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Francesca Neri torna a Trento, come nel film che sta girando

In questi giorni finisce di girare in Trentino «The habit of beauty» di Mirko Pincelli, coproduzione italo inglese con il supporto di Trentino Film Commission

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Francesca Neri è l’interprete femminile del film «The habit of beauty» che si svolge fra la provincia di Trento e Londra. Si tratta di una produzione Orisa Produzioni con The habit of beauty Film LTD (Inghilterra) con il sostegno di MIBAC Trentino film Commission e verrà distribuito da Bea Production.
Oggi, a una settimana dalla fine della produzione. ha partecipato a una conferenza stampa insieme agli altri interpreti, Vincenzo Amato, Remo Girone, Noel Clarke e Nico Mirallegro.
«È la prima volta che giro un film a Trento e ritrovarmi nei luoghi dove sono nata è una sensazione molto particolare, non lontana da quella che prova il personaggio che interpreto.»
 
Ambientato dopo le rivolte inglesi del 2011 e girato tra Londra e il Trentino, «The habit of beauty» (L’abitudine alla bellezza) è una riflessione sulla corsa al successo senza senso che ormai caratterizza il nostro mondo e sull’effetto che questa ha sulla vita di quattro londinesi, due inglesi e due di origine italiana, trentina per la precisione.
Lei (Francesca Neri) è di buona famiglia borghese, lui (Vincenzo Amato) un fotografo di umili origini.
Si sposano e decidono di andare a Londra, dove avranno maggiori possibilità. Ma pur avendo un figlio le loro vite sono destinate a separarsi, lei nelle gallerie d’arte, lui foto9grafo di moda.
Finché, purtroppo, il loro figlio muore in un incidente stradale.
La disgrazia li riavvicina e tornano in Trentino, come a voler ricominciare daccapo. Come se avessero sbagliato a seguire solo la strada del successo.
 
Il film è un testo impegnato, che ripropone l’antico dilemma se sia meglio essere o avere.
Svolto tra due mondi completamente diversi, la metropoli londinese e la provincia trentina, di fatto non li contrappone ma li fa convivere complementari.
Quello che è mancato alla coppia non è stato l’ambiente ma la scelta di vita, la ricerca del successo che ha cancellato i valori stessi della vita. Finché una vita se ne va.
Il ritorno alle origini non è la soluzione del film. È solo un modo per provare a leggersi dentro meglio.
E così è stato anche per Francesca (l’attrice, non il personaggio del film).
 
È stato anche per te un ritorno emozionante come per il personaggio che interpreti? – Le abbiamo chiesto.
«La sensazione che ho provato tornando a casa per lavorare è stata molto forte. Potrebbe essere un richiamo alle origini… Un suggerimento esistenziale. Chi può dirlo?»
Il film sarà finito tra una settimana, poi va in post produzione. Si presume che sia pronto per l’autunno.
Non c’è ancora una circuitazione programmata, «Ma – Come dice Nico Mirallegro – il film buoni hanno le gambe: sanno trovare da soli la strada del successo.»
 

 
 Francesca Neri 
È nata a Trento 10 febbraio 1964 ed è un'affermata attrice e produttrice cinematografica.
Ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e ha ottenuto la sua prima parte nel 1987, nel film «Il grande Blek», regia di Giuseppe Piccioni.
Nel 1988 gira «Bankomatt» con Bruno Ganz e per Luigi Comencini nel 1989 «Buon Natale... buon anno», ma si impone alla critica e al pubblico grazie alla recitazione, alla sua bellezza eterea e al suo sguardo distante con il controverso «Le età di Lulù» (1990), per l’inconfondibile regia di Bigas Luna, che la fa conoscere anche al pubblico spagnolo.
Nel 1991 è la protagonista in «Pensavo fosse amore... invece era un calesse» di Massimo Troisi, che le porta il primo Nastro d'Argento.
Negli anni successivi gira il bel film «Al lupo, al lupo» di Carlo Verdone. È poi la volta di «Sud» del 1993 di Gabriele Salvatores, in cui è l'unica protagonista femminile, e del difficile «Spara che ti passa» con Antonio Banderas e la regia di Carlos Saura.
 
Successivamente lavora in commedie di Antonio Luigi Grimaldi, Alessandro Benvenuti e, in ruoli più impegnati, in «La mia generazione» di Wilma Labate nel 1996 e in «Le mani forti» di Franco Bernini nel 1997.
In questi anni, dopo una lunga relazione con il produttore Domenico Procacci, si lega all'attore Claudio Amendola, dal quale a fine anni '90 avrà un figlio, Rocco.
In quello stesso anno interpreta «Elena», la protagonista femminile di Carne trémula di Pedro Almodóvar e vince il secondo Nastro d'Argento come migliore attrice.
In seguito ottiene dei buoni ruoli in «Matrimoni» di Cristina Comencini nel 1998 e, l'anno successivo, ne «Il dolce rumore della vita» di Giuseppe Bertolucci e in «Io amo Andrea» di Francesco Nuti.
Nel 1999 affianca Adriano Celentano nella conduzione della trasmissione «Francamente me ne infischio» su Raiuno, riscuotendo ottimo successo. L'anno seguente interpreta, nel programma serale «Alcatraz», la ragazza di un personaggio virtuale condannato a morte in un carcere americano, programma che scuote l'opinione pubblica a causa delle immagini mandate in onda.
 
Nel 2000 lavora in produzioni americane, con delle apparizioni in «Hannibal» di Ridley Scott (il seguito de Il silenzio degli innocenti), nella parte di Allegra, moglie dell'ispettore interpretato da Giancarlo Giannini, e in «Danni collaterali» a di Andrew Davis del 2001 Fianco di Schwarzenegger.
Nel 2002 gira «La felicità non costa niente» di Mimmo Calopresti e l'anno successivo interpreta una presentatrice senza scrupoli in «Il siero della vanità» di Alex Infascelli.
Dal 2006 inizia a collaborare con Pupi Avati, che la dirige ne «La cena per farli conoscere».
Col regista bolognese lavora di nuovo nel 2008, interpretando il difficile ruolo di Delia, madre di Giovanna, in «Il papà di Giovanna». Per tale interpretazione vince il Nastro d'Argento alla migliore attrice non protagonista.
Nel 2010 è coprotagonista con Fabrizio Bentivoglio in «Una sconfinata giovinezza», nel quale ricopre il ruolo di Francesca, una professoressa il cui marito è affetto dal morbo di Alzheimer.
Inizia a lavorare come produttrice nel 2005, debuttando con il film «Melissa P.».
Nel 2008 produce anche «Riprendimi» di Anna Negri.
Ha ricevuto 7 nomination per il David di Donatello e otto pe ril nastro d'Argento, dei quali ne ha vinti tre.
 

 
 Vincenzo Amato 
È nato a Palermo il 30 marzo 1966, è scultore e attore.
Ha studiato a Roma, dove abitava la madre Muzzi Loffredo, regista e musicista.
All'età di 20 anni si trasferisce negli Stati Uniti, dove conosce Emanuele Crialese.
Nel 1997 fa l'attore in «Once We Were Strangers» (con cui vince anche un premio al Festival di Bruxelles), ma la sua vera professione è quella di scultore, in particolare lavora il ferro.
Nel 2002, dopo una serie di esperienze cinematografiche e teatrali, recita in Respiro di Crialese che ottiene un grande successo al Festival di Cannes.
Nel 2007 ottiene una nomination ai David di Donatello per il miglior attore protagonista grazie alla sua interpretazione in Nuovomondo.

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