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Il Karnyx, la tromba celtica di Sanzeno torna a suonare

L’antico strumento ricostruito è stato presentato a Genova e Verona

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Il suono del karnyx di Sanzeno, la curiosa tromba da guerra celtica che terminava con una testa di animale (ne abbiamo narrato la storia in questo servizio), valica i confini provinciali.
L’antico strumento, ricostruito nell’ambito di un progetto condotto dalla Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, è stato presentato recentemente al Festival della Scienza di Genova nel corso di una conferenza spettacolo che ha riscosso notevole interesse.
Il karnyx sarà inoltre protagonista, sabato 17 novembre, alle ore 17, a Verona, presso il Seminario Vescovile, dell’incontro «Karnyx: la tromba celtica torna a suonare.
Inter/azioni culturali degli antichi e dei moderni» curato da Alteritas.
 
All’incontro prenderanno parte Simona Marchesini, fondatore e coordinatore scientifico di Alteritas, Rosa Roncador, collaboratrice della Soprintendenza trentina, Paolo Bellintani, archeologo della Soprintendenza e responsabile del «Progetto karnyx».
Interverrà inoltre il Maestro Ivano Ascari, docente di tromba presso il Conservatorio F.A. Bonporti di Trento, che eseguirà alcuni brani con il karnyx, composti appositamente da Peter Anthony Monk e di Marcelo Burigo.
 
Lo strumento musicale celtico scoperto nella retica Sanzeno, in Val di Non, offre lo spunto per una riflessione culturale.
Si parlerà di interazione tra i popoli antichi – Celti e Reti, – poi tra studiosi moderni – gli italiani e i francesi coinvolti nel «progetto karnyx» – e infine tra discipline: archeologia, chimica, musica e linguistica dialogheranno attorno a questo strumento musicale di bronzo ricostruito in ottone, antico due millenni.
 
I Celti, noti nell’antichità per essere dei formidabili guerrieri, adottarono tecniche di combattimento inusuali e pittoresche: tra queste anche l’uso di speciali trombe, dette karnykes, che terminavano in una testa d’animale. I suoni emessi da tali strumenti erano accompagnati, come riportato dallo storico greco Polibio, dalle grida dei guerrieri e dal rumore dei carri da guerra creando così un’atmosfera terrificante che diventava una vera e propria arma psicologica.
 
Le testimonianze archeologiche relative a questi strumenti «musicali» sono molto rare: allo stato attuale delle ricerche sono noti circa una ventina di karnykes, per lo più in stato frammentario, rinvenuti in Francia, in Svizzera, in Germania, in Romania ed in Italia.
In Italia il rinvenimento più simile a quelli Europei proviene da Sanzeno: durante gli scavi degli anni Cinquanta la prof.ssa Giulia Fogolari rinvenne dei tubi ed una «foglia» in lamina di bronzo la cui funzione è rimasta sconosciuta per quasi sessant’anni.
 
Di recente grazie alla scoperta avvenuta nel sito di Tintignac, in Francia, si è finalmente compreso a cosa potessero servire tali oggetti che non sono altro che parti di una tromba da guerra: un karnyx.
La presenza di un reperto di questo tipo in ambito alpino ci rimanda alle complesse relazioni tra Reti e Celti, recentemente ristudiate sotto una nuova luce.
 
Per capire meglio uso e finalità di questo strumento sono nati in modo autonomo in Francia e in Italia due gruppi che si occupano dello studio di trombe celtiche e che hanno analoghi obiettivi: realizzare una copia funzionante dello strumento e sperimentarne sonorità e modalità d’uso.
In altri termini: che suoni producevano? Come venivano suonate? E dove? In battaglia, per produrre il famoso tumultus gallicus? O erano piuttosto oggetti da cerimonia, come suggeriscono i contesti (essenzialmente cultuali) in cui sono stati fino ad oggi rinvenuti?

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