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Il 6° Rapporto del Censis sulla comunicazione in Italia

Rilevazione dei consumi mediatici degli italiani nel 2019: cresce l'informazione online

Mentre le diete mediatiche degli italiani si ricompongono in modo radicale e le grandi narrazioni del passato vanno in pezzi, si è aperto il problema della costruzione dell’identità e delle appartenenze dentro nuove cornici di senso collettivo.
Che ruolo giocano i media in questo scenario in rapida trasformazione, tra crisi della globalizzazione, messa in discussione della società multiculturale, rinserramento territoriale, percezione di vulnerabilità e risentimento?
La sedicesima edizione del Rapporto sulla comunicazione esplora questi cambiamenti, che si intrecciano con i processi di personalizzazione dell’impiego dei media, disintermediazione, polarizzazione dell’informazione e con le nuove frontiere del mercato digitale nell’era biomediatica.
Il Rapporto è realizzato in collaborazione con Agi, Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Wind Tre.
 
 Le diete mediatiche degli italiani nel 2019 
la rilevazione dei consumi mediatici degli italiani evidenzia quanto segue:
 
- la fruizione della televisione in generale è stabile, ma si registra una flessione dei telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -2,5% in un anno), mentre resta salda l’utenza della tv satellitare (-0,1%) e crescono significativamente la tv via internet (web tv e smart tv salgono al 34,5% di utenza: +4,4% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% di spettatori nel 2007 all’attuale 28,2%, con un aumento del 2,3% solo nell’ultimo anno);
 
- la radio continua a rivelarsi all’avanguardia dentro i processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,4% degli italiani (stabili da un anno all’altro), ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale perde 5,3 punti percentuali di utenza, l’autoradio è stabile (+0,3% rispetto all’anno precedente) e l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 17,3% degli italiani: +0,3%) e soprattutto attraverso lo smartphone (con una utenza arrivata al 21,3%: +0,6% rispetto a un anno prima) è sempre più rilevante;
 
- anche tra il 2018 e il 2019 si registra un aumento dell’impiego di internet (dal 78,4% al 79,3% di utenza, con una differenza positiva di quasi un punto percentuale), mentre gli italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 73,8% al 75,7% (con una crescita annua dell’1,9%, quando ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione);
 
- i media a stampa invece sono ancora nella crisi, a cominciare dai quotidiani, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, ridottisi al 37,3% nel 2019.
Sembra però essersi fermata l’emorragia di lettori, che erano il 37,4% degli italiani l’anno prima (praticamente gli stessi di oggi). Le edizioni online dei giornali si attestano a una quota di utenza pari al 26,4% (la stessa di un anno fa: +0,1%).
Nel campo dei periodici, flettono leggermente i settimanali (il 30,1% di utenza, -0,7% in un anno) e tengono i mensili (il 27,4% di utenza: +0,9%).
Invece, gli aggregatori di notizie online e i portali web d’informazione sono consultati dal 51,6% degli italiani, con una crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente;
 
- anche i lettori di libri continuano a diminuire anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un volume nel corso dell’anno, nel 2019 il dato è sceso al 41,9%, ma sembra essersi fermata la caduta, dal momento che il dato risulta stabile rispetto all’anno precedente (-0,1%).
Né gli e-book (letti solo dall’8,5% degli italiani, con una variazione nulla in un anno) hanno compensato la riduzione dei lettori.
 
Del resto, l’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici nell’intervallo di tempo tra il 2007 (l’ultimo anno prima dell’inizio della crisi) e il 2018 evidenzia come, mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, senza essere ancora tornato ai livelli pre-crisi (-2,0% in termini reali è il bilancio nel periodo considerato), la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto quadruplicando in valore (+298,9% nell’intero periodo, per un valore di oltre 7 miliardi di euro nell’ultimo anno), quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori ha conosciuto un rialzo rilevantissimo (+64,7%), mentre i servizi di telefonia si sono assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-16,0%, per un valore però di 16,8 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno) e, infine, la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio collo nel decennio (-37,8%),che però si è arrestato nell’ultimo anno, quando c’è stato invece un rialzo del 2,5%.
 
La piramide dei mezzi dei più anziani vede al vertice la televisione (96,5%), mentre i quotidiani (54,6%) e i periodici (52,2%) si collocano ancora al di sopra di internet (42,0%) e smartphone (38,2%).
Televisione e carta stampata, dunque, costituiscono le fonti principali di accesso ai media per chi ha 65 anni e oltre.
Una vera piattaforma di accesso digitale si presenta invece tra i più giovani.
Tra chi ha tra 14 e 29 anni, infatti, risultano praticamente appaiati internet (90,3%), tv (89,9%), telefono cellulare (89,8%) e social media (86,9%): in questo caso siamo compiutamente nel regno della transmedialità.
La più ricca piattaforma mediatica è quella su cui si collocano gli abitanti delle grandi città (con più di 500.000 residenti), con una eccezione, visto che in un contesto in cui praticamente tutti i dati si posizionano sopra la media nazionale dei consumi mediatici, i quotidiani sono letti solo dal 20,4% della popolazione, superati anche dai quotidiani online (che, con il loro 24,5% di utenti, sono comunque sotto la media nazionale).
Nelle metropoli hanno preso più piede sia la mobile tv (31,6%) che la tv on demand (31,3%).
Al contrario, nei centri urbani minori (fino a 10.000 abitanti) i consumi mediatici sono in maggior parte al di sotto della media nazionale, con la sola eccezione dei quotidiani: il 40,5% di lettori, cioè il doppio rispetto alle metropoli.

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