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Signumfive, uno spettacolo davvero esplosivo

Oggi sul Pordoi, per i Suoni delle Dolomiti, nei pressi del rifugio Boè, in Val di Fassa

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Il quintetto di musicisti sloveni e tedeschi, quattro sax e percussioni, si è esibito davanti ad un pubblico numeroso, ai quasi tremila metri di quota del rifugio Boè, proponendo un mix di musica classica, jazz, klezmer e balcanica.

L'ampio altopiano del Pordoi sembra un mare in tempesta pietrificato.
Le rocce attorno al rifugio - bianche e piene di luce nella giornata di oggi - e quelle all'orizzonte sono quasi fissate nell'impeto tipico delle onde di mare grosso. Un mare di pietra insomma.
Ed è stato uno spettacolo nello spettacolo vederle colorarsi con le mille tonalità dell'abbigliamento degli escursionisti saliti in quota per assistere al concerto dei SIGNUMfive ai Suoni delle Dolomiti.
Sì, perché l'altro spettacolo era proprio quello del quintetto di sassofonisti e percussioni - combo ormai noto in tutto il mondo e composto da musicisti tedeschi e sloveni.
Tutti giovani i musicisti che suonano senza l'aiuto di spartiti per sentirsi liberi nell'interpretazione e nella scelta dei brani.
E lo si è potuto notare anche oggi perché il programma pensato ed eseguito per il festival è stato una vera sorpresa, un mix esplosivo di brani che si sono mossi tra la musica classica, il jazz colto e raffinato, il klezmer, la musica quasi balcanica. 
 

L'apertura affidata all'Holberg's Time di Edward Grieg, in quattro movimenti, ha mostrato come Blaž Kemperle (sax soprano), Alan Lužar (sax tenore), Erik Nestler (sax contralto) e David Brand (baritono) sappiano trasmettere le atmosfere classiche di Grieg anche senza il supporto di altri strumenti. 
E dopo l'incipit più tradizionale le note si sono librate libere e veloci seguendo la scrittura di George Gershwin e portando in quota le sonorità urbane e notturne tratte dall'opera di Porgy and Bess fino al tema della pensosa Summertime che si è diffuso sulle rocce assolate.
«L'abbiamo rielaborato appositamente per voi», ha spiegato Erik Nestler in un simpatico italiano quando ha introdotto il brano di Pedro Iturralde «Pequeña Czárda» in cui mondo colto e popolare si sono incontrati in un andamento rtmico impetuoso.
Con l'ingresso in scena del percussionista Volker Reichling, la musica si è fatta ancora più giocosa e liberatoria puntando decisamente all'est e al sud-est europeo con il compositore sloveno Izidor Leitinger e la sua «Suita quasi Balkanica» tutta giocata in un crescendo di ritmi e tensione che poi si sono fatti urlo liberatorio dei musicisti alla fine di ogni movimento.
Poi danze e frenesie balcaniche e klezmer sia per chiudere il concerto - Odessa Bulgar - sia per salutare tutti i presenti con un bis richiestissimo e lasciare nell'animo di tutti quel mix di gioia e spensieratezza che solo la musica klezmer riesce a lasciare.
 

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