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Condividiamo in pieno il J’accuse di Giovanetti alla stampa online

Ma non è l’informazione gratuita a rovinare la qualità dell’informazione: i problemi sono la mancanza di professionalità e l'assenza di una soglia etica

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Il direttore de l’Adige Pierangelo Giovanetti (nella foto) ha pubblicato oggi un articolo di fondo contro la stampa online, accusandola sostanzialmente di essere gratuita perché si appropria di notizie da organi di informazione che invece per averle le pagano regolarmente in stipendi e costi di produzione.
L’articolo, che è leggibile tramite questo link, è più che sensato.
Anzi lo condividiamo in pieno, con alcune precisazioni che riteniamo opportuno scrivere per completare il quadro.
 
Anzitutto vediamo la situazione della stampa cartacea, che sta comunque soffrendo la crisi come tutte le altre imprese italiane.
In provincia di Trento vediamo in testa il quotidiano l’Adige con 23.000 copie vendute, un quarto delle quali per abbonamento.
A seguire il Quotidiano Trentino, che vende all’incirca 10.000 copie.
Infine il Corriere del Trentino, che vende 6.000 copie
Se siamo stati imprecisi, siamo pronti a correggere le cifre non appena gli interessati vorranno precisarcele.
 
A commento della situazione vogliamo aggiungere che l’Adige è un quotidiano importante, ben lontano dalle crisi che soffriva quando faceva capo alla Democrazia Cristiana dell’epoca di Flaminio Piccoli. In più, l’Adige vende circa 2.600 abbonamenti della versione online, che è il PDF di quella cartacea.
Il Trentino, che per anni è stato il giornale più importante del territorio col nome Alto Adige (in particolare a Rovereto, dove rappresentava l’alternativa al giornale del capoluogo), è tonfato dopo aver cambiato imprudentemente il nome, appunto, in «Trentino». La logica era quella di avere tre testate col nome della distribuzione: l’Alto Adige, il Trentino e il Bellunese. È stata una decisione sciagurata.
Infine il Corriere del Trentino viene distribuito in maniera non disgiunta dal Corriere della Sera per una cifra (simbolica in quanto indivisibile) di 20 centesimi. La cifra è indicata dalla distribuzione locale del Corriere della Sera e nessuno può dire se e quante copie perderebbe se la redazione locale chiudesse.
 
Il punto fermo della questione è che tutti noi dobbiamo sperare che queste testate sopravvivano alla crisi restando vitali nel tempo e che magari riprendano nei tempi migliori.
Ed è a questo punto che ci inseriamo noi della stampa online per esprimere il concetto di fondo che «la stampa online non si sovrappone a quella stampata ma si colloca di fianco».
Il problema analogo si era presentato agli editori dei giornali con la nascita della televisione, per colpa della quale temevano di chiudere. Bene, la TV non solo non ha diminuito i lettori di giornali, ma li ha incrementati. Sì, perché sentire le notizie fa venire voglia di conoscerle meglio. Insomma, quando la TV dà notizie importanti, i giornali l’indomani vendono di più.
Oggi siamo nella stessa situazione con la stampa puramente online, cioè quella che – come la definisce l’Associazione Nazionale della Stampa Online – ha una sua configurazione locale e non è espressione di un giornale cartaceo.
 
Quando i grandi editori americani annunciano che prima o poi usciranno solo in internet, sparano cavolate sapendo di spararle. La differenza tra il giornale di carta e quello online sta nel rapporto di notizie 1:10. Se la versione cartacea pubblica ogni giorno 250 articoli, quella online non ne pubblica più di 25.
Noi stessi ci siamo posti la forbice tra un minimo di 10 articoli, sotto il quale il giornale non è interessante, e non più di 30, sopra il cui numero il giornale diventerebbe ingestibile per il lettore.
D’altronde, esistono due tipi di lettori, quelli ai quali basta essere informati e quelli che vogliono sapere. Di qui la scelta di prendere gli spunti da una fonte di informazione e approfondirli con un’altra.
E in questo va collocata la crisi dei rapporti locali tra emittenti TV e i giornali cartacei: secondo gli editori dei giornali le rassegne stampa troppo dettagliate fanno perdere vendite a quei lettori cui basta essere informati, o incerti se sia il caso di comperare un giornale o no.
 
Il J’accuse di Pierangelo Giovanetti, però, è preciso su un altro aspetto che da sempre accompagna la stampa online. L’accusa è semplice e chiara: la stampa online ruba le notizie a chi le notizie le cerca, le trova, le scrive, le paga e le pubblica.
Su questo diciamo subito che ci troviamo pienamente d’accordo con Giovanetti, con la precisazione però che il cannibalismo di notizie non c’è solo ai danni della stampa cartacea, ma anche nei confronti di quella online.
In altre parole, anche l’Adigetto.it è oggetto di cannibalismo.
Il nostro quotidiano online ha una grande produzione propria di articoli, che si vanno ad aggiungere a quelli relativi a notizie prodotte nelle varie conferenze stampa che vengono attivate un po’ tutti i giorni.
Particolare non da poco, noi paghiamo la maggior parte dei collaboratori. La maggior parte, cioè non tutti, perché ci sono situazioni in cui (e questo vale anche per i giornali cartacei) il rapporto è complicato e a volte è troppo sottile la linea che divide la reciproca convenienza di collaborazione.
Le foto sono sempre nostre (o siamo autorizzati a pubblicarle), sia quelle fatte nei momenti leggeri come per le Miss che posano per noi o nelle manifestazioni sportive, ma anche quelle scattate nei momenti più difficili, come nelle dimostrazioni di piazza o nel corso di una missione in Afghanistan o ancora nel lancio con il paracadute con la Folgore.
Notizie dunque pagate con soldi nostri o sulla nostra pelle.
 
Eppure ci troviamo spesso di fronte a notizie e foto rubate a noi di sana pianta in maniera inconfutabile. L’errore inserito volutamente nel testo e trovato presso un’altra testata online ne è la prova. Ma anche fotografie con un taglio che serviva solo a noi (che abbiamo i file sorgenti).
Per fare un esempio, se si cercano immagini di Miss, di golf o di Afghanistan tramite Google, troviamo le nostre foto in primis, per poi ritrovarle uguali ma proprietà di un'altra testata che le ha usate…
D’altronde, abbiamo pubblicato 30.000 fotografie nostre e comprendiamo che possano far gola a qualcuno che proprio non ne scatta.
Anche i nostri articoli pubblicati sono quasi 30.000 e nella migliore delle ipotesi servono per dare spunto ad altri per riempire le pagine online. Una parafrasi (spesso fatta male) basta per camuffare la copiatura.
E comunque, fare il giro di nera o di bianca è faticoso, per cui molti preferiscono farlo fare a noi o alla carta stampata.
Ci siamo posti più volte la domanda di cosa fare per impedirlo. Per ora lasciamo perdere, anche perché a ben vedere non ci sono concorrenti su piazza. Anzi, per il momento ci appaga vedere di essere copiati.
 
Vale la pena ricordare come - per contro - le testate serie che hanno avuto bisogno di immagini nostre ce le hanno chieste e noi le abbiamo sempre concesse gratuitamente. Non ci vuole molto per convivere felici e corretti.
Comunque stiamo dalla parte della stampa a pagamento perché ha un impegno di compravendita certo verso i propri lettori, cosa che per noi della rete è puramente virtuale.
Ciononostante il nostro impegno è ferreo come quello di chi deve chiudere la pagina e andare in macchina. Perché se i giornali vivono di copie vendute e di pubblicità, noi viviamo solo di quest’ultima: che è ancora più selettiva dei compratori di giornali.
 
Aggiungiamo due parole sulla pubblicità.
Tutti sanno che è crollata con la crisi, perché la pubblicità non fa mercato ma solo tendenza. Ci spieghiamo: se nessuno compera automobili non esiste alcuna pubblicità che riesca a farne vendere una. Se invece cominciassero a tirare, allora la pubblicità verrebbe scatenata per modificare gli atteggiamenti potenziali in comportamenti voluti.
La pubblicità è importantissima per i giornali cartacei come per la stampa online.
Per la carta stampata significa da una parte di poter fare un maggiore numero di pagine senza dover scrivere un maggior numero di articoli. Ricordate i bei tempi in cui il Corriere pesava un chilo? Quando lo comperavi andavi a casa sapendo che avevi da leggere per il weekend, anche se il materiale era sostanzialmente uguale.
Per noi la pubblicità è vitale: vivi solo se ce l’hai. E in questo momento si deve sfruttare l’opportunità della crisi per trovare clienti che non possono permettersi di pagare anche carta e tipografia.
 
Infine un discorso sulla professionalità. Anche per copiare è necessaria una buona preparazione.
Non è sempre facile capire in che cosa consistano argomenti come la Spending review da applicare al back office, che cosa siano la Riserva per l’erario, il Residuo fiscale, l’accordo di Milano.
Chi ricorda per quale motivo la Provincia autonoma di Trento debba tener conto delle Quote variabili o perché si debba interpretare la scadenza di giugno del maxiemendamento dell’ultima Legge di stabilità?
Quale sia la differenza tra un ammortamento e una quota di ammortamento, tra una cartolarizzazione e il lancio di un bond, tra le spese correnti e le spese in conto capitale.
O perché la cultura non sia solo la pubblicazione di un libro o la presentazione di uno spettacolo.
E abbiamo parlato solo di problemi legati al territorio trentino.
 
Ma proviamo a pensare alle missioni ad alto rischio, come nei teatri di guerra o nella jungla dove l’uomo bianco è visto come un pericolo. Eppure lì vi sono dei trentini ed è giusto far sapere ai nostri lettori come stanno rischiando la vita per noi. Qui è più difficile copiare e si preferisce ignorare l'argomento.
I giornali cartacei hanno il fiore dei professionisti sul mercato perché devono pubblicare tutto. Devono ogni giorno pubblicare più di 200 articoli, tutti corretti e con cognizione di causa. Non possono perdere neppure la più piccola notizia perché fa parte del loro ruolo istituzionale.
Noi della stampa online siamo più piccoli, scriviamo meno. Ma abbiamo i nostri bravi professionisti che non hanno nulla da invidiare alla carta stampata.
Qualcuno in rete copia le notizie che noi abbiamo reperito e costruito con costi e fatica?
Lo facciano pure. Noi non temiamo la concorrenza online, perché in buona sostanza la qualità non teme la concorrenza. I lettori sono più furbi di quello che si pensa e vanno dove c’è il prodotto migliore.
 
Per concludere, noi condividiamo in pieno la preoccupazione di Pierangelo Giovanetti, ma siamo anche certi che un giornale - cartaceo o virtuale - avrà sempre il suo spazio operativo se è fatto con serietà e professionalità.
Se è vero che l’informazione gratuita rovina l’informazione, è altrettanto vero che la cattiva informazione fa perdere lettori.
Siamo più preoccupati sul versante di coloro che le notizie non le producono ma le copiano, perché presentano una problematica di origine etica.
L’appropriazione di idee altrui è un male ben più pericoloso delle mancate vendite.
 
Guido de Mozzi

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