La musica continua di Toumani e Sidiki Diabaté
Per i Suoni delle Dolomiti Ieri al Cinema Marmolada di Canazei

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I due autorevoli maestri della kora hanno regalato un concerto pieno di pathos e rimandi all'energia profonda dell'Africa, pur mantenendo intatta la tensione spirituale della musica prodotta con l'arpa liuto tipica del Mali. Al termine dell'esibizione anche un sentito omaggio ai migranti vittime del mare con «Lampedusa». |
C'è una musica che riempie gli spazi, si allarga tra sale, aree e persone creando per un momento un mondo unico e poi svanisce con l'ultima vibrazione, e c'è invece una musica che non sembra smettere mai perché si muove in perfetta sintonia con il tempo e i cicli dell'uomo e del mondo: l'alternanza giorno-notte, le stagioni, la terra.
Questa è una delle percezioni più chiare che si hanno ascoltando la musica di Toumani e Sidiki Diabaté.
E lo è stato anche il 29 luglio all'appuntamento de I Suoni delle Dolomiti nonostante le avverse condizioni meteo abbiamo indotto a spostare il concerto al Cinema Marmolada di Canazei, quindi in uno spazio chiuso e non sui verdi prati di Val San Nicolò.
Davanti a un pubblico entusiasta che ha riempito il cinema, padre e figlio hanno proposto un'ora e mezza di musica tessendo percorsi circolari a tratti contemplativi e a tratti pieni dell'energia che domina la musica africana, tanto che è stato difficile per molti non seguire i ritmi col corpo anche da seduti.
Su tutto l'incredibile varietà di suoni prodotti dalla kora sin dall'iniziale «Kaira», che ha visto sul palco solo il giovane Sidiki a preparare con un lungo assolo l'ingresso del padre, che si è presentato sorridente e felice per questa prima esperienza musicale italiana.
E proprio dal sorriso e dallo sguardo che i due artisti hanno donato l'uno all'altro è poi scaturito «Rachid Ouguini».
«DR Cheick Modibo Diarra» ha visto invece Sidiki costruire un tappeto di suoni sui quali Toumani si è esibito in un crescendo di melodia e improvvisazione.
Sono stati molti i momenti in cui musicisti e pubblico hanno potuto interagire come al termine di «Tijanya», quando il famoso griot ha voluto raccontare qualcosa in più su di sé e sullo strumento.
«Nella mia famiglia siamo griot da moltissime generazioni», ha spiegato per poi far vedere come lo strumento della kora con 21 corde si suoni con indice e pollice di entrambe le mani.
Quattro dita che devono però seguire la linea dei bassi, la melodia e lanciarsi poi anche nella improvvisazione.
Prima della fine c'è stato spazio anche per il dialogo a due di Bagadaji Sirifoula e per l'impetuosa «Sidiki Song».
Richiamati sul palco dal calore del pubblico, Toumani e Sidiki hanno voluto salutare tutti con un brano denso di significati.
«Eravamo a Londra a registrare il nostro album – ha raccontato Toumani – quando abbiamo sentito la terribile notizia che al largo delle coste italiane erano morte 350 persone che tentavano di attraversare il Mediterraneo.
«Ne siamo rimasti profondamente colpiti e abbiamo deciso di dedicare a questo una composizione.»
Quindi ha colto l'occasione per ringraziare l'Italia, che sta accogliendo i profughi, e chi aiuta le persone in difficoltà e chi scappa dalle guerre. Il resto l'ha detto la musica con un pezzo malinconico e contaminato con suoni di varia provenienza e malinconia.
Il titolo: Lampedusa.