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Marco Baliani racconta il dramma della vita in trincea

Andrà in scena mercoledì 29 luglio a Forte Sommo Alto sull'altipiano di Folgaria e giovedì 30 luglio a Forte Cadine alle porte di Trento

A distanza di vent'anni dallo spettacolo-evento Come gocce di una fiumana sulle memorie dei soldati della prima guerra mondiale, che gli valse nel 1994 il premio IDI per la regia, Marco Baliani torna nei forti del Trentino con il suo nuovo monologo, «TRINCEE».
Si tratta di una produzione de «La Casa degli Alfieri» che sarà in scena mercoledì 29 luglio con inizio alle ore 18.00 a Forte Sommo Alto sull'altipiano di Folgaria e il giorno successivo, giovedì 30 luglio, con inizio alle 21.00 a Forte Cadine, alle porte di Trento.
Il corpo di un soldato nelle trincee della Prima guerra mondiale.
Lo spettacolo di Marco Baliani è uno scavo dentro la disgregazione spirituale di quel singolo corpo.
Movimento, suono e parole cercano di mostrare l'indicibile di quella guerra, la follia, la paura, la perdita di identità, la trasformazione di esseri umani in ingranaggi di un'enorme fabbrica produttrice di morte.
E su tutto la fame: di cibo, di acqua, di umanità, di relazioni.
Uno spettacolo aspro, crudo, a tratti grottesco, un viaggio dentro la notte della nostra modernità.

«Sono trascorsi cento anni dal primo conflitto mondiale – scrive l'attore e drammaturgo – e ci saranno celebrazioni, pubblicazioni, conferenze, riflessioni e altro ancora. Io vorrei provare a toccare un piccolo punto di quell’immensa catastrofe, un solo corpo, quello di un qualsiasi soldato, anonimo, non appartenente ad una precisa nazionalità, e toccare quel corpo nel luogo più emblematico di quella guerra, la trincea. 
«Vorrei tentare di essere laggiù, in quel punto di una trincea di molti anni fa, ed esserci prima di tutto fisicamente, come corpo, in una forma di mimesi totale, in modo da essere così immerso nella dimensione dell’orrore e della sua gratuità da percepire almeno per un istante il tipo di esistenza di quel soldato. Per il soldato in trincea il tempo si assolutizza in un puro denso presente, un tempo inceppato nella minuta quotidianità della sopravvivenza, fatto di gesti folli divenuti normali, di azioni compiute per inerzia, senza speranza di cambiamenti.
«La percezione del tempo impedisce alla parola di farsi discorso, essa gira in un flusso vegetativo o semi-dormiente, si etilizza, ubriaca di terrore o di fame o comunque di mancanze. La narrazione non può più espletarsi in un flusso temporale continuo lineare e accertato da un inizio e una fine, ma viene spezzata, impossibilitata a compiersi, gli improvvisi vuoti dell’anima non sono più ricomponibili né colmabili in parole, il vivere diviene un inarrestabile fluire di frammenti, come frammentato appare il Tempo per chi in ogni istante è sottoposto alla casualità di un morire inutile e atroce. L’individuo perde la coscienza della propria individualità, il singolo soldato diviene ingranaggio di una immensa fabbrica produttrice di morte. 
«È un pezzo di ricambio, un pezzo di artiglieria fatto di carne umana. La prima guerra mondiale sperimenta su larga scala una forma di totale assoggettamento dell’uomo, la sua riduzione ad automa, fantoccio, cosa. È da qui, da quel momento storico che si inaugura in occidente la possibilità di un controllo bio-politico del corpo umano, in forma industriale, di massa. Aprendo la strada ai tanti totalitarismi del terrore del nostro Novecento.»
 
Nello spettacolo Marco Baliani sarà affiancato dal figlio, Mirto Baliani, che ne cura la componente musicale.
In occasione della rappresentazione di «TRINCEE» il pubblico potrà accedere gratuitamente a Forte Sommo Alto e Forte Cadine.

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