Storie di uomini: «Un anno sull’altipiano», dal libro di E. Lussu
Su tutto, l'umanità schiacciante, la dignità, la capacità di sopportazione
«Storie di Uomini» ripercorre le
vicende dei protagonisti del capolavoro di Emilio Lussu sulla vita
dei soldati in trincea durante la Grande Guerra: «Un anno
sull'altopiano».
Ripercorrendo gli eventi bellici attraverso lo sguardo disincantato
di Lussu, che come ufficiale della Brigata Sassari ne fu lucido
protagonista e testimone, lo spettacolo rilegge le vicende dei
soldati italiani impegnati nelle grandi battaglie che si svolsero
sugli Altipianti trentino-veneti tra il giugno del 1916 e il luglio
1917; ma anche quelle per molti aspetti analoghe dei reparti
austroungarici che contrastarono la «Sassari», mettendo così a
fuoco il monito che da quella grande carneficina si leva contro i
nazionalismi e i conflitti di lingua, nazionalità, religione,
costumi.
Sull'Altipiano hanno combattuto uomini che spesso sono morti
inutilmente, per il capriccio di un comandante incompetente,
«pazzo» o ubriaco di cognac, pagando quindi con la vita il prezzo
di scelte politiche e militari irresponsabili; ma anche uomini che
hanno dato la vita con coraggio nella convinzione che esistano
valori e ideali superiori.
Soldati che non hanno ceduto alla disperazione e che, alla fine,
molti anni dopo, hanno potuto dire che «...in guerra qualche volta
abbiamo anche cantato.»
Troppe volte nell'Italia di oggi si ha la sensazione dolorosa che
il sacrificio di questi uomini sia stato vano.
Ecco allora l'esigenza di uno spettacolo che ci riporti in sintonia
con la nostra storia più recente, per capire la nostra società di
oggi attraverso gli occhi di Emilio Lussu, il più «grande» fra
tutti i «veri» capitani, come lo definiva Mario Rigoni Stern.
«Storie di Uomini» non è un lavoro gratuitamente antimilitarista,
ma piuttosto è una ricerca profonda di quali sono i codici di
comportamento dell'animo umano nelle situazioni più estreme.
Attraverso le vicende narrate da Emilio Lussu, sempre con freddo
realismo e senza lanciare giudizi, incontriamo momenti di assoluta
purezza di ideali, di amaro fatalismo, di sgomento di fronte
all'oscura soglia del mistero, di sprezzante spavalderia.
Incontriamo lo spettro intero del comportamento umano.
Da qui nasce la «sfida» di uno spettacolo, durissimo e
delicatissimo allo stesso tempo, a tratti ironico e lucidamente
divertente, pensato per una stretta intimità con il pubblico in
quella che vuole essere una riflessione collettiva per una domanda
finale che ci vogliamo porre: siamo ancora capaci, noi uomini e
donne del ventunesimo secolo, di emozionarci per un ideale?