Guerra in quota: firmata la convenzione fra Provincia e SAT

Oggi la sottoscrizione dell'accordo con l'assessore Franco Panizza e il presidente della Sat Piergiorgio Motter

L'iniziativa parte da due condizioni di fondo che non concedono dilazioni.
La prima è l'imminenza del centenario della Grande Guerra, che per cinque anni sarà la portante storico culturale del Trentino.
La seconda è che il ritirarsi dei ghiacciai sta portando alla luce centinaia di reperti, che bisogna recuperare o quantomeno impedire che vengano saccheggiati dai collezionisti o dai vandali.

Per questo, stamattina è stato siglato un accordo tra la Provincia (nella persona dell'assessore alla cultura Franco Panizza) e la SAT (nella persona del presidente Piergiorgio Motter), per cui quest'ultima si occuperà di tutto ciò che affiorerà nei pressi dei 400 km del Sentiero della pace, che percorre un po' tutto il fronte della guerra tra l'Impero Austroungarico e il Regno d'Italia.
La Sat ha dato più volte dimostrazione di essere culturalmente dotata e tecnicamente attrezzata per fare questi lavori di salvaguardia.

Queste le azioni che le parti si sono impegnate a portare avanti

- Concorrere a rilevare i siti più potenzialmente interessati a rinvenimenti importanti, anche in relazione al progressivo scioglimento dei ghiacciai;

- Attuare un tempestivo monitoraggio dei rinvenimenti man mano che hanno luogo e segnalare alle forze dell'ordine l'affioramento di materiali pericolosi;

- Realizzare una rigoroso documentazione foto e cinematografica di quanto viene rinvenuto, operando una schedatura preliminare da fornire alla competente Soprintendenza;

- Consentire che le testimonianza visibili della prima guerra mondiale rimangano in loco;

- Concorrere al monitoraggio e al controllo dei siti di alta quota, in collaborazione con le amministrazioni, gli enti parco e le forze dell'ordine;

- Costituire un raccordo operativo comune permanente e svolgere incontri periodici;

- Operare uno scambio costante di informazioni;

- Individuare azione congiunte di documentazione, salvaguardia, recupero del patrimonio storico mobile della prima guerra mondiale ancora presente in zona.

Il materiale recuperato sarà fotografato, repertato e messo a disposizione degli esperti, che ne stabiliranno la dimora provvisoria o finale, con la probabile destinazione sul territorio.
La legge non è mai stata precisa sulla sorte di questi reperti. Ma se finora la prassi consentiva che chi li trovava se li teneva, adesso le cose cambiano perché i reperti diventano a tutti gli effetti «giacenze museali».

Questo lavoro, per amatori di buona cultura e dotati sensibilità da conservatori, non è mai semplice e a volte è addirittura complicato.
Tra i reperti infatti si trovano spesso materiali pericolosi o soggetti a particolari restrizioni.
In entrambi i casi dovranno chiamare i carabinieri per mostrare loro ciò che si è trovato. Poi spetterà ai militari rivolgersi, ad esempio, agli artificieri nel caso di esplosivi o al medico legale nel caso di resti umani.

Il ritrovamento di questi ultimi a sua volta ha un iter ormai codificato.
Anzitutto il medico legale deve stabilire che la morte risale ai tempi della Grande Guerra.
Poi vengono chiamati i funzionari della Croce Nera se risultano appartenere all'Imperial Regio Esercito, o della Onorcaduti se si tratta di un italiano. Entrambi hanno un loro percorso finale per il proprio caduto

La Provincia finanzia questo progetto (che viene svolto comunque a titolo di volontariato) attingendo da un budget che non è stato ancora quantificato nel suo insieme, in quanto si deve attendere il prossimo novembre, quando verrà insediata una commissione che dovrà stabilire tra le altre cose anche il budget da destinare alle iniziative legate al Centenario della Grande Guerra.