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Bilancio del Festival dell’Economia che si è chiuso oggi

Una decima edizione da record, con alcuni punti critici, certamente risolvibili

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La decima edizione del Festival dell'Economia conferma la popolarità e la forte attrattività di questa manifestazione, la cui formula si dimostra ancora vincente.
Il primo dato che evidenzia il grande interesse suscitato fra il popolo dello scoiattolo è il colpo d'occhio offerto dai 16 luoghi, fra teatri e sale, che hanno ospitato i 93 eventi della kermesse economica, sempre gremiti, con lunghe file per accaparrarsi un posto a sedere.
Il Festival non è vissuto solo nelle sale e nei teatri, ma anche nelle piazze, dove sono stati allestiti 19 fra stand e tensostrutture per un totale di oltre 1.350 metri quadrati.
Un Festival ad alta tecnologia, con 12 sedi coperte da fibra ottica, 3 piazze coperte da servizi di rete, 5 regie mobili, un canale satellitare, 4 km di cavi video stesi nelle sale con 65 eventi coperti, 3 server per la codifica delle trasmissioni in streaming video e due canali dedicati al Festival sulle emittenti locali.
Inoltre, sono ben 94 i pubblici esercizi che presentano allestimenti in chiave Festival.
Nella segreteria organizzativa hanno lavorato 22 persone a cui si aggiungono 9 interpreti, 38 volontari, 20 tecnici, 36 video operatori e 40 persone addette al montaggio degli allestimenti nelle piazze.
Ma il dato più sorprendente arriva dal web. Grazie alle 65 dirette streaming, supportate da 5 server, il Festival può essere seguito in tutto il Mondo.
Nel terzo giorno, le connessioni sono arrivate a quota 1.920.050.
Il Festival è dunque un grande evento mediatico internazionale, come dimostra anche un articolo, uscito proprio oggi, sul prestigioso periodico The Economist.
L'Ufficio Stampa ha accredito oltre 400, fra giornalisti, operatori e fotografi provenienti da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Cina, in rappresentanza di 137 testate.
370 quelli che hanno ritirato il pass e dunque presenti fisicamente a Trento.
Dal giorno di apertura fino ad oggi pomeriggio circa 120 i comunicati stampa redatti, in tre lingue, senza contare le centinaia di foto scattate ogni giorno. Impossibile contare anche il numero di tweet e di post apparsi sui social network, che hanno creato un forum virtuale dedicato ai temi e alle conferenze del Festival.  
 
I punti critici sono presto detti.
Anzitutto i tagli di bilancio hanno portato qualche problema. Il materiale stampa, ad esemoio, è andato esaurito presto, nonostante fosse conosciuto il numero delle richieste di accredito.
Non potendo accontentare tutti i giornalisti, inoltre, l’ufficio stampa ha privilegiato i giornalisti provenienti da fuori. Il principio è buono, ma se vogliamo che crescano anche i colleghi trentini non si deve fare questo distinguo. 
I collaboratori de l'Adigetto.it hanno comunque vissuto il festival come un momento esaltante e tanto basta per ringraziare l'Ufficio Stampa appena criticato.
Sono stati allestiti 94 esercizi pubblici, ma è stato dimenticato il supermercato «Eurospesa» della famiglia Tovazzi. Si trova nella centralissima e strategica via Torre Vanga ed è stato più che frequentato dai turisti del Festival.
Quanto agli interventi, molti sono stati illuminanti, perfino quelli dei politici. Renzi ha detto un sacco di cose chiare e condivisibili. Padoan meno: qualcuno ha avuto l’impressione che parlasse in politichese (forse sapeva di parlare a esperti). Sono arrivate critiche dai nostri lettori sul ministro Poletti.
Particolarmente apprezzati Ignazio Visco (citato anche da Rainews 24), Joseph Stiglitz, Anthony Atkinson e Federico Rampini (subito amplificato con un nostro intervento sulla Cina - vedi)
Molti interventi sono stati in netta contrapposizione alla politica del governo, senza che il governo potesse difendersi. Qualcuno si è lamentato che alcuni temi sono stati trattati così come possono essere letti nei libri di economia di terza ragioneria, altri che i relatori sono andati nella direzione sbagliata, come quello di Lina Wertmuller, il cantante Elio (senza le storie tese) e lo scrittore Vanni Santoni (vedi).
 
Insomma, il bilancio è certamente positivo, anzitutto perché ha lanciato e consolidato l’immagine di un Trentino attento a fenomeni globali, poi perché i Trentini con il festival crescono di cultura (e - finalmente - di buone maniere), e infine perché i grandi dell’economia guardano al nostro territorio come arena dove potersi esprimere e magari lanciare messaggi a chi di dovere.
Il festival è diventato un appuntamento dove ogni esperto di economia vorrebbe poter dire la sua. E’ un po’ come un Festival del cinema di livello mondiale, dove si vince per la sola ragione che si è ammessi a partecipare.

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