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Alice in Wonderland al Mart di Rovereto

Il favoloso mondo di Lewis Carroll e la sua enorme influenza nelle arti visive

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Inaugurata ieri, 25 febbraio,  al Mart di Rovereto, «Alice in Wonderland», la prima mostra che affronta e analizza in modo completo l’influenza che i famosi racconti di Lewis Carroll hanno avuto sul mondo delle arti visive (visitabile fino al 3 giugno 2012 per poi trasvolare alla Kunsthalle di Hamburg,).
A cura di Christoph Benjamin Schulz e Gavin Delahunty, e con l’assistenza di Eleanor Clayton, la mostra è organizzata dalla Tate di Liverpool (dove è stata inaugurata il 4 novembre scorso) in collaborazione con il Mart e la Kunsthalle Hamburg.
 
I classici di Lewis Carroll (Charles Lutwidge Dodgson, 1832 – 1898) «Alice nel Paese delle Meraviglie» e «Attraverso lo specchio» hanno affascinato e ispirato molte generazioni di artisti da quando furono pubblicati, 150 anni fa.
Questa mostra approfondisce il processo di creazione dei romanzi, l’adozione dei testi come fonte di ispirazione nel mondo dell’arte, e la revisione di alcuni temi chiave operata da molti artisti fino ai giorni nostri.
 
Il punto di partenza del percorso espositivo è la prima edizione a stampa di Alice, pubblicata a Londra da MacMillan nel 1865 col titolo «Alice’s Adventures in Wonderland».
In mostra saranno presenti le illustrazioni originali di questa prima edizione, disegnate da Sir John Tenniel, da cui nacque un mondo estetico visivo autosufficiente, in grado di avere vita propria.
 
Ancora oggi, è questa l’iconografia comunemente associata alla storia di Alice.
Il ruolo svolto dalle immagini è stato del resto completamente centrale fin dall’inizio, nella genesi dell’opera: in mostra sarà presente anche una riproduzione del manoscritto originale con i disegni autografi di Lewis Carroll, donato dall’autore alla dodicenne Alice Liddell come regalo di Natale nel 1864.
 
Lewis Carroll era ben integrato nella scena artistica del suo tempo: come fotografo ed esperto d’arte, Carroll si circondava di amici artisti come Dante Gabriel Rossetti, conosciuto grazie alla mediazione dello scultore Alexander Munro, e Sir John Everett Millais.
In mostra le opere di Dante Gabriele Rossetti e Millais saranno esposte accanto ai dipinti di William Holman Hunt e Arthur Hughes, di cui Carroll scrisse nei propri diari.
 
La mostra offre un’opportunità unica di comprendere la vicenda umana e artistica di Carroll, a partire dalla sua vasta e personalissima produzione fotografica. Insegnante di matematica al Christ Church College di Oxford, Carroll si avvicinò alla fotografia da amatore, grazie ad alcune innovazioni tecniche, come il cavalletto, che, a partire dal 1850, poté essere utilizzato anche dai fotografi dilettanti.
Nel 1856 Carroll acquistò una macchina fotografica, e nello stesso anno conobbe, Alice Pleasance Liddell, una bambina, figlia di Henry George Liddell, decano del Christ Church.
 
Alice posò a più riprese nelle curiose scenografie appositamente allestite. La prima fotografia di Alice fu scattata il 3 giugno 1856, quando la bambina aveva solo quattro anni, e l’ultima la ritrae all’età di diciotto anni.
Carroll espose parte di queste immagini, e lasciò una produzione totale di circa tremila fotografie che è forse una delle più vaste testimonianze fotografiche dell’Inghilterra vittoriana.
 
Da notare che nei suoi scatti immortalò anche molti amici pittori: nel 1863 tenne una lunghissima sessione fotografica a casa di Rossetti.
«Dodgson – scrive Edward Wakeling nel testo in catalogo – era chiaramente nel suo elemento, felice di questa incursione in un mondo artistico solitamente inaccessibile ai non eletti.»
 
In mostra si potrà vedere anche la strumentazione di Carroll e una serie di documenti provenienti da adattamenti teatrali del tempo.
Un’altra sezione della mostra documenta come le storie di Carroll siano state adottate appunto da molti artisti visivi, che vi trovarono immediatamente una importante fonte di ispirazione tematica per le proprie ricerche.
 
A partire dal 1930 il gruppo dei surrealisti sentì una forte attrazione per il fantastico mondo in cui erano ambientate queste storie, in cui le leggi di natura erano come sospese.
Ecco allora una serie di dodici illustrazioni di Salvador Dalí, opere di Max Ernst e Dorothea Tanning, ma anche un eccezionale film di René Magritte, intitolato semplicemente «Alice in Wonderland», del 1957. I Surrealisti inglesi, soprannominati «figli di Alice», sono rappresentati da opere di Paul Nash, Roland Penrose, Conroy Maddox e F.E. McWilliam.
 
Tra gli anni Sessanta e Settanta, l’arte concettuale vide in Alice uno strumento per l’esplorazione della relazione tra realtà e percezione, come si vide a più riprese nei contesti della Pop e della Psychedelic Art.
Una sezione apposita riunisce opere di Jan Dibbets, Dan Graham, Joseph Kossuth, Yayoi Kusama, Adrian Piper, e Marcel Broodthaers.
 
Gli artisti hanno continuato a trarre ispirazione dalle avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie anche negli anni successivi.
Alcuni temi in particolare, restano molto attraenti per la ricerca artistica contemporanea: il viaggio dall’infanzia all’età adulta; i rapporti tra linguaggio, significato e nonsense; le relazioni tra la dimensione dell’osservatore e l’ambiente che lo circonda, tra le diverse prospettive e la tensione tra percezione e realtà.
 
La sezione finale testimonia come la produzione intorno ai temi legati ad Alice nel Paese delle Meraviglie sia ancora molto vasta.
Il canone letterario e visivo inaugurato da Carroll è stato sottoposto nel corso degli anni a una revisione continua, che lo rende sorprendentemente attuale e significativo per la ricerca contemporanea.
 
Lo testimoniano le cinque straordinarie fotografie di Francesca Woodman scattate tra il 1972 e il 1980, il doppio video di Douglas Gordon «Through a Looking Glass» (1999) e quello di Pierre Huyghe «A smile without a cat» (2202), i disegni di Kiki Smith, i collage di Liliana Porter, le fotografie di Anna Gaskell, e lavori più recenti di Joseph Grigely, Torsten Lauschmann, Jimmy Robert e Annelies Štrba.
 
Massimo Parolini
m.parolini@ladigetto.it
 
 Alice in Wonderland
Mostra organizzata da: Tate Liverpool in collaborazione con il Mart di Rovereto e la Kunsthalle Hamburg
Mostra ideata da: Christoph Benjamin Schulz e Peter Gorschlüter
A cura di: Christoph Benjamin Schulz e Gavin Delahunty, e con l’assistenza di Eleanor Clayton.

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