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Consegnata alla comunità trentina la struttura del «Muse»/ 2

Gli interventi dell’architetto Piano e delle autorità. Andreatta: «La città non sarà più ricordata solo per il Concilio di Trento»

«Quando si finisce un progetto – ha detto Renzo Piano – è un momento emotivo importante per un architetto, da quel momento in poi il progetto non è più tuo. Abbiamo lavorato dieci anni qui e questi dieci anni sono stati importanti; qui c'è coesione, c'è entusiasmo. Siamo riusciti a fare questo edificio in tempo e rispettando il budget, quasi un miracolo. Questa però non è la fine del progetto; oggi vi è la consegna degli spazi alla città e al Museo, affinché vengano riempiti di contenuti. La vera sfida inizia ora.»
 
«Credo che Trento sia conosciuta nel mondo e in Europa per il Concilio – ha detto invece il sindaco di trento Alessandro Andreatta – ma in futuro lo sarà anche per il Muse. Il Museo diventerà una delle icone della nostra città, per la qualità progettuale di questo edificio, per il contesto in cui si trova e anche perché ci ricorda un'epoca di grandi trasformazioni urbane. Una fabbrica importante, la Michelin, che se ne va e un'area che da problema è diventata un'opportunità: ecco la sfida. Una sfida che abbiamo affrontato così, dando a questo luogo due funzioni pubbliche: quella propria del museo ed un grande parco urbano di cinque ettari.»
 
Infine ha preso la parola il presidente Lorenzo Dellai, sul palco con l'assessore alla cultura Franco Panizza.
«È stata una buona idea prevedere questo momento, una tappa di avvicinamento all'inaugurazione finale di questo nuovo spazio – ha detto il presidente della Provincia. – Qui abbiamo fatto un forte investimento di risorse pubbliche, sul piano finanziario, ed è giusto che diamo conto passo a passo di come si costruiscono queste realtà, di come prende corpo un progetto del genere.
«Siamo veramente orgogliosi di vedere, assieme a tutti i cittadini che sono qui, che sta prendendo corpo una nuova stagione dell'architettura trentina, ad opera di firme importanti a livello internazionale assieme ad architetti del nostro territorio.»
 
«Pensiamo sia giusto che una comunità investa sulle nuove forme del costruire, – ha continuato il presidente. – Queste forme infatti sono il vestito dentro al quale sta un'idea di società, di comunità. Questa realizzazione è importante inoltre perché si colloca in un momento difficile.
«Stiamo investendo sul futuro, lo facciamo con attenzione e con rispetto, tenendo conto delle priorità che ci siamo dati, ma lo facciamo con tanta convinzione. Perché sappiamo che questi non sono investimenti effimeri, sono investimenti in futuro.
«Noi non stiamo fondando un Museo. Stiamo dando nuova sede a una tradizione scientifica e culturale che ha già una lunga storia. Si aprirà fra poco a Nord la nuova biblioteca universitaria, un altro palazzo straordinario. Ancora più a Nord c'è l'Università con nuova sede di Lettere, mentre nella ex-Italcementi troveranno posto funzioni importanti sotto il profilo della formazione, culturale e scientifico-tecnologico. E tutto questo dialogherà con una città che cresce sotto molti altri punti di vista.»
 
«Per nostra fortuna, e grazie al sacrificio dei nostri padri, alle nostre imprese, alla nostra Autonomia – ha concluso Dellai, – possiamo vivere questa stagione di crisi non soggiacendo ad istinti di regressione ma aprendoci e investendo, come facciamo qui, nella cultura, nella conoscenza.
«Questi sono investimenti di futuro che dobbiamo gestire, naturalmente, con responsabilità, e questo caricherà di responsabilità anche il Museo.
«La comunità carica dunque il Museo di una responsabilità enorme, dandogli mandato ad essere sempre più in connessione con la cultura scientifica nel suo complesso ma anche con le nostre imprese, la nostra piattaforma produttiva, la nostra società.»

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