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Si è spenta la grande Anna Gaddo, aveva 81 anni

Ha scritto pagine di moda, di storia e di costume, esportando la bellezza in tutto il mondo da un Trentino che non ha mai voluto lasciare

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Anna Gaddo ha cessato di vivere alle 18.53 di oggi 9 dicembre 2016. Si è spenta serenamente, nella sua amata casa-atelier, all’età di 81 anni. Una vita di successi, di gioie e di gloria.
Era discesa da Barbaniga, il suo paese natio, per conquistare il mondo. E lo ha conquistato scrivendo pagine di moda, di bellezza e di costume. Non solo, ha saputo restare nella sua Trento proprio per evitare che alla fine fosse il mondo a conquistare lei.
La storia di una donna che, pur avendo studiato solo fino la quinta elementare, ha saputo scalare abilmente tutti i gradini della cultura e gli ambiti della conoscenza.
La sua è la storia di una donna che, pur essendo partita da «sartina» di provincia, è riuscita a vestire la gente che conta in Italia, sfilando i suoi capi unici in tutto il Paese. Ma il successo l’ha portata anche in America e in Cina. Ha vestito anche la moglie dello Scià di Persia.
Una donna che, nonostante il successo, non si è mai montata la testa e per questo insignita Grand’Ufficiale, onorificenza riconosciuta a pochissime donne d’Italia.
 

 
Noi eravamo molto legati ad Anna Gaddo, che conoscevamo da oltre 40 anni. Anna ci metteva sempre a disposizione le sue creazioni e il suo atelier per i servizi fotografici de l'Adigetto.it.
Ma questo era solo un momento di raccordo tra noi e lei. In realtà era una donna che non ha mai smesso di stupirci fin da quel lontano 1970 in cui ci aveva invitati una prima volta a una sfilata ad Andalo.
Agli inizi degli anni Settanta - Anna era già grande - la moda femminile stava subendo una metamorfosi inarrestabile. La fragilità romantica degli anni Sessanta era stata forgiata dalla rivoluzione studentesca che sarebbe passata alla storia come Sessantotto.
Mary Quant aveva dimostrato che la donna poteva vestirsi ogni giorno come meglio credeva spendendo poco, che con una minigonna e una maglietta risolveva tutto. Indubbiamente un passo avanti per la donna, che usciva dalle catene delle convenzioni.
Eppure fu proprio allora che la moda Made in Italy iniziò a crescere e farsi strada nel mondo.
 


Studiando la vita di Anna Gaddo si è in grado di ricostruire l’incipit e la crescita di questa grande vittoria italiana.
Anna Gaddo aveva intuito il mutamento sociologico che sconvolgeva il mondo femminile e aveva voluto vestire la donna di una nuova sensualità che di debole non aveva proprio più nulla.
La consapevolezza che da quel momento la donna si sarebbe gestita sempre più da sola ispirò Anna, che ha sempre creduto nella moda come espressione artistica e per questo simbolo del momento storico e sociale che stava vivendo.
Era esattamente come un pittore che dipinge i suoi quadri interpretando non quello che vede ma quello che sente, o meglio che vive.
Anna non si domandò come adeguare la moda alla nuova femminilità: era un’artista e come tale non voleva pensare, doveva solo creare, visualizzare il suo pensiero addosso alle sue clienti, alle sue modelle, alle sue donne ideali.
Per questo esse si affidavano a lei proprio per adeguarsi ai tempi nuovi che ancora non comprendevano bene.
Anna era Anna e tanto bastava.
 

Anna Gaddo con l'autrice della sua biografia, Luisa Gretter Adamoli.

Quando qualche anno fa uscì il libro della sua vita, intitolato «Uno stile di vita, una vita di stile», Anna aveva raccolto in un centinaio di faldoni i ricordi iconici e testuali della sua vita, che a fatica vennero ridotti a una cinquantina per consentire all’autrice, Luisa Gretter Adamoli, di riassumere in 220 pagine il materiale che la stilista trentina ha accumulato nei 55 anni di attività creativa.
I suoi bozzetti sono migliaia e da soli giustificherebbero una raccolta iconografica in una esposizione.
I suoi vestiti potrebbero rappresentare il materiale di un museo d’arte contemporanea, non a caso le sue clienti non se ne sono mai disfate.
I tessutai un tempo facevano tessuti apposta per lei. E lei si svegliava anche la notte per correre in sartoria a tagliare gli scampoli secondo l’ispirazione che le era venuta.
Non usava modelli, lei li aveva nel cuore, nella mente, nell’anima.
 

Anna, Sonia Leonardi, Cristina e Jessica.

Le piaceva vivere ed era sempre ottimista, positiva. Aveva vissuto a lungo interagendo con la bellezza e aveva esportato nel mondo la bellezza dal suo Trentino. Aveva superato momenti difficili, sempre a testa alta, sapendo che alla fine ce l’avrebbe fatta.
E così è stato finché, purtroppo, non molto tempo fa le è stato diagnosticato un male fatale e in breve tempo ci ha lasciati.
Difficile pensare a un mondo senza di lei, senza la sua vitalità, senza l’elogio della bellezza.
Lascia la figlia Cristina, che ha sempre lavorato con lei, e i tre nipoti, figli di Cristina. Di questi, Jessica è l’espressione della terza generazione della bellezza femminile di Casa Gaddo.
Se ne è andata con un ditale e un metro da sarta, il simboli della sua ragione di vita.
 
Guido de Mozzi


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