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Laboratorio permanente sui linguaggi contemporanei

«Futuro Presente» - Il programma della Tre giorni

 IL PROGRAMMA
Si comincia venerdì 15 giugno alle ore 14,30 con la proiezione di due pellicole a firma di Pippo Delbono presso la Sala conferenze del Mart.
Alle ore 14.30, il cortometraggio Blue sofa racconta la strana quotidianità dei fratelli Baczynski che ogni giorno tra le 17 e le 20 si siedono sul divano in attesa della morte con l'illusoria certezza che se la morte non farà loro visita in quell'arco di tempo, non lo farà in tutto il giorno.
Segue Questo buio feroce (durata 76') che invece racconta la solitudine degli individui e l'incapacità di comunicazione.
 
Sempre alla Sala conferenze del Mart, alle ore 16, prende vita il primo degli incontri dal titolo Il corpo che danza.
A dialogare sul corpo catturato dalla danza, sull'eterna promessa di questa disciplina sono Pippo Delbono, Marie-Agnès Gillot (étoile de l’Opéra di Parigi insignita, tra l'altro, del titolo di Chavalier des Arts et Lettres nel 2006), Bobò (attore e compagno di scena di Delbono) e Leonetta Bentivoglio, consulente per numerose manifestazioni culturali nazionali e straniere, autrice di numerose pubblicazioni e penna storica di La Repubblica.
 
Dal corpo nella danza si passa a «Il corpo teatrale», al centro dell'incontro delle ore 18 con Maria Grazia Gregori, allieva di Gillo Dorfles e docente per anni alla Paolo Grassi di Milano, e con lo scrittore, saggista e giornalista Gianni Manzella che parleranno del gesto del performer, delle numerose declinazioni del corpo sul palcoscenico e del suo rapporto con lo spettatore e se stesso.
Il lungo pomeriggio presso la Sala conferenze del Mart si conclude alle ore 19.30 con la proiezione di Guerra, film del 2003 di Pippo Delbono che mescola riprese del tour dello spettacolo omonimo proposto in Israele e Palestina e scene di vita reale in quell'angolo di Medioriente. Una storia non lineare che ha per protagonisti gli attori e la gente della strada.
 
Il primo giorno di Futuro Presente prevede alle ore 21 (Auditorium Melotti) lo spettacolo Dopo la battaglia, vincitore del Premio Ubu 2011.
Si tratta di un'opera elegiaca e intensamente multidisciplinare che viaggia senza pietà nelle lacerazioni di un presente affollato da soprusi ed emarginazioni.
Sul palcoscenico Pippo Delbono è affiancato da numerosi attori tra cui Bobò e Pepe Robledo e vi si ritrovano anche inserti diaristici e privati come un breve ritratto filmato della mamma del regista.
 
È il cinema ad aprire la giornata del 16 giugno con l'incontro Il cinema come viaggio (Sala conferenze del Mart, ore 11) che vede Marco Müller – critico, storico del cinema e direttore di festival come quello di Torino, Locarno, Venezia, Roma – e Gianluigi Bozza dialogare su come Delbono concepisce la settima arte producendo opere in grado di confrontarsi allo stesso tempo con il tragico e il sublime. Segue la proiezione di Grido sempre di Delbono, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, dove fu anche premiato.
Il pomeriggio (ore 16) Concita De Gregorio, già direttore de l'Unità, editorialista di La Repubblica e autrice di numerosi libri, e il critico letterario nonché finalista del Premio Strega 2012, Emanuele Trevi raccontano la visione del corpo che aveva uno degli ultimi grandi intellettuali italiani del Novecento, Pier Paolo Pasolini, in particolare de Il corpo in cerca di verità.
 
Si muove ben oltre il secolo più recente, invece, lo sguardo di Umberto Galimberti, professore ordinario di Filosofia della storia e di Psicologia, collaboratore di numerosi quotidiani e autore di libri di successo.
Ne Il corpo in Occidente (ore 18 sempre alla Sala conferenze del Mart) affronterà il tema del corpo in Occidente nella sua pluralità di significati lungo la storia: organismo da sanare, forza lavoro da impiegare, carne da redimere, inconscio da liberare... dai Greci ai giorni nostri.
 
Sempre in anticipo sui tempi e sperimentatore dei linguaggi, Pippo Delbono ha usato anche le nuove tecnologie per riprendere la realtà. Proprio nel 2009 ha realizzato con un telefono cellulare le riprese confluite in La paura, pellicola proiettata alle ore 19.30 (Sala Conferenze del Mart). Si tratta di immagini italiane catturate selvaggiamente dall'artista: realtà, programmi televisivi, corpo e corpi.
Alle ore 21 all'Auditorium Melotti va in scena Il tempo degli assassini, spettacolo teatrale di Pippo Delbono. Il titolo è tratto da un verso di Rimbaud ed è una riflessione acuta e disinvolta sul teatro, è il racconto dei disagi e delle suggestioni di due artisti che si espongono al pubblico dall'interno, narrando sogni e paure della nostra vita quotidiana.
 
Come già la giornata di sabato anche domenica 17 giugno prende il via con una riflessione guidata da un grande esperto di cinema. Questa volta si tratta di Frédéric Maire, direttore della Cinématheque Suisse e già organizzatore al Festival di Locarno di una importante retrospettiva cinematografica su Delbono, che in Il corpo cinema (ore 11, Sala conferenze del Mart) spiega come nelle opere del regista ligure l'artista incarna la cinepresa che diventa un vero e proprio prolungamento fisico.
 
Perfetta testimonianza di quanto spiegato da Frédéric Maire è Amore Carne: diario di viaggio, sguardo sul mondo, testimonianza di incontri.
Pellicola proiettata alle 14.30 sempre alla Sala Conferenze del Mart. Nel corso dei suoi viaggi, i mezzi leggeri del cinema di Pippo Delbono catturano momenti unici, incontri ordinari o straordinari.
Conclude il ciclo di incontri il triplo appuntamento delle 16, delle 17 e delle 18. Il corpo politico raccoglie due dialoghi.
Il primo è condotto dalla nota teologa e filosofa Marinella Perroni che parte dalla tradizione culturale e religiosa occidentale per riflettere su come ci abbia sempre insegnato che non abbiamo un corpo, bensì siamo un corpo, sia come individui che come collettività.
Alle ore 17 sale sul palco invece Gennaro Migliore, ex parlamentare e responsabile della cultura di Sinistra Ecologia e Libertà oltre che esperto dell'attività di Delbono dalla cui arte partirà per raccontare come essa faccia anche scelte etiche quando si occupa di corpi feriti, sfiniti e senza menzogna e in grado di stravolgere la contrapposizione realtà-finzione.
 
Si intitola invece Il corpo nelle arti sceniche (ore 18) l'intervento di José Gil, filosofo, docente universitario, autore di numerose pubblicazioni internazionali e redattore della voce Corpo dell'Enciclopedia Einaudi.
A Futuro Presente propone un'analisi dell'azione del performer che lo porta al suo divenire-altro.
La direttrice del Mart Cristiana Collu, lo psicologo e saggista Ugo Morelli e l’ attrice e poetessa Mariangela Gualtieri prendono spunto dalla mostra dedicata a Gina Pane e presente al Museo roveretano per dialogare su come la performance colleghi corpo e pubblico e allo stesso tempo origini una riflessione sulle esistenze e su particolari condizioni intime e sociali (Essere due, ore 19.30).
Per gli amanti della musica, Futuro Presente, conclude la sezione primaverile con un concerto del Balanescu Quartet, all'Auditorium Melotti alle ore 21.
Alexander Balanescu, violinista virtuoso e compositore non ha certo bisogno di presentazioni visto che con il suo Quartet calca i palcoscenici di tutto il mondo sin dalla fine degli anni Ottanta.
Le sue colaborazioni sono state molteplici così come i generi toccati.
Nomi come Michael Nyman, Gavin Bryars, Ornette Coleman e David Byrne bastano già da soli a dare un'idea della versatilità e dello spessore di questo ensemble.
 
 LA PRESENTAZIONE DI LEONETTA BENTIVOGLIO
Futuro Presente è una sigla quanto mai applicabile a un mondo d’autore che nel suo fervido umanesimo si dimostra attento ai temi politici e sociali del presente, ma che appare anche sospinto da una bruciante curiosità d’indagine proiettata verso il futuro, sia sul piano dell’esplorazione spregiudicata dei contenuti, sia su quello della sperimentazione libera e avveniristica dei linguaggi.
Danza, musica, teatro, cinema, scrittura, drammaturgia, espressività del gesto e della voce: la ricerca di Delbono viaggia connettendo e intrecciando codici e segni. Il tutto non prescinde mai da un rapporto intenso col reale, in un tessuto complessivo di sollecitazioni e interrogativi che illumina la centralità del corpo sulla scena, facendone il motore di una poetica originale.
 
Il corpo, infatti, è il propulsore sensibile del suo teatro, sia che si tratti di un corpo allenato o tecnicamente addestrato, ovvero del normale corpo di un attore o di un danzatore (molti sono i professionisti che lavorano nella sua troupe), sia che si abbia a che fare con un corpo “diverso” e colmo di verità difficili, non culturalmente educato ma comunicativo anche in quanto tale (Pippo ha accolto nella sua compagnia alcuni peculiari “naufraghi” dell’esistenza come il sordomuto Bobò e il down Gianluca, lavorando sull’innocenza e la forza emotiva del loro gesto e della loro presenza scenica).
Nel teatro di Pippo, insomma, il corpo è un perno sapienziale corrispondente a una dimensione potentissima e fragile nella sua caducità, messaggera di vita e di morte.
Come ci segnla in un bel testo sul teatrodanza il grande scrittore ungherese Peter Esterhazy, chi parla del corpo parla della morte, e chi parla della morte parla contro la morte.
Perciò la danza è sempre una disciplina disperata e a un tempo lieta.
 
Lietamente disperato è pure il teatro umanissimo di Delbono, di cui l’attuale edizione di Futuro Presente vuol tracciare un ritratto attraverso una serie di capitoli sul corpo inquadrato secondo prospettive diverse.
C’è un corpo danzante negli spettacoli di Pippo, che occupa sempre lo spazio della scena sulla base di un’implicita coreografia, intesa come architettura strutturale del pezzo.
E c’è un corpo teatrale, in un’accezione più universalistica, che sonda il senso del teatro alle radici, e che ne mette in crisi le convenzioni più retoriche e stereotipate.
Di questi e di altri corpi parleranno gli ospiti di Futuro Presente, esperti e specialisti di teatro e danza, ma anche filosofi, scrittori, politici e saggisti.
La manifestazione vuol essere non solo un percorso sul peculiare mondo di Delbono, ma anche attorno alle problematiche che il suo lavoro affronta, assumendone le coordinate come un punto di avvio per un catalogo di riflessioni sul corpo, che sia politico o che sia al femminile, che sia guardato dentro gli schermi del cinema o all’interno delle arti della performance, che sia musicale oppure ripensato come quel “corpo in cerca di verità” che caratterizzò Pasolini soprattutto nel suo ultimo periodo, quello di Petrolio e di Salò, particolarmente caro a Delbono.
 
In un binario parallelo sono programmati gli esercizi della pratica di Pippo, tramite uno stage sulle sue tecniche performative e la messa in scena di due titoli del suo vasto repertorio: uno storico, Il tempo degli assassini, accanto al partner di sempre Pepe Robledo, e l’altro recentissimo, Dopo la battaglia.
C’è poi tanto cinema a raccontarci il Delbono cineasta, non solo come regista, ma anche come interprete di film altrui.
E una serata con il Balanescu Quartet, con cui Delbono ha collaborato molto, ci fa affacciare sul suo lavoro in ambito musicale. Visioni del corpo è un cammino nella particolarissima storia di Pippo Delbono e nei numerosi territori che con essa s’intersecano, in vista di una geografia che finirà ricordarci (è un obiettivo e una speranza) quanto quella sua storia riguardi profondamente anche la nostra.

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