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Un accampamento Mesolitico ritrovato in valle di Ledro

Lo hanno individuato i ricercatori del Museo delle Scienze di Trento sul Monte Tremalzo a 1.770 metri di quota

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Si tratta di una delle testimonianze umane più antiche del Trentino sud-occidentale e consentirà di aprire nuovi fronti di ricerca per il primo popolamento della regione e sul rapporto fra uomo e montagna nei periodi più antichi della nostra storia.
È l'accampamento Mesolitico, databile a circa 10 mila anni fa, individuato dai ricercatori del Museo delle Scienze sul Monte Tremalzo, in località Pozza Lavino, a 1.770 metri di quota.
 
Ieri sera il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro ha accolto la presentazione dei primi risultati della campagna di scavo, a cura di Luca Scoz e Alessandro Fedrigotti.
Alla serata, seguita da un centinaio di persone, sono intervenuti: l'assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza; il direttore del Museo delle Scienze, Michele Lanzinger; la responsabile del Museo di Ledro, Romana Scandolari con Donato Riccadonna, nonché gli amministratori ledrensi, il sindaco Achille Brigà con il vicesindaco Franco Ferrari e l'assessore Giuliano Pellegrini.
«I musei rappresentano le nostre reti operative - sono state le parole dell'assessore provinciale Franco Panizza - e il Museo delle Scienze è una delle punte di eccellenza della politica museale trentina, è un museo coraggioso, che sa guardare avanti. Analogamente la Valle di Ledro ha saputo interpretare al meglio l'idea di una rete che valorizzi la storia di questa area e che sia, al contempo, radicata sul territorio e inserita in un circuito internazionale.»
 
Il direttore Lanzinger, che ha ribadito la volontà del Museo delle Scienze, nei prossimi anni, di investire nella ricerca e nella rete museale Ledro, ha commentato.
«In passato per oltre due decenni la preistoria alpina, e di conseguenza quella trentina, si è fissata su un ciclo di ricerche e su modelli insediativi fissi, sono quindi davvero interessanti le ricerche che state conducendo e le novità scoperte.»
 
A Luca Scoz il compito di inquadrare il sito individuato a Pozza Lavino.
Nel corso del 2011 il Museo delle Palafitte di Ledro, sezione territoriale del Museo delle Scienze di Trento, ha svolto una serie di ricognizioni archeologiche nella Valle di Ledro, sotto la direzione di Gianpaolo Dalmeri, nell’ambito del progetto di ricerca «Indagine su tracce di territorio».
 
Il progetto, finanziato dalla Fondazione Caritro e supportato anche da Sartori Ambiente srl, ha portato all’individuazione di 15 nuovi siti archeologici di diverse epoche preistoriche.
Uno di questi, Pozza Lavino (Monte Tremalzo a 1800 metri di quota) è stato oggetto quest’anno di una più approfondita indagine, che si è concretizzata in una campagna di scavi durata dal 30 luglio al 10 agosto scorso.
 
Lo studio dell’area e dei materiali ha confermato le ipotesi preventive effettuate dopo il rinvenimento dei primi reperti litici che indicavano una presenza mesolitica; con maggiore precisione si inquadra la prima frequentazione del sito al Mesolitico Antico (10 mila anni da oggi).
Tale presenza è interpretabile, analogamente ai numerosi siti mesolitici di alta quota del Trentino orientale, come un campo stagionale di caccia.
 
L’individuazione di reperti ceramici permette di riconoscere una successiva fase di occupazione del luogo, riferibile al Neolitico.
La scoperta risulta quanto mai interessante per due principali motivazioni: la fase mesolitica testimonia una delle più antiche presenze di gruppi di cacciatori-raccoglitori nel Trentino sud-occidentale ed apre nuovi fronti di ricerca sulle vie di accesso alla regione; la frequentazione neolitica si prospetta interessante per la scarsità di evidenze archeologiche attribuibili a questa cronologia, a quote superiori ai 1000 metri.
 
Viene di fatto retrodatata in maniera oggettiva la presenza dell’uomo in Valle di Ledro di circa 6.000 anni; il tutto costituisce un nuovo tassello per la comprensione del rapporto tra uomo ed alte quote nelle epoche più antiche della nostra storia.
Il contesto merita sicuramente ricerche ancora più approfondite, che verranno condotte la prossima estate, mirate a comprendere con maggior precisione l’estensione e la portata del deposito archeologico per definire meglio le attività che venivano svolte dall’uomo preistorico in entrambe le epoche.
 
 Alessandro Fedrigotti ha quindi illustrato i materiali rinvenuti, piccoli oggetti in selce e in ceramica.
Fedrigotti, che è anche assessore alla cultura del Comune di Ledro, ha colto l'occasione per presentare la rete museale Ledro, nata ufficialmente nel luglio di quest'anno, che riunisce diversi enti della valle sotto il coordinamento del Comune.
 
Otto i luoghi coinvolgi: il Museo delle palafitte, il Museo Garibaldino, il Colle Ossario, il Centro visitatori Ampola, il Centro mons.
Ferrari di Tremalzo, il Museo Farmaceutico Foletto, la stazione di inanellamento di Casèt, il percorso etnografico.
 
In totale la rete nel 2012 dovrebbe totalizzare 60.000 presenze, di cui oltre la metà al Museo delle Palafitte, per un centinaio di attività previste.
Già scelto anche un acronimo: ReLed che sta per «Rete Ledro».

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