«Il giardino fiorisce ancora» – Di Massimo Parolini

Collettiva d’arte dell’UCAI – Sala di Rappresentanza della Regione Trentino-Alto Adige – Orari: lunedì-venerdì 10-19 sabato e domenica 16-19

Si è inaugurata, in questi giorni, presso la Sala di Rappresentanza del Palazzo della Regione a Trento la mostra collettiva «Il giardino fiorisce ancora», per festeggiare il 50° dell’UCAI (Unione Cattolica degli Artisti Italiani) di Trento.
Si tratta del tentativo di ricostruire, pur tra mille sfaccettature, un’immagine identitaria dell’UCAI, ha scritto Don Marcello Farina nella prefazione del Catalogo, a cinquant’anni dalla fondazione della sezione trentina, nel 1962, per iniziativa di Marco Bertoldi, Bruno Colorio, Luigi Degasperi, Mariano Fracalossi, Ezio Miorelli (che ne divenne il presidente).
Un’Associazione impegnata in esposizioni artistiche ma pure in visite guidate a monumenti e a luoghi di culto anche al di fuori del territorio, in un nesso inscindibile tra la ricerca d’arte e la tensione di fede.

Partendo da un verso dello spagnolo Antonio Machado «Non tutto se l’è inghiottito la terra» Marcello Farina, parla di dialettica tra speranza e disperanza, tra vuoto, assenza, ombra e cuore-corazon che palpita, segnando una «partecipazione affettiva», una notizia originaria che svuoti il vuoto ridonando l’uomo-Dio al pasto/incontro con l’uomo.
Una mostra composita, quella visitabile (fino al 17 maggio) in Regione: artisti di vario spessore, ovviamente, con linee di ricerca ed uso di tecniche spesso molto diverse tra loro, tuttavia accomunati da un’ affine tensione alla dimensione del sacro nel proprio lavoro: si va dal carboncino delicato di Carlo Andreani (Figura) al disegno virtuoso di Bruno Degasperi (La sepoltura) alle xilografie di Lea Botteri (La giovane madre) e di due maestri del panorama trentino quali Remo Wolf (L’anima mia è triste) e Bruno Colorio (uno splendido Il figlio morto); troviamo l’uso di tecniche miste, tempere od olio nella ricerca del colore (Marco Bertoldi, Composizione; un superlativo Luigi Senesi, Incontri; una malinconica Madonna con Bambino di Carlo Bonacina), affiancato ai monocromi di Guido Polo (Conchiglie bianche), Mariano Fracalossi (Natività) e Pietro Verdini (col suo inquietante Bosco sacro), e al primitivo di grande forza espressiva Cristo di Marco Berlanda (con l’uso di terre).

M emore, forse, dei teatrini di Fontana, usando acrilico, catrame e cera su cartone quale sfondo ad una interessante terraccotta vetrificata blu alchemico Paul Dë Doss Moroder (scultore di Ortisei) ci presenta «…e dal grembo nacque lui».
Rimanendo alla scultura, segnaliamo quelle in legno di Livio Conta (Gesù condannato a morte), che con sapiente alternarsi di cavi e convessi realizza una sorta di grande formella a frammenti, e l’«Abbraccio» (in cirmolo) di Cirillo Grott, nel quale lo scultore di Guardia lavora sui volumi sferici di due corpi femminili e di una gerla-grembo materno; segnaliamo quindi due opere scultoree dedicate a S. Francesco: un gesso con dorature al volto, di estrema sensibilità materica, realizzato da Eraldo Fozzer e un bassorilievo in bronzo di Martin Demetz.
Anche Marco Morelli, in questi giorni in mostra presso la Badia di San Lorenzo a Trento, fa uso del bronzo (fusione a cera persa) per animare le due tese figure del suo «Perenne annuncio». Luigi Degasperi e Gino Novello fanno uso invece della pietra, per donarci una sorta di grande orecchio levigato in ascolto del fiat originario (il primo, «Perfezione»), o un coloratissimo «Pavone» cristologico di tessere a mosaico dai tratti inconfondibili (il secondo).

Il centro della sala è occupato dal progetto-plastico di «Spazio sacro» di Ezio Miorelli (architetto e ingegnere, a lungo presidente Ucai) e dalla scultura (flessibile e leggera) «Roveto ardente: sì, il Giardino può sempre fiorire!» di Mastro 7.
Un’opera, quest’ultima, di grande raffinatezza, in cui l’elemento privilegiato dall’artista, il rame, si coniuga con l’argento e il similoro nel fogliame infuocato del monte Sinai. Foglie e steli sono avviluppati dalla vibrazione del fuoco sacro e tra gli elementi vegetali, quasi mimetizzate, fanno capolino le quattro lettere ebraiche del Tetragramma divino.
Pur essendo abituati alla maestria dinamica e innovativa del grande orafo-scultore, possiamo affermare che in questa opera recente egli abbia raggiunto uno dei vertici della sua ricerca.

Visitando la mostra, l’abbiamo sentito illustrare il proprio lavoro ad alcuni giovani visitatori, intuendo la profonda passione culturale –oltreché prettamente artistica- dell’artista.
«Tessere la luce con gocce di fuoco… usare la fiamma, come il pittore il pennello, per dare colore alla materia in cui è insito il codice del creatore… come Gaudì, io sono orgoglioso della mia terra, delle mie montagne, del lavoro e del Dio dei miei padri.»
I giovani ascoltano, affascinati: hanno di fronte un Mastro, humile nella sua sapienza, un uomo che ha una forte tensione, alla materia penetrata dallo spirito.
«Mi piacciono molto i vuoti, in quest’opera» – sussurra uno dei ragazzi: Mastro 7 ascolta, si illumina. Il suo «Roveto ardente» è bucato dalla fiammella dello spirito inquieto.
È «il» sepolcro nell’atto della Resurrezione di luce.

Massimo Parolini

«Il giardino fiorisce ancora»-collettiva d’arte per il 50° Ucai
Sala di Rappresentanza della Regione Trentino-Alto Adige
Via Gazzoletti-Trento
Orari: lunedì-venerdì 10-19 sabato e domenica 16-19