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Arcadio Gelmi, «risorto» dopo due trapianti di fegato

Serata di canti e testimonianze a Lavarone per la donazione degli organi

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Due trapianti di fegato resi possibili da donatori e uno di ossa.
Vent'anni di sofferenze e tormenti causati da innumerevoli patologie – epatite C, cirrosi dovuta a trasfusioni, due carcinomi, un'ischemia, mandibola e denti fuori uso, ecc. – conseguenti alle cure prestate negli anni '70 dopo un incidente e alle varie operazioni subite.
Con il racconto concentrato in pochi minuti della sua drammatica storia personale, Arcadio Gelmi, di Serrada, ha calamitato l'attenzione delle 200 persone che ieri (giovedì 27 luglio) hanno gremito il centro congressi di Lavarone.
Occasione offerta dall'incontro pubblico organizzato per promuovere la donazione di organi, tessuti e cellule dal Comune di Lavarone insieme alla Comunità dell'Alpe Cimbra, realizzato con la collaborazione dell'Aido Vallagarina «Alessandro Ricchi» e dei cori Le Fontanelle e Stella Alpina, i cui canti hanno impreziosito la serata.
 
«Sia il primo che il secondo trapianto, avvenuti nel 2008 e nel 2011, sono stati necessari – ha ricordato Gelmi – perché in tutte e due i fegati, l'originario e quello di un donatore dal quale è stato sostituito, i sanitari hanno scoperto un tumore.»
Alle delicatissime operazioni sono seguiti complicazioni la cui gravità era apparsa più volte letale.
«Se sono vivo oggi – ha confidato – è solo grazie a tre miracoli: della medicina, dei due donatori degli organi, ma soprattutto dell'amore della mia compagna, che mi è sempre stata vicina sostenendomi in questa interminabile via crucis.
«Ho combattuto e non mi sono lasciato andare perché mi sono sentito amato. Per questo la mia – ha concluso – è stata una vera e propria resurrezione.»
 

 
Oltre ad Arcadio Gelmi hanno testimoniato il valore della donazione due mamme, Graziella e Raffaella, una di Rovereto e l'altra di Ala.
Le loro vicende sono simili, perché avendo perso in seguito a incidenti stradali una il giovane figlio e l'altra una figlia ventiduenne, al momento del decesso, avvenuto in entrambe i casi al neurochirurgico di Verona, hanno acconsentito all'espianto degli organi per assecondare la volontà espressa dai loro ragazzi: lei sulla carta di identità e lui parlandone con degli amici.
Ora queste due mamme sanno che i loro figli, Valentina e Franco, continuano in qualche modo a vivere in città diverse, da Padova a Milano, dove altre persone – tra cui un bambino e una ballerina – sono guarite e in qualche caso sono state salvate dai trapianti degli organi messi a disposizione dai ragazzi trentini.
 
Struggenti, in sintonia con la serata e molto applauditi i 12 canti eseguiti, sei per ciascuno, dai due cori di Lavarone.
Diretto da Mattia Micheloni, lo «Stella Alpina», gruppo solo maschile, ha proposto tra gli altri «Gli occhi di Caterina» di Ivano Cobbe, «Fiori di Cristallo» di Antonia Dalpiaz e Roberto Giannotti, e «La Pastora» per l'armonizzazione di Luigi Pigarelli.
«Le Fontanelle», formazione tutta femminile guidata da Simone Rech, ha interpretato «Fiabe» e «Tosaoro» di Marco Maiero, concludendo con una versione corale di «Imagine» di John Lennon.

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