Oggi la cerimonia con l'assessore alla cultura Franco Panizza
A Sat, guide alpine e parco Adamello le chiavi del Corno di Cavento
Primo passaggio concreto per la
convenzione dedicata alla Grande Guerra in quota sottoscritta lo
scorso 6 luglio fra la Provincia autonoma di Trento e la Società
degli Alpinisti Tridentini attraverso il Comitato storico.
Oggi, presso la sala stampa del Palazzo provinciale, si è tenuta la
cerimonia di consegna delle chiavi della galleria del Corno di
Cavento.
Sono intervenuti: Franco Panizza, assessore provinciale alla
cultura, rapporti europei e cooperazione; Laura Boschini, dirigente
del Dipartimento Beni e Attività culturali; Lorenzo Malpaga, del
Servizio Bacini montani; Sergio Chini della Soprintendenza per i
Beni storico-artistici; Piergiorgio Motter, presidente della SAT
con il direttore Brunetto Angelini.
L'assessore provinciale Franco Panizza ha messo in luce le elevate
professionalità che hanno collaborato per recuperare la galleria
del Corno di Cavento.
«Un sito in alta quota, il cui accesso sarà consentito solo dietro
precisi requisiti di sicurezza - sono state le parole
dell'assessore provinciale. - Per questo e per altri progetti come
l'area di Punta Linke, il Trentino sta iniziando ad essere preso
come esempio dalle regioni confinanti.»
Il recupero della caverna nel ghiacciaio dell'Adamello è avvenuto
nel corso di alcune estati.
«Abbiamo creato alcuni anni fa un gruppo di operai in grado di
muoversi in alta quota - ha commentato Malpaga, - per ripristinare
la galleria abbiamo impiegato circa 8.000 ore di lavoro di questi
operai specializzati dei Bacini montani, Servizio che ha competenza
sul demanio idrico provinciale e dunque anche sui ghiacciai. Altre
1.700 ore sono state dedicate dalle guide alpine, mentre le ore di
elicottero sono state 230, per lo più messi a disposizione da ditte
private.»
«Sicuramente si è trattato di un intervento difficile, in alta
quota dove le condizioni meteorologiche non hanno facilitato il
recupero dei reperti - ha spiegato a sua volta Chini, - Siamo
riusciti comunque a portare a valle materiale di diversa tipologia,
cartaceo come giornali, ricoveri, informazioni, ma anche bottiglie
e lanterne, materiale ferroso fra cui posate, alcuni reperti di
artiglieria che sono stati inseriti in un registro apposito. I
reperti sono nei depositi della Soprintendenza per i Beni storico
artistici che si sta occupando del restauro e della
catalogazione.»
Il presidente della SAT ha ricordato la grande collaborazione che
si sta avviando fra le varie sezioni del sodalizio che hanno
competenza sull'Adamello e ha ripercorso l'itinerario.
«Non è dei più semplici perché alle tre ore di tempo necessarie per
raggiungere il rifugio Carè Alto, vanno aggiunte altre tre ore di
cammino in alta montagna, a tratti nel ghiacciaio.»
La SAT, assieme al Parco Adamello Brenta, ripristinerà l'itinerario
che collega il rifugio al Corno di Cavento, mentre il rifugio Carè
Alto dovrà servire come base di appoggio per le spedizioni.
Infine la dirigente Boschini ha illustrato l'accordo che lega la
Provincia alla SAT, auspicando l'impegno di tutti i soggetti
coinvolti alla conservazione di questi delicati siti in quota e
alla loro fruizione con le cautele del caso.
La convenzione
Negli ultimi anni, in seguito al riscaldamento globale e al ritiro
dei ghiacciai, nei siti di alta quota sono emerse numerose
testimonianze della Grande Guerra.
Si tratta di materiali che presentano un elevato rischio di perdita
totale, sia per la delicatezza del sito, sia per il pericolo di
alterazione da parte di soggetti non autorizzati.
Per questo la Provincia autonoma di Trento sta portando avanti da
numerosi anni interventi di recupero e valorizzazione del
patrimonio storico del primo conflitto mondiale, anche con precisi
provvedimenti legislativi.
Le testimonianze della Grande Guerra sono interessate da numerose
iniziative di studio, recupero e salvaguardia da parte delle
Soprintendenze e di altri Servizi provinciali, Enti locali, Parchi,
associazioni e gruppi culturali.
In particolare negli ultimi anni la Provincia ha curato diversi
interventi di documentazione e recupero di materiali bellici su
siti di alta quota, affiorati in seguito allo scioglimento dei
ghiacciai alpini.
Si tratta di zone particolarmente vulnerabili e sensibili a
mutamenti ambientali anche minimi.
I beni rinvenuti presentano un alto rischio di perdita totale, sia
a causa della precarietà del sito dove si trovano, sia per il
pericolo di alterazione da parte di soggetti non autorizzati
all'esportazione.
La convenzione stipulata fra Provincia autonoma di Trento e la SAT,
lo scorso 6 luglio, consente di salvaguardare e conservare le
testimonianze che via via stanno affiorando in alta quota.
Il documento regola i rapporti che valorizzano il contributo del
volontariato e rende più precisa ed efficace la collaborazione fra
la Provincia e la SAT, che dispone di una rete capillare di risorse
di volontariato, nonché di strutture in quota (rifugi).
Sulla base di questo accordo, d'intesa con la SAT, si è deciso di
consentire l'accesso alla Galleria del Corno di Cavento con
l'accompagnamento dei responsabili della SAT, delle Guide alpine e
dei custodi del Parco.
Si tratta del primo significativo atto di restituzione alla
collettività di un bene a lungo celato che custodisce la
testimonianza tangibile della vita al fronte in alta quota durante
il primo conflitto mondiale .
Il Corno di Cavento
Il massiccio dell'Adamello-Presanella si trova al confine fra il
Trentino occidentale e la Lombardia.
I due rilievi sono divisi dalla val Genova, ma uniti all'estremità
ovest dalla catena del monte Mandrone e dalla Lobbia Alta.
In questo massiccio vi è la cima più alta di tutto il Trentino, la
Presanella (metri 3556), mentre l'Adamello (la cui cima si trova in
provincia di Brescia) è di soli due metri più basso, segue il Carè
Alto (metri 3465).
A partire dal Carè Alto si sviluppa una dorsale piuttosto lunga che
costituì la linea principale di difesa del Tirolo, durante la
Grande Guerra.
Il Corno di Cavento è uno dei rilievi di questo crinale e si trova
a nord del Carè Alto.
Questo spuntone di roccia che emerge dal ghiacciaio del Lares fu
stabilmente occupato nell'aprile del 1916, quando una pattuglia di
soldati austro-ungarici lo raggiunse con una marcia di oltre un
giorno, dopo che gli alpini avevano espugnato la Lobbia Alta ed
erano arrivati fino al Passo di Cavento.
Sul Corno l'esercito austro-ungarico allestì un presidio difensivo
fra le nevi perenni a quasi 3400 metri di quota per tenere sotto
tiro le vie di rifornimento italiane.
Gli italiani assaltarono il Corno di Cavento il 15 giugno 1917,
conquistando la cima, nella battaglia cadde il tenente dei
Kaiserjäger Felix Hecht von Eleda, che dedicò pagine intense al
fronte dell'Adamello e a quello delle Giudicarie e dell'Alto Garda,
pubblicate in due volumi a cura di Dante Ongari.
Il Cavento tornò al centro dell'attenzione l'ultimo anno di
guerra.
Il 15 giugno 1918 gli austriaci riconquistarono la cima,
avvicinandosi alle linee italiane attraverso una galleria scavata
nel ghiacciaio.
Ma già nel luglio 1918 l'esercito italiano riprese il presidio e lo
tenne fino al termine del conflitto.
Il ghiaccio ha poi sigillato fino ai nostri giorni questo presidio
e una galleria scavata nella roccia, preservando l'ambiente di
novant'anni prima e restituendo intatta una preziosa testimonianza
della guerra in quota.
Nelle estati del 2007, 2008 e 2010, la Soprintendenza per i Beni
storico-artistici e il Servizio Bacini Montani della Provincia
autonoma di Trento, con il supporto del Nucleo elicotteri e delle
guide alpine del Trentino, nonché di alcuni volontari SAT, si sono
impegnati in un progetto di recupero in vista delle celebrazioni
per il centenario della Grande Guerra.
Con un lavoro coordinato fra i diversi servizi, si è
progressivamente svuotata la caverna dal ghiaccio che si era
accumulato in decenni di abbandono.
Sono stati portati alla luce centinaia di documenti e testimonianze
della vita quotidiana dei soldati in prima linea. Giornali,
volantini, biglietti, ordini, ma anche vestiti, scarpe, utensili,
paglia e letterie, armi e munizioni la cui catalogazione e
conservazione è condotta dalla Soprintendenza.6
Le regole per l'accesso
Alla caverna si accederà con l'accompagnamento di un responsabile a
cui saranno consegnate le chiavi, in numero non superiore a cinque
persone alla volta.
Nella galleria non potranno essere usate fiamme libere e dovrà
essere tenuto un comportamento rispettoso del luogo e dei cimeli in
esso custoditi.