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Storie di donne, letteratura di genere/ 196 – Di Luciana Grillo

Liliana Bellone, «Frammenti di un secolo» – Una vita trascorsa lontano dalla propria terra, con altre persone forzatamente, coltivando la passione per lo studio

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Titolo: Frammenti di un secolo
Autrice: Liliana Bellone
 
Traduzione: Rossella Carbone
Editore: Oedipus 2016
 
Pagine: 156, Brossura
Prezzo di copertina: € 12,50
 
Liliana Bellone, saggista, poetessa e scrittrice argentina di origine piemontese, ama le storie vere, le piace ri-scrivere vite realmente vissute, scavare in eventi lontani, analizzare il presente attraverso la lente di ingrandimento della ricerca e della passione.
Ha pubblicato la storia della sua famiglia, ponendo al centro la figura del nonno Giovanni, ha delineato con abilità la vita di Eva Peron (vedi nostra recensione), https://www.ladigetto.it/permalink/41824.html
ha ricevuto premi e riconoscimenti.
Con Frammenti di un secolo si muove fra drammatici momenti della dittatura argentina e anni di esilio, facendoci conoscere la straordinaria storia di un professore di Letteratura dell’Università di Salta – Carlos Giordano, nel testo Ismael –  costretto all’esilio e rifugiatosi in Italia con Eleanor, sua alunna prima e moglie poi.
 
Entrambi insegnarono presso l’Università della Calabria. Non è superfluo aggiungere che la Bellone fu allieva del professor Giordano, «che l’ha iniziata ai piaceri della lettura e della letteratura».
Sarebbe riduttivo parlare di questo testo considerandolo solo una biografia: è molto di più, è il vivere lontano dalla propria terra, è lo stare insieme ad altre persone forzatamente, è il coltivare la passione per lo studio, per i grandi scrittori che sembrano aleggiare sulle 156 pagine che si lasciano leggere con inesauribile interesse.
 
La voce narrante – Ana – è in esilio a Parigi («cominciai a rendermi conto che dietro le strade di Parigi c’erano altre strade, quelle dei romanzi di Proust, le strade chiassose di Odette Swann e di Gilberte») e decide di scrivere a Sylvia, amica e amante del Maestro, ripercorrendo il passato, ritrovando nel ricordo l’Argentina di Peròn e di Isabelita, dei desaparecidos, la loro generazione che cercava di resistere ai generali con l’utopia della letteratura, il rifugio sulla Cordigliera dove il tempo è scandito dalla «infinita  lettura di Proust».
E rivede Ismael che «abbandonò la scrittura, il piacere di scrivere, il desiderio di scrivere, la fame di scrivere e si mise a leggere con più piacere, con più fame, con più desiderio, con più amore, con più passione, con più dedizione, con più orrore, con più godimento, con più arguzia, con più saggezza», mentre «il generale… con qualche parola demolì l’entusiasmo rivoluzionario… Gli eventi di Plaza de Mayo segnarono l’inizio della disgregazione».
 
Arresti, furgoni blindati, aeroporti clandestini, Cile, Perù, Spagna per alcuni anni e poi, per Ana, Parigi, dove «ho trovato il titanico assedio della solitudine… La solitudine invase il mio corpo, le mie poesie, i miei romanzi, i miei racconti e instaurai con essa un’insolita armonia… Gigante adorabile, la solitudine».
A Parigi per qualche tempo si ricostituì il gruppo argentino, mentre il passare degli anni aveva reso tutti più fragili.
Per Ana «l’ora del crepuscolo era l’autunno sereno della mia vita. Era giunto il tramonto per la donna e per la scrittrice. Prima che la notte irrompesse con decisione, accesi la lampada e lessi, lessi senza sosta… Quanto amore, quanto amore sprecato nelle nostre solitudini…».
Ma non finisce qui: «IL QUADERNO Azzurro. È lì, sul tavolino della sala… Domani preparerò un pacchetto con il Quaderno Azzurro e altri scritti. Credo sia il tuo momento e che tocchi a te conservarli».
 
Il quaderno ci parla direttamente di Ismael, del suo amore per Sylvia («Sylvia è la vita, nonostante un’antica tristezza… Sylvia è un fiore, una violetta pronta per essere raccolta ma a volte mi sembra un’orchidea…»), del suo pensiero per moglie e figli («Non sono un buon padre; sebbene l’amore che provo per loro mi tolga il fiato durante le notti insonni»), di Orazio, Quevedo o Shakespeare che «sono il mio conforto in questo mare di angosce», delle parole che ama, del tempo che passa: «Presto compirò anch’io cinquantaquattro anni. E adesso mi preparerò alla partenza. Orrendi mastini mi obbligano a costruire nuove abitudini, una nuova vita, sebbene dietro di me rimangano gli scampoli della mia esistenza riciclata infinite volte… Ho smesso infine di essere un diligente professore di letteratura. Per anni ho rispettato gli orari, i libri, le apparenze… ho riso della mia solitudine…e  mi sono trascinato come un verme felice… Ricordo, ricordo, mentre il grande lago mi sommerge>>.
 
Il libro è completato da una breve biografia di Carlos scritta dal figlio Santiago: leggendola, comprendiamo meglio la storia di Carlos-Ismael, il suo impegno politico, la sua storia di cultura, di esilio e di amore.
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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