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Palafitte di Ledro e Fiavè: consegnati i certificati dell’unesco

Per i due siti archeologici trentini i certificati sono stati ritirati a Neuchatel dall'assessore Panizza

I rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome dei 111 siti dell'Arco alpino che sono stati inclusi nella Lista del Patrimonio dell'Umanità protetto dall'UNESCO hanno partecipato oggi, al Museo di Latenium di Neuchatel (Svizzera), ad una cerimonia nel corso della quale il Commissario UNESCO ha consegnato i certificati ufficiali di inclusione dei siti palafitticoli nella Lista.

Per la Provincia autonoma di Trento era presente l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza, accompagnato da Livio Cristofolini, responsabile della Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici, e dall'assessore di Fiavé Nicoletta Aloisi: nella lista UNESCO, infatti, sono stati inseriti i due siti palafitticoli di Molina di Ledro e di Fiavé.

«Le emergenze archeologiche conservate nel nostro territorio - dice l'assessore Panizza, - sono notevoli e il riconoscimento dell'UNESCO giunge a premiare un lavoro di ricerca e di valorizzazione che ha coinvolto numerosi soggetti istituzionali. Adesso ci sentiamo ancor più stimolati a portare a compimento i progetti sul tappeto, come il Museo di Fiavé, che dovremmo inaugurare in autunno, al quale seguirà l'apertura di un parco delle palafitte, mentre per Ledro è stato di recente approvato il progetto di ristrutturazione e di ampliamento.»

Ka decisione della 35a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, riunitasi lo scorso mese di giugno, di far entrare Fiavè e Ledro, assieme ad altri 109 siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino, nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, è il riconoscimento ufficiale della validità e dell'importanza di questi due siti trentini.
La candidatura, promossa dalla Svizzera nel dicembre 2004, ha coinvolto altri cinque Paesi ((Italia, Francia, Germania, Austria e Slovenia) creando un comitato internazionale.

Per l'Italia il progetto è stato seguito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha coordinato l'attività delle Soprintendenze archeologiche del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del Friuli - Venezia Giulia e della Provincia autonoma di Trento nonché di alcuni Musei locali, tra cui quello di Ledro, gestito dal Museo delle Scienze di Trento.

I motivi della candidatura sono legati a diversi, a partire dalla scarsa rappresentanza, nel patrimonio mondiale, della Preistoria, rispetto alla quale le palafitte costituiscono uno dei fenomeni più appariscenti, molto conosciuti dal grande pubblico e nel contempo ricchi di testimonianze di valore storico.

I villaggi palafitticoli sono infatti una delle più importanti fonti archeologiche per lo studio delle comunità umane europee tra il 5000 e il 500 a.C: infatti le condizioni di conservazione in ambiente umido hanno permesso la sopravvivenza di materiali organici che contribuiscono in modo straordinario a comprendere il Neolitico, ovvero l'avvento delle prime società agrarie, l'Età del Bronzo, caratterizzata dalla diffusione di tecnologie complesse (metallurgia) e scambi su lunga distanza, ed infine le interazioni fra gruppi umani e territorio a fronte dell'impatto di cambiamenti climatici.

A seguito di un lungo lavoro di raccolta dati, in particolare sulle condizioni di conservazione, sulla normativa di tutela e sulle potenzialità di valorizzazione dei siti, si è giunti nel 2009 a produrre un dossier di oltre mille pagine sul fenomeno palafitticolo, comprendente le schede di 150 siti più importanti dei circa 1.000 noti ad oggi.

La visita ispettiva ad alcuni dei siti palafitticoli candidati, tra cui Fiavè e Ledro è stata compiuta nell'ottobre del 2010 dall'archeologa Margaret Gowen dell'International Council on Monuments and Sites.

L'ottima impressione data dalle due aree archeologiche ha permesso di mantenere le palafitte trentine nella lista dei siti candidati che, dopo questa visita conoscitiva, sono passati da 150 a 111 (di cui 19 in l'Italia).

Il riconoscimento al Patrimonio Mondiale è avvenuto anche a fronte degli impegni assunti nel Piano di Gestione transnazionale: questo piano prevede la condivisione, da parte di tutti i Paesi coinvolti, di alcune azioni fondamentali relative ai cinque punti individuati dall'UNESCO: affidabilità e attendibilità, conservazione e protezione, sviluppo delle competenze, comunicazione e partecipazione popolare.

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