I Suoni delle Dolomiti sono ripartiti da Sollima e Avital
Oggi al Rifugio Micheluzzi nelle Dolomiti di Fassa i due musicisti si sono esibiti davanti a più di mille persone in un concerto ricco di storie e geografie sonore

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Storie e geografie, di popoli, di singoli, di isole e penisole si sono incontrate oggi al primo appuntamento de I Suoni delle Dolomiti in una Val Duron, splendida nei suoi colori, tra le Dolomiti di Fassa.
A proporre questo percorso sonoro vario e inusuale sono stati due artisti davvero straordinari come Giovanni Sollima e Avi Avital, invitati dal festival trentino di musica in quota ad aprire i concerti della venticinquesima edizione.
In realtà i due musicisti, assieme a cinquanta trekker, si erano mossi tra le cime del Sassolungo e del Catinaccio per tre giorni, portando oggi il frutto di un lavoro di selezione, ricerca e confronto che ha preso spunto dalle radici culturali dei due musicisti.
Giovanni Sollima, violoncellista tra i più noti e amati al mondo, ha portato con sé la Sicilia delle molte dominazioni e contaminazioni, delle molte lingue, del suo essere oggi come allora luogo di riferimento per i popoli del Mediterraneo.
Avi Avital, giovane musicista che ha portato il mandolino a una notorietà prima sconosciuta ha pescato nella storia della propria famiglia e nelle sue più antiche radici, in quella Spagna che a fine Quattrocento espulse gli ebrei sefarditi.
Il Mediterraneo fu anche questo, luogo di partenze e transiti, di popoli che portarono con sé le proprie culture e le musiche.
Non è dunque un caso che il primo brano, dapprima dolente malinconico e infine danzante, venga dalla tradizione sefardita del canto ladino (così era definita la lingua giudeo-spagnola) intrecciando un inatteso contatto, anche se solo linguistico, con la lingua della val di Fassa.
E che il secondo sia invece dedicato - ed è Sollima a firmarlo - a Federico II di Svevia da sempre simbolo di una Sicilia aperta alla complessità e ponte con la cultura araba.
Sempre pronti a dialogare e interagire con il pubblico numeroso (oltre mille i presenti), Sollima e Avital hanno pescato a piene mani dalla tradizione colta e da quella popolare. Nel primo caso ecco la Sonata IV di Dario Castello, attivo a inizio Seicento, quella di Domenico Scarlatti e infine anche Bach (Preludio).
Nel secondo caso hanno fatto capolino due danze popolari trentine, una pastorella e una polesana, tratte da «Il violino di strada» di Antonio Carlini seguite da una Danza orientale - eseguita da Avital - da altri tre brani della tradizione sefardita e infine da un canto macedone.
Non sono mancati brani autografi di Sollima come «Intersong I», tratto dalla sua opera Canti o «Alep» ispirato a «Il bestiario di Leonardo» e anche un omaggio alla figura di Eliodoro Sollima - padre e primo maestro di musica di Giovanni Sollima - di cui hanno proposto una Tarantella Orientale.
Tanti gli applausi finali quando Sollima ha interpretato «Angel» di Jimi Hendrix con immancabili richieste di bis e il pubblico intento a segnare il ritmo con gli applausi durante la conclusiva Pizzica di Santu Paulu, il brano che ha visto nascere il sodalizio tra Sollima e Avital.