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Con Frang e Altstaedt la grande musica vola in alto

Ai laghetti di Bombasèl nel Lagorai 2.000 spettatori hanno seguito i due fuoriclasse del violino e del violoncello accompagnati dal vento e dai suoni della natura

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Sono saliti in tanti - oltre duemila - quest'oggi ai laghi di Bombasel nella trentina val di Fiemme per ascoltare due autentici fuoriclasse della musica classica come Vilde Frang e Nicolas Altstaedt.
L'occasione proposta da I Suoni delle Dolomiti era ghiotta per tutti gli amanti della musica classica e in moltissimi non si sono fatti sfuggire l'opportunità di godersi dal vivo la grande tecnica e sensibilità di queste due giovanissime star del violino e del violoncello, e non a caso molti erano anche i giovani che hanno punteggiato con il loro abbigliamento colorato i verdi prati e il granito che circonda i laghi di Bombasel.
Un'esperienza nuova sia per la violinista norvegese sia per il violoncellista tedesco quella di esibirsi sulle Dolomiti, in mezzo a una natura «non civilizzata», esposti al vento, ai suoni non programmabili, e allo stesso tempo intenti a curare forza, profondità, colore, e anche a difendere la fragilità di alcuni passaggi delle composizioni.
 
E a chiarire il sentire di entrambi - che hanno imbracciato gli strumenti a piedi scalzi per sentire maggiormente il contatto con la terra - ci ha pensato Altstaedt quando a metà concerto ha voluto dire al pubblico che «la grande musica può essere suonata ovunque», affermazione che ha fatto il paio con lo stupore per il grande silenzio in cui ha potuto eseguire i brani.
E il concerto in effetti ha vissuto anche della grande tensione di chi si è seduto ad ascoltare, sempre con grande attenzione e silenzio sin dal brano iniziale proposto da Vilde Frang «Veslefrikk», tratto dalla tradizione folk norvegese.
Un omaggio alla terra natale di questa giovanissima violinista che è tornato anche nel finale e giocoso «Waterdrops» proposto a quattro mani con Altstaedt.
 

 
Il resto del concerto è stato un vero e proprio viaggio nelle straordinarie possibilità sonore del violoncello, così come le hanno indagate alcuni grandi compositori e così come possono vivere diversamente, a seconda di interpreti e contesti in cui vengono riproposte.
E così non poteva mancare Johan Sebastian Bach che forse più di tutti gli altri ha affrontato alture e profondità di questo strumento, tra ritmi e autentici affreschi sonori.
Di lui Altstaedt ha proposto l'intera Suite numero 1 e la Suite numero V.
 
In mezzo a queste due autentiche pietre miliari ha affrontato anche la modernità tra voli eterei, ritmi spezzati, ricerca dei limiti del suono e della melodia, della luce e della notte con l'Omaggio a Paul Sacha di Dutilleux eseguito con violoncello sottoposto a scordatura che ha riportato gli ascoltatori alla voglia di sperimentare e trovare nuove strade che la musica porta inscritto nel proprio DNA.
Tanti gli applausi finali che hanno spinto Vilde Frang e Nicolas Altstaedt più volte a salutare i presenti e ad intrattenersi a musica terminata con tanti giovani fan saliti ad ascoltarli.

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