Il sito archeologico di Dosso Rotondo, risalente all’età del bronzo
Situato a quasi duemila metri di quota in una splendida zona a pascoli dimostra che l'attività di alpeggio veniva svolta già allora
Venuto alla luce 13 anni fa, il sito
archeologico di Dosso Rotondo, situato a quasi duemila metri di
quota, riserva ancora numerose sorprese.
Nei giorni scorsi c'è stato il il sopralluogo dell'assessore
provinciale alla cultura, Franco Panizza, accompagnato
dall'assessore alla cultura del Comune di Storo, Loretta Cavalli,
dagli archeologici della Soprintendenza per i Beni librari,
archivistici e archeologici e da alcuni rappresentanti
dell'associazione Judicaria, nonché dallo scopritore Gianni
Zontini.
Obiettivo: programmare in autunno un incontro di approfondimento a
Storo e valorizzare questo importante sito che testimonia la
frequentazione in alta quota degli uomini dell'Età del Bronzo.
«Dosso Rotondo - ha illustrato l'assessore Franco Panizza - è un
sito davvero peculiare, situato a quasi duemila metri di quota in
una splendida zona a pascoli. La sua particolarità è di essere
testimonianza dell'attività di alpeggio, che veniva svolta già
durante l'Età del Bronzo a queste quota.»
«In autunno la Sovrintendenza provinciale in collaborazione con il
Comune di Storio - ha aggiunto Panizza - intende programmare un
incontro di presentazione alla comunità di questa area
archeologica, inoltre stiamo pensando ad altre iniziative di
valorizzazione, ad esempio momenti espositivi sul territorio
comunale dei reperti ritrovati in oltre dieci anni di campagne di
scavo.»
Dosso Rotondo
Il ritrovamento di reperti archeologici sulla sella di Dosso
Rotondo in comune di Storo, ad una quota di circa 1850 metri, è
stato segnalato nell'estate del 1998 all'allora Ufficio Beni
Archeologici della Provincia autonoma di Trento da parte di Gianni
Zontini, Giampaolo Dalmeri e Klaus e Maria Kompatscher.
I primi sondaggi condotti per controllare l'eventuale presenza di
altri reperti e per verificare l'effettiva consistenza del deposito
archeologico, hanno permesso di acquisire una serie di dati che
documentano la frequentazione della montagna da parte dell'uomo
preistorico, anche a quote elevate, non solo per la caccia ma anche
per altre attività a carattere stagionale.
Questi dati confermano l'importanza di siti archeologici come Dosso
Rotondo nelle strategie economiche e di sussistenza delle antiche
popolazioni stanziate nell'arco alpino.
Gli archeologi della Provincia autonoma di Trento, nell'ambito dei
propri programmi di ricerca e di tutela del patrimonio archeologico
trentino, hanno svolto regolari campagne di scavo nel sito tra
l'estate del 1999 e quella del 2011.
Le ricerche hanno messo in luce dei livelli molto ricchi di resti
di carbone di legna, che sono stati interpretati in via preliminare
come il risultato dell'incendio degli elementi lignei che
costituivano una struttura abitativa.
Sono state messe in luce, infatti, anche numerose buche per
l'alloggiamento di pali verticali di sostegno.
Talvolta queste buche di palo presentano delle inzeppature di
pietre che servivano a dare maggiore stabilità alla struttura.
È stato messo in luce, inoltre, un piano pavimentale, ottenuto con
piccole lastre e blocchi di arenaria di varie dimensioni sul quale
sono stati rinvenuti frammenti ceramici e frustoli di carbone.
Questa importante evidenza rappresenta con ogni probabilità il
piano di calpestio della struttura abitativa.
Durante lo scavo sono stati raccolti numerosi materiali
archeologici, soprattutto frammenti di vasi di ceramica e strumenti
in selce (punte di freccia e lame da usare come falcetti).
L'acidità del terreno non ha permesso la conservazione dei resti
faunistici.
Il sito archeologico di Dosso Rotondo, posto in un territorio
attualmente sfruttato a pascolo, rappresenta con ogni probabilità
un insediamento stagionale, legato all'attività dell'alpeggio.
In base allo studio dei materiali finora rinvenuti, esso risulta
databile nelle fasi iniziali di quella che gli archeologi chiamano
media età del Bronzo, intorno al XVII secolo a.C.
Questa attribuzione cronologica è stata confermata dalla datazione
al 1744-1605 a.C. di un campione di carbone proveniente dallo scavo
effettuata tramite il metodo del Carbonio 14.
La scoperta del sito di Dosso Rotondo rappresenta una conferma del
fatto che durante l'età del Bronzo la presenza umana in alta quota
è dettata da una precisa strategia economica di sfruttamento del
territorio legata con ogni evidenza all'utilizzo dei pascoli
montani per l'attività di alpeggio.
Gli archeologi della Provincia autonoma di Trento Franco Nicolis e
Elisabetta Mottes presenteranno i risultati degli scavi a Dosso
Rotondo nell'ambito del 17° Annual Meeting della European
Association of Archaeologists, che si terrà a Oslo dal 15 al 17
settembre 2011.