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In tremila per Nicola Piovani a «I suoni delle Dolomiti»

A Pian della Nana, in Val di Non, un concerto di un'ora e mezza in cui ha ripercorso alcune delle tappe più significative della propria produzione musicale

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Cinque sedie, un violoncello e un contrabbasso, una batteria, un pianoforte, un sax appoggiato a una custodia.
Tutto è sembrato piccolo, quasi irreale nell'ampio slargo di Pian della Nana che sale dolcemente in bellissimi prati verso il Brenta. Praterie d'alta quota nelle quali camminare è un piacere unico.
L'hanno sicuramente apprezzato i tremila spettatori che sono saliti, trasformando via via quei prati in un mare di colori diversi.
Tutti lì per il maestro Nicola Piovani e l'appuntamento de I Suoni delle Dolomiti, dopo aver diviso posti auto, dato passaggi a sconosciuti per un giorno di condivisione, musica e di impegno per rispettare il più possibile quest'angolo poco conosciuto di Trentino.
Lo stesso Piovani ha voluto sottolineare a inizio concerto la bellezza dei luoghi: «Fare musica così è un regalo che il cielo ci fa».
 
Agli strumenti, assieme a lui, anche Marina Cesari (clarinetto e sax), Pasquale Filastò (violoncello e chitarra), Andrea Avena (contrabbasso) e Cristian Marini (batteria e fisarmonica) che hanno accompagnato il compositore e musicista romano in una lunga cavalcata attraverso i suoi più grandi successi in un misto di dolcezza, malinconia, ironia e persino gioco.
Un ensemble variegato che si è anche ritirato al momento opportuno per lasciare spazio alle escursioni soliste del pianoforte come nell'iniziale «Notte di San Lorenzo», dolce e ombrosa, che si è sciolta nei ritmi felici e spensierati in salsa anni Venti del «Pianino delle meraviglie» in cui si sono via via affastellati tutti gli strumenti per riportare tutti a un'infanzia andata fatta di piccole gioie capaci però di fissarsi nella memoria per sempre.
«Siamo musicisti in carne e ossa e voi siete spettatori in carne e ossa», ha voluto sottolineare Piovani in uno dei tanti dialoghi che ha tenuto col pubblico, perché oggi questa non è una cosa scontata.
 

 
«È l'aspetto teatrale della musica che resiste da millenni e sono convinto che resisterà ancora a lungo», ha detto prima di lanciarsi non casualmente in una lunga suite dedicata ai brani scritti per Fabrizio De André negli album «Non al denaro, non all'amore né al cielo» e «Storia di un impiegato».
Non poteva mancare il suo successo più noto che gli è valso anche un Oscar con Benigni, «La vita è bella», lungo brano sul quale il pubblico non ha lesinato gli applausi.
Giocando con la diffusa imprecisione nel citare i miti greci, nell'usarli talvolta a sproposito o nei contesti sbagliati, Piovani ha poi proposto il «Volo di Icaro» e il «Mito di Narciso».
Particolarmente commovente e sentito il brano finale «La voce della luna», dedicato al regista Federico Fellini.
Un momento di grande intensità che il maestro ha voluto spiegare così:
 
«È stata l'ultima occasione di lavorare con Fellini e allo stesso tempo questo film trasmette anche le ultime parole pubbliche del regista in quella battuta del protagonista, interpretato da Roberto Benigni, che alla chiusura della pellicola dice Se ci fosse un po' più di silenzio, se facessimo tutti un po' più di silenzio, forse qualcosa potremmo capire.»
Un modo per dire quanto l'opera di Fellini fosse un affresco dell'Italia, onirica e profetica, e l'assenza di silenzio - dai rumori alle voci private, pubbliche e dell'informazione che si sovrappongono in continuazione -  sembra proprio essere un tratto distintivo della nostra società.
Per questo proprio la voce di Benigni sospesa in un gracidare di rane ha introdotto l'ultima composizione che si è mossa tra malinconie e le note di un allegro motivo finale.
Richiamati agli strumenti da quella che è stata una vera e propria standing ovation, Piovani e compagni si sono esibiti ne «La melodia sospesa» - un dialogo a due tra sax e pianoforte - e hanno definitivamente salutato i presenti con il bis de «La vita è bella».
Tanti gli applausi, quando l'ultima nota si è spenta, che hanno spinto Piovani ad andare a salutare gli spettatori delle prime file, emozionati, in piedi ad applaudire.
 

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