Storia, arte e devozione a San Floriano – Di Daniele Bebber

Nella sala civica di Corso del Popolo si terrà l’ultima conferenza dell’associazione Castelli del Trentino

Un lungo percorso a tappe tra castelli, storia e usanze, alla scoperta dell’arte trentina. Un focolare culturale che, mercoledì 4 maggio alle 20.30, accenderà le ultime braci di cultura; intitolate testimonianze di storia, arte e devozione a San Floriano in Trentino.
Ospite di quest’ultima serata sarà il prof.re Pietro Marsili (critico e storico dell’arte, nonché docente), resosi intrattenitore già in altre serate.
I santi e soprattutto i martiri sono variamente invocati, dai cristiani, nelle liturgie, nelle visite sulle loro tombe e nelle necessità della vita. Tra questi, spicca il personaggio di San Floriano; realmente esistito nella storia.
 
Nato presumibilmente nella Germania inferiore, era un veterano dell’esercito romano e di culto cristiano; fatto non singolare agli inizi del IV secolo.
L’emanazione, di Diocleziano, del quarto editto anticristiano e lo scoppio delle persecuzioni, spinse Floriano a raggiungere i 40 martiri (gruppo di cristiani). Dichiaratosi seguace di Cristo, fu arrestato e costretto a sacrificare agli idoli pagani.
Il suo rifiuto, lo portò alla tortura e di seguito alla morte. Venne annegato nell’attuale fiume Enns (in Austria) con una pietra al collo.
Il corpo è stato poi recuperato e sepolto vicino al luogo del misfatto. Il martirio pare, essere avvenuto nel 304.
 
Negli anni successivi l’adorazione di San Foriano si estese a tutta la zona dell’Austria inferiore e superiore e nell’alta Baviera; il culto si diffuse anche a sud delle Alpi.
Nella Germania meridionale divenne uno dei santi più popolari. In Friuli è ritenuto il patrono della primavera, caccia i diavoli e fa entrare i ragazzi nell’età adulta.
Come in tutta la Mitteleuropa, in tutta la Germania, in Croazia e Slovenia, in Danimarca, Tirolo e Svizzera, in Polonia, Ungheria, Romania e Boemia, viene invocato con fiducia contro gli incendi e le alluvioni.
In Svizzera è invocato protettore dei VV.F. solo nei cantoni confinanti con l’Austria e la Germania o vicini a quei confini.
 
Di norma San Floriano è raffigurato come un antico milite con corazza, schinieri, al fianco una spada, in testa un elmo piumato, in mano una bandiera crociata e ai piedi una casa in fiamme, sulla quale sta versando l’acqua da un secchio o da un mastello di legno.
Accanto a lui è raffigurata pure una macina da mulino. Il giorno in cui è ricordato dalla Chiesa è il 4 maggio. Nella diocesi trentina si contano dodici chiese intitolate, co-intitolate o già intitolate al santo, di queste solo sei sono attualmente chiese parrocchiali, sul totale delle 454 parrocchie della diocesi.
Edicole votive e varie testimonianze del culto, legate al santo, si trovano di norma in un certo numero attorno a queste chiese mentre; sono ben rare altrove.
Nel Trentino contro gli incendi si ricorre a ben due santi, San Floriano e Santa Barbara.
 
Ad oggi la protettrice celeste contro gli incendi, in diocesi, è considerata prioritariamente lei.
Negli anni scorsi non era venerata per questo motivo. Nella nostra provincia il culto e la devozione a San Floriano e Santa Barbara, sono attestati in varie forme e nei modi più diversi.
A loro sono dedicati affreschi, statue, reliquiari, campane e pale, collocati anche in chiese intitolate ad altri santi. Sono raffigurati in edicole votive (i trentini capitelli), su facciate di case private, su tavolette di ex voto, su campane, su oggetti devozionali di vario genere.
 
Gli artisti e gli esecutori hanno utilizzato i materiali e le tecniche più diverse per dare loro sembiante: legno, bronzo, argento, maiolica, grafica, pittura a tempera, ad olio e a fresco, stoffe, marmo, pietra.
La committenza è da ricercarsi nel pubblico e nel privato, tra i laici e tra i religiosi. Il culto è diffuso su tutto il territorio provinciale, da Storo a Canazei e da Brez alla Vallarsa.
Una diffusione a macchia d’olio, in presenza di numerosi fra i più qualificati artisti attivi in regione, in particolare fra il Cinque e il Settecento.
Una serata dal fuoco più caldo, di un argomento ancora attuale.
 
Daniele Bebber