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Solstizio d’Estate 2019: in scena «la fame» (in senso lato)

Quest’edizione prenderà il via mercoledì 5 giugno e animerà la Rotaliana fino al 21

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Fame, all’italiana, non fame, la fama all’inglese. Fame, di cibo, di conoscenza, di libertà, di giustizia, di spensieratezza.
Alla fame, compagna atavica dell’umanità dalla sua alba, nemica da sconfiggere in ogni battaglia di civiltà, è dedicata quest’edizione dei Solstizio D’estate 2019 che prenderà il via mercoledì 5 giugno.
Perché parlare di fame è parlare del mondo: di quei due terzi dei terrestri che patiscono la fame mentre il terzo restante fa la dieta, di quella fame di progresso e crescita che sta mettendo in ginocchio l’ambiente, di quella fame di vita e di esperienze che si trasforma in fame di cibo.
All’interno del festival di teatro, musica, ed arti performative che dal 5 al 21 giugno animerà la Rotaliana, si racconterà il cibo, come motore di coesione e condivisione, cibo inteso anche come cibo per l’anima, come gioia e spensieratezza, come riflessione e ispirazione.
 
Perché, anche se «con la cultura non si mangia», come dicono un po’ tutti, con il teatro, la danza, la musica e la performance speriamo di nutrire, la voglia di stare insieme e conoscere il mondo, di indagare le storie di vite, anche quelle degli ultimi della Terra, di saziare la fame di civiltà, di bellezza, di umanità.
Quest’edizione di Solstizio, alla vigilia del trentennale, si aprirà a Roverè della Luna il 5 giugno: con «Fame mia, quasi una biografia» con Annagaia Marchioro, per la regia di Serena Sinigaglia.
Un teatro d’attore liberamente ispirato al romanzo di Amèlie Nothomb.
Lo spettacolo è costruito sulla storia di una ragazza affamata di cibo ed esistenza, una fame spietata di vita, anche quando quella vita appare odiosa, incompleta, insoddisfacente.
 

 
In una cucina a Venezia la protagonista parla di una fame così immensa da toglierle l’appetito, la curiosità, la vita.
Fame mia, è uno spettacolo dedicato a chi si sente alienato da un mondo distante, a chi è costretto all’ascolto di luoghi comuni e di consigli non richiesti, a chi fatica a credere di valere qualcosa, a chi non si sente mai sazio, forse perché sentirsi pieni è un lusso per pochi eletti.
Tragedia e comicità si fondono, nella fame di Annagaia Marchioro, che è la stessa di tutti quelli che talvolta si sono sentiti niente, inetti, inadatti.
Fame di una bellezza autentica, della risposta ad un malessere comune, quella paura di vedere la propria vita sfuggire tra le mani.
 
«Fame mia» vincitore del premio «L’Alba che verrà» 2016 e del Premio «Giovani Realtà del Teatro» 2015 dell'Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, è un percorso di formazione, dall'infanzia all'età adulta alla ricerca di sè, una strada piena di curve e di salite ma anche di prati su cui riposare.
Dedicato a tutte quelle persone che non si sentono abbastanza belle, che non si sentono abbastanza amate, che non credono di bastarsi per essere felici.
Uno spettacolo un po' per tutti: chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
Dopo la tappa a Roverè, la rassegna curata dal Gruppo Arte Mezzocorona, proseguirà con un fitto programma fra teatro, cinema, circo e balletto: Il 7 giugno andrà in scena a Mezzocorona il cinema di «Cinema Amore», selezione di pellicole dalla Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, dal Trento Film Festival e dal Religion Today Film Festival.

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