure Laura è coraggiosa, continua a cantare nel coro («è una di quelle piccole ancore che mi tengono ben salda nella tempesta»), accompagna o va a prendere i figli, si ferma talvolta al bar con altri genitori, sceglie i regali di Natale, e scrive: «La terra di mezzo è quella in cui mi sto muovendo io…mi muovo nella vita con difficoltà perché il corpo è sofferente…eppure il fiume scorre ancora e la mia vita c’è, è palpabile, la sento».
 
Laura è figlia di una mamma anziana e apprensiva, moglie di Amrit, mite ristoratore indiano che prega per lei rivolgendosi al suo dio Ganesh, mamma di Sonia e David, insegnante.
Dopo interventi, ricoveri, altalene di speranze e oscure paure, la Mazzeri sa che deve subire il trapianto del fegato.
Si dice che la scrittura possa avere valore terapeutico; perciò Laura scrive, filma, fotografa, apre un blog per affrontare i lunghi mesi dell’attesa.
Quando sa che il donatore è stato trovato, tutte le attività per così dire intellettual-terapeutiche cessano.
Lunga pausa, poi nuova vita, così diversa dall’altra, da far pensare al «prima» e al «dopo» come a periodi lunghi, complessi e assai diversi.
 
È del «dopo» il suo sentirsi «immersa nel vortice della vita accompagnata da una inesauribile doping-euforia. Ricordo di aver avvertito una forza interna straordinaria, un motore sempre acceso pronto a gettarmi in avanti, sempre più in là».
Certo, ci sono malanni che si ripresentano, farmaci antirigetto da assumere per non correre il rischio, pur sapendo che possono avere effetti collaterali, problemi da affrontare ed eventualmente risolvere, i figli che crescono, la madre che invecchia e si avvia alla fine, gli amici che si rivedono, l’amica Sabrina che muore… e c’è il donatore, un giovane uomo al quale Laura pensa spesso, anche se sa che, per motivi di riservatezza, non potrà mai saperne il nome.
Nessuna di queste difficoltà, però, le «appariva degno di vera preoccupazione… le affrontavo senza emozioni apparenti. Nulla mi preoccupava, tranne la morte».
La guarigione sembra lontana, talvolta compromessa da dolori improvvisi o recrudescenze di vecchi mali.
Laura trova sollievo nella scrittura, nel diario che amorevolmente diventa un libro e che si conclude – e ne siamo felici – con un lieto fine.
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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